C’è un ristretto club di donne di potere che la storiografia antica ha descritto come affascinanti e pericolosissime. In questa cerchia, accanto a Semiramide e a Cleopatra, siede a buon diritto Zenobia, la donna che fece tremare Roma. Un personaggio affascinante che ha sedotto generazioni di appassionati dell’antico. Ha sedotto anche lo storico Lorenzo Braccesi che, nel suo ultimo saggio divulgativo, Zenobia l’ultima regina d’Oriente, ne ripercorre la vita.
Zenobia e Odenato, i nemici-amici di Roma
La vicenda di Zenobia si interseca con quella del tardo impero romano. È un’epoca di grandi incertezze, in cui gli imperatori restano sovente sul trono troppo poco per imporre la loro autorità alle province sempre più riottose. Ai confini dell’impero si formano territori dallo status giuridico incerto, che fanno politica in maniera autonoma e spesso si costituiscono in ‘regni’ indipendenti, retti da personaggi che non è chiaro quanto siano alleati di Roma, suoi tributari o suoi concorrenti.
Odenato di Palmira, di cui Zenobia fu seconda moglie, fu uno di questi potenti locali. Era a capo del territorio controllato dagli abitanti di Palmira, nell’attuale Siria, un luogo strategico dal punto di vista commerciale e militare. Cittadino romano, fu nominato senatore con uno strano status giuridico, che gli consentiva di avere la piena potestà sulla città di Palmira, come di un suo possesso personale. Tale infatti egli la considerava, al punto da fondare una vera e propria dinastia, in cui il potere sarebbe dovuto passare automaticamente ai suoi figli.
Tuttavia, un cambio repentino nella politica romana condannò a una morte precoce Odenato e forse anche i suoi figli di primo letto. A questo punto sorse l’astro di Zenobia, che, rimasta vedova, costruì con astuzia e spregiudicatezza un suo personale ‘stato’, tenendo sotto scacco le armate di Roma, fino a che non venne sconfitta dall’imperatore Aureliano.
Zenobia, donna dalle molte vite
Ma nemmeno la sconfitta pone fine alla storia di Zenobia. Di solito, i nemici vinti di Roma venivano trascinati in catene durante il trionfo e poi uccisi. Ma a Zenobia vengono risparmiare le catene, e in parte l’umiliazione. Invece della morte, la attende una vita da matrona romana in una villa in campagna, come moglie di un senatore rimasto anonimo, forse dopo aver avuto una relazione con Aureliano stesso.
Lorenzo Braccesi indaga la vita di questa donna così particolare, che sa giocare come pochi con la propaganda politica e con gli stereotipi del tempo. Sa indossare le vesti di varie eroine, a seconda della convenienza. Sfila alla testa delle sue truppe come amazzone guerriera, discute come una raffinata intellettuale discepola di Cassio Longino, si presenta come epigona di Didone e discendente di Cleopatra, per poi voltare faccia e dipingersi come una donna succube di cattivi consiglieri (e il povero Cassio Longino ne pagherà le conseguenze), una maliarda in grado di sedurre il potente imperatore romano, una matrona morigerata fedele al nuovo sposo senatore cui regala una discendenza.
La fortuna postuma della regina spregiudicata
Braccesi indaga infine anche la fortuna postuma di Zenobia, che per la sua vita al di fuori delle regole e degli schemi ha ispirato anche molta letteratura successiva. E così la bella ‘regina’ di Palmira diviene protagonista di opere liriche e di poesie, sempre rimanendo in fondo un personaggio misterioso e difficilmente ingabbiabile in una definizione. Braccesi stesso, alle volte, sembra subire il fascino della sua protagonista, spingendosi in una serie di congetture sul suo rapporto con Aureliano e sulla sua vita a Roma dopo la perdita del potere a Palmira.
Ma è destino di questa donna affascinante riuscire a sedurre chiunque entri in contatto con lei. Probabilmente anche il pubblico che leggerà, in questo libro, la sua storia.
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