Un pretesto per uscire dal museo e incamminarsi verso i cantieri della metro, guardarsi attorno e immaginare Milano com’era, prima ai tempi dell’Imperatore che ne fece la sua capitale, Massimiano, poi ai tempi del cardinale Borromeo e della peste e poi anche negli anni difficilissimi della Seconda guerra mondiale: è questo l’intento di Viaggio nel tempo con M4, il progetto che comprende una mostra recentemente allestita al Civico museo archeologico di Milano e visitabile fino al prossimo 23 settembre e l’installazione di pannelli informativi sui cantieri della nuova metropolitana di Milano.
Obiettivo principale è ‘restituire’ ai cittadini almeno alcune delle nuove scoperte che fanno luce sul passato della città, emerse grazie al paziente e meticoloso lavoro degli archeologi in dieci anni di cantieri per la costruzione della nuova linea metropolitana, la Metro 4, o ‘la blu’, come già la chiamano i milanesi dal colore che il Comune ha assegnato al nuovo mezzo. Dar conto degli scavi è anche un modo per ricordare che i lavori procedono, che stanno dando frutti e che non bisogna considerare gli archeologi come nemici dei lavori pubblici.
Il progetto, promosso dal Comune di Milano, dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Milano, M4 spa e MMspa, è stato curato dall’archeologa Gioia Zenoni.
Viaggio nel tempo con M4, la mostra
Il cuore dell’allestimento sono pochi ma selezionatissimi reperti, non ancora studiati, restaurati in tempi record per essere esposti. Il più emozionante è probabilmente ‘Europa’, lo scheletro di infante – forse una bambina – rinvenuto nei pressi dell’omonimo corso nel cantiere San Babila e divenuto la mascotte degli archeologi. Ma tra i vari pezzi in vetrina spiccano anche un prezioso bracciale in vetro cangiante, un orecchino in oro e vetro blu da far invidia a Tiffany e un bicchiere in vetro trovato integro in una sepoltura a pochi centimetri dal suolo stradale in una delle zone più trafficate della città.
E così, tra necropoli mai indagate (come quella di piazza San Babila) e strutture che vedono la luce per la prima volta dopo secoli (come il muro romano in via Cavallotti, forse un rinforzo della cinta difensiva di Massimiano), “Quella che emerge è la vocazione profonda di Milano, che è sempre stata una città in continua trasformazione, ieri come oggi”, racconta Zenoni, che si è occupata dei testi dei pannelli, ma anche delle mappe e di molte delle immagini che arricchiscono l’allestimento, lavorando per 4 mesi direttamente sulla grande mole della documentazione di scavo, ancora inedita.
I pannelli, tante finestre sul passato di Milano
Il racconto del ‘viaggio nel tempo’ vero e proprio, che poi è più che altro un viaggio nello spazio, è affidato proprio ai pannelli, che come tante piccole finestrelle permettono al visitatore di affacciarsi sui diversi scavi: “Condensando le informazioni in poche righe, ho provato a raccontare cantiere per cantiere com’era nel passato l’area su cui si svolge ora lo scavo, cosa è stato trovato finora e cosa è rimasto, cosa il passante può vedere ancora oggi, con l’aiuto di immagini d’archivio e mappe”, continua la curatrice. I testi (in alcuni casi un po’ tecnici, in altri più narrativi) divisi per cantieri, costituiscono sì il percorso espositivo della mostra, ma anche le tappe del tour che ciascun visitatore può replicare in autonomia una volta uscito dal museo, recandosi fisicamente sui cantieri della M4 e rileggendo il racconto proposto in mostra per poter finalmente immaginare il paesaggio ‘com’era’.
Gli stessi pannelli che si trovano al museo sono stati infatti installati anche sulle cesate di cantiere, cioè sulle recinzioni metalliche degli scavi (Stazione S.Babila, Manufatto di Largo Augusto, Stazione Vetra, Manufatto S.Calimero – via S.Sofia, angolo Corso di Porta Romana -, Stazione De Amicis e Manufatto De Amicis). Per orientarsi e continuare il suo viaggio nel tempo e nello spazio, il visitatore può ‘usare’ il grande plastico della Milano romana posto al centro della sala principale del museo archeologico, su cui, per l’occasione, sono stati segnalati con mattoncini in Lego blu e bianchi i vari cantieri della M4, con tanto di archeologi in miniatura.
Occasioni mancate e opportunità
Strutturata così, cioè come una raccolta dei pannelli che si trovano sui singoli cantieri, anche se con l’aggiunta di qualche reperto pregiato, la mostra fornisce tante nuove informazioni, ma perde anche alcune occasioni importanti. Per esempio, perde l’occasione di servirsi di alcuni spunti narrativi interessantissimi, personaggi come Massimiano o il Borromeo, o la stessa ‘Europa’, che come ‘guide’ avrebbero potuto raccontare in modo insolito le varie epoche di Milano. Mentre la mancata traduzione dei testi in inglese taglia fuori una parte importante di pubblico internazionale, che sempre più spesso frequenta la città specialmente in occasione delle settimane tematiche (del Design e della Moda, per esempio) e che per spostarsi usa la metropolitana. Se è vero che alcuni reperti con relativi pannelli saranno spostati all’interno delle stazioni della metro, si tratta proprio di un’occasione persa. Inoltre, anche la comunicazione social, per il momento, si sta rivelando un po’ carente,
Allo stesso tempo, le potenzialità per uno storytelling che coinvolga davvero il pubblico, dentro e soprattutto fuori dal museo, nelle stazioni metropolitane che stanno nascendo, sono tante: sarebbe un vero peccato se nei prossimi anni, a cantieri finiti, non si cercasse di sviluppare tutti gli spunti emersi grazie a questa mostra, raccontando il passato di Milano con nuove mostre e nuovi progetti. Una sfida da cogliere, anche per sviluppare il turismo sostenibile in città.
Non vediamo l’ora di sapere come evolverà il progetto!
[wolly-archeostorie-event event=”4204″]
0 commenti