Lo sapevate? C’è una piccola Gerusalemme in Italia, a Verona. È nata nel Medioevo come segno di devota gratitudine da parte di chi nella Città Celeste era andato e tornato, ed è una sorta di sua ‘riproduzione’ sia nelle omonimie (Betlemme, Nazaret, Monte Calvario…) che per le somiglianze topografiche, a vantaggio dei tanti pellegrini che fino in Terra Santa non sarebbero mai potuti arrivare.
Due grandi visioni
È questo, in estrema sintesi, il meraviglioso disegno urbanistico voluto dall’Arcidiacono Pacifico per la città di Verona, come attesta il sigillo cittadino del 1470 che raffigura San Zeno, il monte Calvario e attorno la scritta Verona Minor Hierusalem. Ed è questo il tesoro restituito nel novembre del 2016 alla città, e ai visitatori tutti, grazie al progetto culturale Verona Minor Hierusalem, una città da valorizzare assieme, promosso dalla Diocesi di Verona.
Idea e vision sono di don Martino Signoretto, Vicario episcopale per la cultura della Diocesi di Verona, ed esperto biblista che dalla Terra Santa va e viene di continuo. Già nel 2014 aveva collaborato alla riscoperta della piccola Gerusalemme veronese con una pubblicazione (Verona Minor Hierusalem, a cura di Davide Galati, Marta Scandola, Martino Signoretto, Gabrielli editore). Gli rimaneva tuttavia il cruccio che la scoperta fosse una conoscenza di pochi, e che quasi nessuno ne potesse godere dal momento che la maggior parte dei luoghi era chiuso o poco accessibile al pubblico. Da qui l’idea, già sperimentata in Terra Santa, di riaprire gratuitamente le chiese alle visite grazie ai volontari e a un’accoglienza speciale, preparata e soprattutto motivata.
Nascita di Verona Minor Hierusalem
Il primo passo, e anche il vincente, è stato dunque promuovere un’idea forte di volontariato attivo per assicurare l’apertura delle chiese. Ed è qui che don Signoretto incrocia Paola Tessitore, libera professionista dalla solida formazione organizzativa-gestionale. In pochi mesi Paola raccoglie più di 250 volontari adulti (l’età media è tra i 50 e gli 80 anni) che aderiscono con orgoglio all’idea di ‘tutelare e promuovere’ la cultura della propria città. Inoltre, sempre nella sua filosofia di ‘economia del dono’, riesce ad assicurare una ricca rete di collaborazioni che presto convincono anche il presidente della Banca Popolare di Verona – Banco BPM, Carlo Fratta Pasini, a investire in un progetto che rafforza le vision e mission della stessa banca sul territorio.
Il primo contributo economico della Banca è essenziale, almeno per partire. Paola Tessitore si dedica anima e corpo al progetto: in alcune chiese servono interventi di ripristino e di messa in sicurezza, è indispensabile coprire le spese di pulizia, luce, manutenzione. Inoltre, si rendono necessari piccoli arredamenti per l’accoglienza, la segreteria, la segnaletica, e naturalmente la produzione di pieghevoli, banner, volantini e i primi strumenti di promozione e di formazione per i volontari, e quindi di avviare collaborazioni con professionisti nei campi della formazione e della comunicazione e stampa. Poi però, una volta spesa la somma iniziale messa a disposizione dalla Banca veronese, la sfida è rendere il progetto sostenibile con le offerte dei visitatori, ricevute sempre però in cambio di qualcosa: pubblicazioni, mappe, taccuino-guida.
Come giornalista, anche io vengo coinvolta nel progetto. Per dare una mano nell’ideazione di prodotti informativi e di comunicazione, ma soprattutto per trovare idee innovative che catturino l’attenzione al di fuori dell’ambiente più naturalmente prossimo di storici, esperti d’arte, religiosi e devoti. Per coinvolgere, insomma, anche i mondi tradizionalmente più ‘distanti’ di turisti, studenti, professionisti, viaggiatori, cittadini, imprenditori, i media.
Si crea, insomma, una prima sinergia di teste, competenze ed entusiasmi che, giorno dopo giorno, si arricchisce notevolmente. Innanzitutto con uno storico dell’arte, il professor Davide Adami che, oltre ad essere autore del primo itinerario, contribuisce anche a promuoverlo turisticamente. Poi con altri esperti di arte, storia e accoglienza che curano i contenuti delle brochure storico-artistiche. Con i primi volontari: Giordano, Flavio, Paolo, Fernando, Giancarlo, Monica, Lorenza… Professionalmente in pensione, donano il loro tempo nell’organizzare squadre e turni per le aperture delle chiese. Infine con le guide professioniste che aderiscono all’iniziativa comprendendone immediatamente un ritorno di carattere professionale ed economico, e a cui viene proposto un corso di formazione specifica sulla Verona Minor Hierusalem.
Il primo itinerario: Rinascere dall’acqua
Insomma si parte con tutte le migliori attenzioni e intenzioni: il 26 novembre 2016 viene tagliato il nastro del primo itinerario nella piccola Gerusalemme veronese, Rinascere dall’acqua, Verona Aldilà del fiume. Sono 3.5 chilometri di cammino in un angolo poco conosciuto della città, nell’ansa esterna dell’Adige collegata al centro dal ponte della Pietra. Già nel nome promette una ‘rinascita’ culturale e spirituale, e unisce cinque chiese ora aperte al pubblico dal giovedì alla domenica (San Giorgio in Braida, Santi Siro e Libera, Santo Stefano, Santa Maria in Organo, San Giovanni in Valle), più due chiese gestite da privati (Santa Maria di Betlemme e Santa Maria di Nazaret) che vengono aperte ai tour e ai pellegrinaggi su richiesta, più luoghi molto suggestivi come la Scala Santa, la Fontana del Ferro, le antiche Mura che corrono su per la collina.
Ad accompagnare il primo itinerario di saliscendi, in questa cornice ricca di storia, arte e di spirito, è da subito una originalissima mappa. Disegnata da una giovane architetta, Fabiana Panozzo, porta alla scoperta di un tesoro e, in breve, diventa immagine e fiore all’occhiello del progetto. Sul retro è possibile già raccogliere i timbri delle 7 tappe, e quindi va subito ad arricchire l’idea dell’antica credenziale che ancora contraddistingue le più famose vie di pellegrinaggio. Ma presto la credenziale assume la forma più compiuta di un taccuino in cuoio bruno con una ricca introduzione storica che mette insieme note artistiche, piccoli spunti di riflessione e di preghiera, e spazi bianchi da riempire con i propri appunti di pellegrino e viaggiatore.
Un primo bilancio
Ed è subito anche una prima scommessa vinta: in un anno più di 800 volontari chiedono di partecipare ai turni di accoglienza nelle chiese (il che non è poco di questi tempi di frenetico consumismo); 83mila persone scoprono e si addentrano sorpresi nell’itinerario; le prime 12 scuole superiori capiscono che un’esperienza di questo tipo, a scavalco tra teoria e pratica, tra esperienza personale e occasione professionale, costituisce una ghiotta opportunità per l’alternanza scuola-lavoro. Affiancati sempre da adulti e professionisti, gli studenti diventano quindi ‘custodi partecipi’ delle chiese, e poi in classe, con i loro compagni, avviano ricerche, disegni, piccoli prodotti di comunicazione e di approfondimento.
Anche docenti universitari dei corsi di Lettere, Beni Culturali, Lingue, Economia e Informatica, accolgono la proposta di coinvolgere i propri studenti in ricerche, stage, tesi di laurea. Come anche gli esercizi e le piccole imprese del quartiere iniziano a collaborare alle prime iniziative di promozione. La pagina Facebook raccoglie in pochi mesi 6.000 followers, l’attenzione è alta, segno che a Verona mancavano proposte di questo tipo. I volontari così crescono, frequentano i corsi di formazione proposti dal progetto, acquistano una padronanza e un giusto orgoglio per ciò che rappresentano, e i visitatori gradiscono, si complimentano, premiano l’iniziativa.
Belle scoperte
Arrivano presto anche i turisti. Fino a ieri confinati al triangolo ‘buono’ di Verona, Arena-piazza Erbe-Casa di Giulietta, ora attraversano più spesso l’Adige e allungano la tradizionale puntata al Teatro Romano per giungere fin dentro la chiesetta dei Santi Siro e Libera dove, secondo la leggenda, nell’anno 50 circa, venne celebrata la prima messa a Verona. Poi si spingono sulle pendici del Colle San Pietro fino alla magnifica Pieve battesimale di San Giovanni in Valle; rimangono sbalorditi di fronte ai capolavori della “più bella sacrestia di Italia”, come il Vasari denominò l’opera di Fra Giovanni nella chiesa di Santa Maria in Organo; vedono l’antico ambulacro al centro del quale erano esposte le reliquie per i pellegrini giunti a Santo Stefano; colgono con sorpresa il significato del labirinto tracciato nella pavimentazione di San Giorgio e, felici, riguadagnano il ponte della Pietra con una nuova consapevolezza e ricchezza di sé.
Non per questo il progetto Verona Minor Hierusalem, una città da valorizzare assieme siede sugli allori. Già infatti è in via di realizzazione un secondo itinerario, Rinascere dalla Terra. Verona crocevia di culture che, in occasione del Festival Biblico del prossimo maggio, riporterà alla luce un altro pezzo di Piccola Gerusalemme, quella attraversata dall’antica via Postumia, la principale via che ai tempi dei Romani collegava il Tirreno all’Adriatico, i porti di Genova e Aquileia, attraversando tutta l’odierna pianura Padana.
Nel frattempo, Verona Minor Hierusalem continuerà ad accogliere visitatori, turisti e pellegrini, ogni settimana, dal giovedì alla domenica, dalle 10 alle 17.30. All’Infopoint ricavato nella chiesetta di San Pietro Martire, in via sant’Alessio 34, sarà possibile richiedere una credenziale personalizzata e gli altri materiali guida, oppure, scrivendo a visite@veronaminorhierusalem.it, si potrà prenotare una visita guidata o iscriversi a un pellegrinaggio urbano. Il prossimo? Sarà il 18 febbraio 2018, tema l’amore, naturalmente!
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