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Per un uso sostenibile dei teatri antichi: tre dibattiti online - Archeostorie Magazine

Per un uso sostenibile dei teatri antichi: tre dibattiti online

25 Settembre 2024
Scenografie sempre più invasive e pubblico sempre più numeroso: servono nuove regole per l’utilizzo dei teatri antichi? Una serie di tre webinar con archeologi, filologi e registi teatrali

Quest’anno, al Teatro greco di Siracusa, si è cominciato il 10 maggio con l’Aiace di Sofocle e si è chiuso il 29 giugno con il Miles Gloriosus di Plauto. Niente più concerti pop per tutta l’estate, ha decretato nel novembre scorso l’Assessorato regionale dei beni culturali e dell’identità siciliana, dopo mesi di dibattiti. E infatti quest’estate i concerti si sono fatti nell’ampio spazio antistante l’ara di Ierone II. Sempre all’interno del Parco archeologico, quindi, ma in un luogo decisamente meno fragile.

A Siracusa una soluzione a metà

Però la copertura in legno della cavea del teatro -necessaria a non danneggiare il suo calcare poroso e friabilissimo- non è stata smontata, come previsto. È rimasta per ospitare gli spettacoli collegati al G7 Agricoltura tra cui anche un concerto di Noemi. Così le animosità non si sono sopite.

Continuano a protestare le associazioni di esperti e ambientalisti che esprimono preoccupazione per i possibili danni alla roccia dei gradini causati da spettatori che saltano e ballano, come di consueto nei concerti, ma anche per il danno ai visitatori di Siracusa, privati della vista del teatro vero per tutta l’estate e oltre. Per contro, il Comune sottolinea la “stagione da record” dell’anno scorso con persone giunte a Siracusa da tutta Italia per i concerti (e proporzionali introiti). E gli albergatori protestano perché l’Ara di Ierone non può offrire ad artisti e pubblico il medesimo richiamo del Teatro greco.

Linee guida per il Circo Massimo

Ma l’acceso dibattito sull’uso degli edifici di spettacolo antichi non si limita al fragilissimo teatro di Siracusa. Persino il Circo Massimo di Roma -abituale teatro di raduni di massa- è stato oggetto di polemica dopo che oltre 60mila persone avevano assistito al concerto di Travis Scott il 7 agosto 2023: la direttrice del Parco archeologico del Colosseo Alfonsina Russo ha affermato che si era esagerato e le sue prescrizioni non erano state rispettate. Al punto che ora è stata istituita una commissione incaricata di stilare linee guida per l’utilizzo del Circo Massimo per grandi eventi. E merita ricordare anche i gradini dell’Arena di Verona danneggiati irreparabilmente durante lo smontaggio, nel gennaio 2023, di una stella di Natale in acciaio, del peso di 70 tonnellate, che poggiava in parte proprio sulla cavea dell’Arena.

Quale uso per i teatri antichi?

Fino a che punto, dunque, è giusto usare gli edifici di spettacolo antichi per show contemporanei? Fino a dove spingersi per adattare le architetture antiche alle esigenze moderne? E quando precisamente l’uso diventa improprio, rischiando di distruggere anzitempo quel che per millenni si è conservato?

È una questione che riguarda tutti gli edifici di spettacolo antichi riutilizzati oggi. Edifici caduti perlopiù in disuso col crollo del mondo antico e rimasti per secoli abbandonati, o riutilizzati per altro, o usati come facili cave di pietra. E che noi da poco più di un secolo abbiamo cominciato a restituire all’antica funzione. Anche perché sono forse gli unici edifici antichi che si possono ancora “vivere”. Ma è sufficiente riadattarli e integrarli in modo congruo, per concederli agli spettacoli d’oggi? L’antico si può adeguare alle necessità del mondo contemporaneo?

È del 2004 la Carta di Siracusa per la conservazione, fruizione e gestione delle architetture teatrali antiche. Una Carta nata per contrastare la tendenza alla sola conservazione e favorire l’utilizzo per spettacoli dei teatri antichi, così da farli conoscere e frequentare sempre più. A tal fine, aveva stabilito principi chiari su conservazione, monitoraggio, restauro, sostenibilità ambientale ed economica, legami con il territorio. Tuttavia da allora le scelte troppo invasive, che hanno suscitato le reazioni della comunità scientifica, non sono mancate. Basti pensare alle continue proteste per l’uso troppo “disinvolto” del teatro di Taormina, diventato oramai un cantiere continuo di allestimenti scenici.

Splendida cornice e sostenibilità economica

E negli ultimi tempi, con spettacoli sempre più impattanti e frequenti, le polemiche si sono intensificate. Eppure alla bellezza e suggestione del teatro antico, non si rinuncia. Travis Scott non avrebbe fatto il suo concerto in un luogo diverso e più anonimo del Circo Massimo, dopo che aveva dovuto rinunciare alle piramidi di Giza. E solo per lui al Circo Massimo sono giunte migliaia di persone da ogni dove, arricchendo anche le casse comunali. Le istituzioni locali non possono fare a meno di introiti così importanti da reinvestire, tra l’altro, nella conservazione delle strutture antiche. Così è sempre più complicato trovare un equilibrio tra esigenze di salvaguardia e sostenibilità economica.

E i cittadini cosa dicono? In base alla Convenzione di Faro del Consiglio d’Europa, che dall’anno 2020 è legge dello stato italiano, i beni culturali non sono importanti di per sé ma per i significati e le funzioni che i cittadini attribuiscono loro. Per l’uso degli edifici di spettacolo antichi, così rilevanti per la vitalità culturale dei territori, la voce popolare non va perciò ignorata. Ma come dar vita a un dibattito pubblico informato e coerente, per approdare a decisioni condivise?

Una serie di dibattiti online

Per riflettere su questi temi la rivista Dionysus ex machina e il suo editore Palumbo hanno organizzato tre webinar -tre incontri serratissimi- in cui due archeologi, due filologi e due registi teatrali si confronteranno su potenzialità e limiti dell’utilizzo di edifici antichi per spettacoli contemporanei. Vogliono in questo modo offrire un contributo concreto a un dibattito che si sta facendo sempre più necessario e pressante.

Programma

lunedì 30 settembre ore 17:
gli archeologi Daniele Malfitana e Salvatore Settis in dialogo con Cinzia Dal Maso

lunedì 7 ottobre ore 17:
i registi Antonio Calenda e Marco Martinelli in dialogo con Marco De Marinis

lunedì 14 ottobre ore 17.30:
i filologi Maurizio Bettini e Alberto Camerotto in dialogo con Luigi Spina

Per seguire i dibattiti, registrarsi sull’apposita pagina web di Palumbo.

Autore

  • Cinzia Dal Maso

    ​Tre passioni: il mondo antico, la scrittura, i viaggi. La curiosità e l’attrazione per ciò che è diverso perché lontano nello spazio, nel tempo o nel pensiero. La voglia di condividere con tanti le belle scoperte quotidiane. Condividerle attraverso la scrittura. Un solo mestiere possibile: la giornalista che racconta il passato del mondo. Scrive su temi di archeologia, comunicazione dei beni culturali, uso contemporaneo del passato, turismo culturale per i quotidiani La Repubblica e Il Sole 24 ore, e per diverse riviste italiane e straniere. Dirige il Magazine e il Journal di Archeostorie.

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