Voci lontane dal mare
“Amal, dobbiamo parlare… Le navi!… Che ci facciamo qui? Ci portano tutti a fare un giro?”
Strane voci in arabo, latino e greco antico riecheggiano nelle antiche mura del Liceo Pilo Albertelli di Roma, in pieno Rione Monti, a due passi dalla basilica di Santa Maria Maggiore. Di chi sono e da dove vengono? Escono dalle pagine della storia di Amal e Damis, due giovani profughi siriani ‘finiti’ sui banchi della classe III E – dove io insegno – perché protagonisti della graphic novel Un mare di Speranza: una storia inventata (ma non troppo), scritta e disegnata dai ragazzi.
Lei: Amal, nome che in arabo significa ‘speranza’, parte nel 2012 da Homs, una delle città più colpite dalla guerra, lasciando il fidanzato Nidal, diventato integralista. In cerca di una vita migliore, da sola segue le ormai consuete e terribili tappe del viaggio dei Siriani richiedenti asilo in Europa: da casa fino a Kobane, poi in Turchia, quindi l’attraversamento del Bosforo in gommone per raggiungere la Grecia, di qui in Albania e poi di nuovo per mare verso l’Italia.
Amal, dopo essere stata accolta in un CAS pugliese, finisce nelle mani dei caporali, costretta a disumani lavori nei campi. Liberata dalla polizia, viene trasferita a Roma dove viene aiutata e sostenuta negli studi dal Centro Baobab; si laurea e pubblica il libro autobiografico Un mare di Speranza.
Se la storia di Amal è solo scritta, la vicenda del giovane protagonista maschile è a fumetti.
Lui: Damis, rapito sulle spiagge di Latakia di Siria dalla ‘joint venture’ navale dei Siriaci, degli Egizi e dei Ciprioti specializzata nel reperimento della manodopera schiavile, viene trasportato per mare fino all’isola di Delo.
Nel più grande mercato del mondo antico, Damis viene comprato da Philostratos, un ricco mercante italiota, e imbarcato per il porto di Puteoli (Pozzuoli). In Italia il piccolo, in compagnia di altri giovani schiavi, raggiunge una villa rustica presso Roma e dopo mesi di lavoro ininterrotto, muore, distrutto dalla fatica..
Due storie parallele, quella di Amal e quella di Damis, entrambe con partenza dalla Siria e arrivo in Italia. Due viaggi lontani nel tempo, uno ambientato nei nostri giorni, l’altro nel I secolo d.C., ma molto vicini nello spazio che è quello delle rotte mediterranee, identiche nei secoli.
Public History a scuola
Un mare di Speranza è l’esito della nostra partecipazione al concorso Buon Senso proposto con lungimiranza da Giuseppe e Bianca Laterza nell’anno scolastico 2017/2018 a nove scuole pubbliche tra Torino, Roma e Bari. Il tema: le migrazioni, l’accoglienza e l’integrazione.
Il nostro impegno si è concretizzato in una scrittura creativa su base documentaria, intrecciando le storie su due piani paralleli: quello geografico, coincidente nelle peripezie di Damis e Amal, e quello cronologico, del tutto sfalsato per ‘il tempo della storia’ che differisce di secoli da una vicenda all’altra, ma coincidente per ‘il tempo della narrazione’ perché la durata dei viaggi dei due protagonisti è identica.
Il lavoro a monte è durato mesi: per la stesura della storia moderna, ai ragazzi ho proposto articoli, monografie, docufilm e siti web; in particolare, ci siamo avvalsi dei dati forniti dal sito web Open Migration al fine di rendere la storia di Amal la più verosimile possibile, mentre introducendo il tema del caporalato abbiamo voluto fare un omaggio ad Alessadro Leogrande, il giornalista e scrittore morto nel 2017 che si è sempre battuto in difesa degli ‘ultimi’, ovunque nel mondo, e che avremmo tanto voluto conoscere.
Per la parte antica, sulla falsariga della mia tesi di dottorato in Storia, i ragazzi hanno ricostruito i traffici mediterranei e creato i personaggi principali della vicenda leggendo le fonti latine e greche, letterarie ed epigrafiche.
L’identità di Filostrato di Ascalona/Neapolis, uno dei personaggi chiave, è stata costruita in base al dossier epigrafico di Delo relativo al noto mercator/negotiator e alla sua famiglia; i nomi di tutti i personaggi sono stati assunti dalle iscrizioni greche di Roma inerenti a schiavi; l’instrumentum è stato studiato e introdotto nella storia per rendere ancor più realistica la narrazione (è il caso della bulla indossata da Damis, ispirata a CIL XV, II 1, 7194); le iscrizioni funerarie romane degli stranieri sono state utilizzate per l’epitaffio del giovane protagonista.
Inoltre, ogni aspetto del fumetto è storicamente reale: il momento del rapimento del protagonista è indicato dal calendario di Caere, in copia al Museo della Civiltà Romana; la rappresentazione delle navi onerarie è ispirata al noto sarcofago di Sidone; i paesaggi di Delo (l’Agorà degli Italiani, il tempio siriaco, la via dei Leoni) derivano dalle foto dei siti; lo skyline dei porto di Puteoli è quello inciso sulla fiaschetta vitrea – souvenir puteolano da Odemira; la preghiera pronunciata dal giovane protagonista Damis è una citazione dalla Metamorfosi di Apuleio.
Voci vicine nel mare
Al termine di questo percorso, gli studenti hanno ottenuto due nuove acquisizioni: la prima è una migliore conoscenza di alcuni aspetti economici del mondo antico, e la consapevolezza che l’immigrazione è un fenomeno di longue durée e non estemporaneo-emergenziale come le cronache attuali vorrebbero farci credere. La seconda, è che dietro i volti degli stranieri che spesso s’incontrano per strada, c’è sempre un viaggio terribile ma pieno di speranza, come quello di Amal.
Sono state tante le soddisfazioni legate alla graphic novel: l’incontro con la disegnatrice Takoua Ben Mohamed, esperta delle tematiche interculturali; la realizzazione del filmato Speciale di Rai Scuola – Guardarsi negli occhi. Progetto Buonsenso; una bella presentazione nella libreria romana L’altracittà e, soprattutto, l’interpretazione teatrale dei ragazzi stranieri del Laboratorio teatrale Matemù del CIES di Roma, ripresa dalla società cinematografica Hirya Lab nostra partner.
Le reali storie di viaggio di questi giovani attori sono entrate così in contatto con quelle ‘letterarie’ di Amal e Damis. Perché la Storia, quella antica così come quella moderna, è anche esito dell’incontro di storie e soprattutto è un bene comune.
Tutto il lavoro sarà reso visibile in un film di Hirya e sarà discusso in una tavola rotonda presso Palazzo Merulana a Roma il prossimo 3 ottobre (ore 15), giornata della Memoria delle vittime dell’immigrazione. E per non dimenticarli, inaugureremo una sala della nuova biblioteca del nostro Liceo ai caduti del Mediterraneo, secondo un desiderio condiviso e fortemente sostenuto per anni dalla nostra Dirigente Antonietta Corea, ora realizzabile grazie al sostegno ‘Monitor 440’ di MIUR e MiBAC.
Il nostro lavoro si chiude con le parole di Amal: “Ascoltando la mia voce che pronuncia parole in un’altra lingua, mi sembra di poter consegnare al mondo la mia storia e con essa quella di milioni di altri individui che con diversi itinerari, diverse lingue e diversa fortuna hanno attraversato nei secoli uno spazio comune in cerca di pace. Ora sono un coro muto di voci che popolano la terra, il cielo e il mare. Dice un proverbio del mio amato, infelice paese: تكلم فقط اذا كنت متاكدا ان ما ستقوله افضل من السكوت… ‘Parla soltanto quando sei sicuro che quello che dirai è più bello del silenzio’. Ora ne sono sicura: vincerò il silenzio con quel bellissimo coro”.
Tutto questo fa sperare in un futuro migliore .