“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”. Sono parole che eccheggiano tonanti nelle nostre menti e ci spingono a superare i nostri limiti e osare, sulle orme di Ulisse. E sono parole di Dante. Quel suo marinaio che bramava “divenir del mondo esperto, e delli vizi umani e del valore” è diventato il vero Ulisse ai nostri occhi. Però l’Ulisse di Omero era molto diverso. Era accorto e calcolatore, e agiva nell’ombra. Era paziente e sapeva attendere il momento più opportuno per colpire. E non era grande marinaio né voleva tanto “divenir del mondo esperto”: avrebbe evitato persino la spedizione a Troia, se avesse potuto, e dopo Troia voleva solo tornare a casa, voleva solo Itaca.
È proprio questo Ulisse ‘omerico’ a parlare nel quinto episodio di Divina Archeologia Podcast, il podcast che noi di Archeostorie abbiamo realizzato con NWFactory.media per il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Confessa tutti i propri difetti, poco eroici e molto umani. E ricorda che “non si vincono le guerre con l’onore” ma sporcandosi le mani e la coscienza. L’Ulisse di Omero è la vita vera, tutto il bene e il male che è in ognuno di noi.
Multiforme Ulisse
Mi ha sempre colpito questa capacità di Ulisse di essere molteplice e cangiante. Questo suo cambiare pelle persino all’interno dei poemi omerici, dove convivono tradizioni orali contrastanti su di lui. Era così imprevedibile e scaltro che neppure l’azione uniformante di Omero è riuscita a imbrigliarlo. Ed è proprio questo il bello di lui: lo senti come una persona vera!
Ho imparato a entrare in sintonia con i mille volti di Ulisse grazie a una cara amica e grandissima grecista, Maria Grazia Ciani. È autrice di una magistrale traduzione in prosa dei due poemi, e li ha indagati a fondo con l’attenzione precisa della filologa unita a una conoscenza sterminata delle letterature del mondo. È profuga: ha dovuto lasciare la propria casa da bambina e non l’ha mai dimenticata. Ha anche lei il suo cane Argo e il suo ulivo, inamovibili. Credo che nessuno abbia saputo penetrare nell’intimità di Ulisse meglio di lei. Lei è lui, e viceversa.
Maria Grazia ha pubblicato da poco un agile libretto, breve e densissimo come tutti i suoi scritti: Tornare a Itaca. Una lettura dell’Odissea (Carocci, pagine 104, euro 12). Racconta l’Odissea capitolo per capitolo e ne mette in luce i meccanismi logici e narrativi, e per questo lo dovrebbero leggere tutti gli studenti di questo mondo.
Chiarisce da principio di voler presentare il ‘suo Ulisse’, quello che trova nell’Odissea e più precisamente nei canti ambientati a Itaca, liberando così l’eroe dall’etichetta dantesca di uomo che vaga per il mondo assetato di sapere. Lo lascia dunque nell’isola amata e desiderata, e mette inoltre in risalto tutte le sfaccettature dell’Ulisse della tradizione orale antica, così come emergono prepotenti dai versi di Omero.
Maria Grazia riconosce però che, in fondo, la multiforme fortuna moderna di Ulisse è molto in linea con le molteplici antiche tradizioni orali. È quasi come se Omero avesse funzionato da imbuto ma poi, dopo Dante, le già lente briglie omeriche si siano definitivamente sciolte e Ulisse sia tornato più cangiante che pria. Una sola sua caratteristica si è mantenuta costante, anche se con sfaccettature diverse: il suo essere maestro dell’arte della parola, abilissimo nel costruire da sé il proprio personaggio.
Ulisse maestro di eloquenza
È stato proprio l’Ulisse narratore a offrire lo spunto principale al nostro podcast. Le fantastiche avventure per mare che tutti noi abbiamo letto coinvolti e ammirati, le ha raccontate lui ai Feaci e nessun altro. Non c’è compagno superstite a testimoniare che ha detto il vero. E il sospetto che siano solo fantasie si fa ancora più forte quando, una volta giunto a Itaca, si presenta a ogni parente o conoscente in modo diverso. Con racconti meno favolosi di prima e più “simili al vero”, ma tutti diversi. Dove sta dunque la verità di Ulisse, al di là della sua indiscussa capacità oratoria?
Il nostro dubbio è tutto qui. Perché Ulisse narra anche nella Commedia e racconta a Dante una storia ancora diversa di pericolose avventure oltre le Colonne d’Ercole e di morte in mare. Ma come fidarci di questo racconto? Come non sospettare che sia una sua ennesima invenzione?
Ristabilire l’ordine delle cose
Anche noi, come Maria Grazia Ciani, crediamo all’Ulisse che ha vagato per mare col cuore pieno d’angoscia, desideroso solo di raggiungere la sua terra. Ulisse, o almeno l’Ulisse antico che traspare da Omero, non poteva essere l’impavido pioniere alla ricerca di perenni avventure. Coraggioso e avventuriero era piuttosto Ercole, sempre pronto ad affrontare l’ignoto e persino le sue forze più oscure. Eppure Ercole è passato alla storia come colui che ha fissato le famose Colonne che gli esseri umani non potevano oltrepassare. Colui che ha posto limiti all’umanità.
In Divina Archeologia Podcast abbiamo mischiato le carte tra i due e ristabilito l’ordine delle cose, almeno secondo noi: Ulisse ancorato alla sua Itaca, Ercole pioniere dei pionieri.
Le citazioni dantesche di questo episodio sono d’obbligo: abbiamo ovviamente saccheggiato il canto XXVI dell’Inferno cogliendo le parole di Ulisse più famose e quelle che più c’incuriosivano: Inferno XXVI, 94-102; poi Inferno XXVI, 58-63; e infine Inferno XXVI, 139-142. Merita però leggere sempre il canto per intero: è l’ennesima sublime prova dell’eloquenza di Ulisse, no?
Buon ascolto! Dopo Ulisse manca solo l’ultimo episodio che è un doveroso omaggio al Sommo Poeta. Ma neppure lì mancheranno confessioni, dubbi, intrighi tra il Mann e Napoli. Sarà insomma, ancora una volta, il ‘nostro’ personalissimo Dante.
Ascolta l’episodio 5: Ulisse
Ascolta “DIVINA ARCHEOLOGIA PODCAST: Ep.5 Ulisse” su Spreaker.
Divina Archeologia Podcast
Realizzato da Archeostorie® e NWFactory.media per il Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Testi: Cinzia Dal Maso e Andrea W. Castellanza
Atmosfere sonore: Erica Magarelli e Francesco Sergnese
Regia: Sebastian Paolo Righi
Grafica: Gloria Marchini
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