“Questa è Altino!” dice con orgoglio Marianna Bressan, direttrice del Museo e parco archeologico, mentre mostra una preziosa anforetta egizia in pasta di quarzo. E poi una splendida collana d’oro, trovata per caso da un contadino in un campo negli anni Ottanta del secolo scorso. E i vetri superbi. E i ritratti degli altinati di un tempo.
Questa è Altino: una città grande e importante adagiata ai bordi della laguna di Venezia. Un porto commerciale degli antichi veneti, con un santuario grandioso, e poi dei romani.
I pochi resti che si vedono oggi non le rendono giustizia: si vedono solo un quartiere residenziale periferico e la porta monumentale verso la laguna, con relativo approdo. Ma, grazie ai telerilevamenti, sappiamo bene quanto Altino fosse grande: sappiamo dov’erano il foro e il teatro, i templi e le terme, l’anfiteatro e la cinta di mura, le necropoli e le vie consolari. Non possiamo però portarli alla luce, perché i terreni sono per buona parte in mani private.
Investimenti per Altino
Ora però ci sarà un cambio di passo. Tra i fondi del Piano strategico Grandi progetti per i beni culturali stanziati dal Ministero della cultura nel febbraio scorso, sono compresi 3 milioni “per acquisizioni” proprio ad Altino. Il Ministero ha cioè deciso di investire su Altino, e acquisire i terreni dove sorgeva il cuore monumentale della città antica, per condurre ricerche proprio là. Forse un giorno potremo passeggiare per le sue antiche vie e il foro.
Nel frattempo, però, riusciremo a godere al meglio di quel che c’è grazie ai 1,7 milioni di euro previsti dallo stesso Piano strategico per il Parco archeologico della città. Il progetto voluto da Bressan è ambizioso e prevede la realizzazione di sentieri, pannelli, ricostruzioni, architetture verdi per unire tra loro le due aree archeologiche e offrire un’esperienza immersiva nella Altino di allora. Sarà insomma un parco archeologico nel vero senso della parola, con il Museo come punto di orientamento e catalizzatore di eventi.
Antenati Altinati
Sarà bellissimo, innovativo e utile. Ne sono certa, dopo aver visto la piccola mostra ‘Antenati Altinati’ ideata da Bressan. Una mostra semplice: alcune epigrafi e segnacoli funerari, e il tentativo di ricostruire le storie delle persone lì nominate. Per far sì che non siano solo un nome o un ritratto, ma esseri umani con i propri affetti, le professioni, i problemi e le gioie della vita.
C’è però in quella mostra qualcosa in più del solito: il tentativo di mostrare quanto fervore di vita ci fosse nella Altino di allora. Sia in città, attraverso le storie molteplici dei suoi defunti, che nelle necropoli. Perché le necropoli di allora non erano abbandonate come i nostri cimiteri, ma frequentatissime da chi andava di continuo a trovare i defunti e svolgere funzioni religiose sulle loro tombe. E poi, le necropoli erano situate lungo le trafficatissime vie di accesso in città, e spesso stavano accanto a rumorosissime officine (le ‘zone industriali’ di allora). Insomma ad Altino c’era vita, e tanta, sia dentro che fuori le mura.
Da qualche tempo Bressan ha provato a rendere ‘immersiva’ quest’idea della vita nelle necropoli con un’installazione realizzata dagli studenti dell’Accademia di Belle arti di Venezia. Suoni che riproducono il cozzare degli zoccoli dei cavalli sul basolato, e poi quello delle ruote dei carri, e le voci di chi pregava i propri defunti o passava per via. E un video che rende visivamente le emozioni suscitate dalle epigrafi.
Far ‘vedere’ l’antico
Sono messaggi un po’ criptici, o forse troppo dissonanti dall’impostazione della mostra per venire colti immediatamente. Però l’idea di fondo è perfetta: generare emozioni forti, creare un universo narrativo capace di coinvolgere al punto da far volare l’immaginazione e ‘vedere’ la vita di allora. Confido che anche il Parco archeologico, una volta realizzato il nuovo progetto, saprà fare altrettanto.
“Altino era lo sbocco al mare di Padova”, dice ancora Bressan ricordando la via Annia che ha collegato le due città dal II secolo a.C., ma che sicuramente ricalcava una via più antica. Altino, insomma, era davvero importante. Oggi, bisogna riconoscerlo, è una landa desolata. Però è in riva alla laguna e si raggiunge anche in barca, e già molti tour operator propongono la gita in laguna nord tra Altino e Torcello.
Ora serve fare il passo in più e rendere visibile e palpabile la sua passata grandezza. Il nuovo progetto lo farà. Vedremo come.
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