È un’installazione bellissima. E un’idea bellissima. È esattamente quel che serviva, alle Terme di Caracalla, per riportarle in vita. È uno Specchio d’acqua -si chiama proprio così- ed è grande 1000 metri quadrati, esattamente come la natatio, cioè la piscina delle terme. Non è però all’interno delle terme vere e proprie, ma nel giardino al centro del grande complesso termale che comprendeva anche biblioteche e sale per letture, esibizioni, spettacoli. Nell’antica Roma, le terme erano luoghi per rigenerare sia il corpo che lo spirito. Lo Specchio d’acqua li ricorda entrambi.
Corpo e spirito
Rigenerare il corpo: le grandi architetture delle terme si specchiano sull’acqua dell’installazione, e nebulizzazioni e zampilli ti fanno quasi sentire immerso nei rilassanti vapori termali. Rigenerare lo spirito: sullo specchio d’acqua c’è un palco per spettacoli, e all’inaugurazione la settimana scorsa la squadra di Aterballetto vi ha danzato sulle note di Rapsodia in blu di George Gershwin, per la coreografia di Iratxe Ansa e Igor Bacovich. Una meraviglia, per chi ha avuto la fortuna di esserci.
Il palco è di là, oltre l’acqua, e al primo momento questa lontananza ti spiazza. Vorresti essere più vicino ai ballerini, quasi toccare con mano i loro movimenti precisi e sinuosi. Poi però ti accorgi che l’acqua -come si dice- divide ma anche unisce, e capisci che il bello sta proprio nel gioco a tre tra i danzatori, l’acqua e te. Siete tutt’uno. A un certo punto, i movimenti dei ballerini in una direzione, e l’acqua mossa dal vento in quella opposta, facevano venire il mal di mare.
Quali spettacoli nei luoghi antichi?
Viene spontaneo chiedersi quale sia il cartellone dell’estate di un luogo così unico. Ma non c’è. Lo Specchio d’acqua è un’installazione stabile, fortemente voluta dalla direttrice delle Terme Mirella Serlorenzi, e ideata dall’architetto Hannes Peer, per la cura di Cristiano Leone. L’idea è del 2020, in pieno lockdown, ma ci sono voluti quattro anni per vederla realizzata. E dopo tutto questo tempo e tante fatiche, la consueta programmazione estiva del Teatro dell’Opera procede come se nulla fosse. Tempo un mese, e lo Specchio d’acqua verrà coperto e riapparirà alla vista solo da settembre.
Si discute tanto, e da tempo, sull’opportunità di utilizzare i luoghi antichi per spettacoli contemporanei. C’è chi non toccherebbe l’antico per nulla al mondo, e chi farebbe di tutto per adattarlo all’uso odierno. Perché si tratta sempre di ‘location uniche’ di un fascino tale, che nessun impresario al mondo vi rinuncerebbe. L’estate a Caracalla è una fede sin dal 1937. E negli anni Novanta quando gli spettacoli estivi sono stati bloccati, tutti hanno pianto. Però siete andati voi di recente a uno spettacolo a Caracalla? Trascinati da una marea di folla, stipati tra migliaia di persone. La confusione è tale, che la ‘location unica’ quasi non si ammira più. Non è più Caracalla.
Le Terme di Caracalla e il senso del luogo
Vale la pena, dunque? Gli incassi dicono di sì, e per questo sempre più luoghi antichi vengono adattati ad accogliere spettacoli e sempre più pubblico. E sicuramente le performance che lo Specchio d’acqua di Caracalla potrà ospitare, non potranno mai eguagliare alcun botteghino teatrale. Gli spazi non lo consentono. Però quelle performance racconteranno Caracalla per davvero. Come il balletto della settimana scorsa, saranno un modo per vivere quel luogo e respirarne lo spirito.
I progetti in corso per le Terme di Caracalla sono tanti e ambiziosi. Tutta l’area verde sarà ridisegnata per offrire uno spazio dove trascorrere la giornata in relax tra piante odorose, proprio come nelle antiche terme. Ci saranno un caffè, una biblioteca e giochi per bambini. Come un tempo sarà un luogo dell’otium, dove rigenerare corpo e spirito anche con spettacoli, concerti e conferenze allo Specchio e non solo. Sarà quindi un luogo per tutti da vivere tutto l’anno, e non solo per le folle vocianti nei pochi giorni dei grandi spettacoli.
È vero che i luoghi dell’antico sono unici, e che assistere a uno spettacolo in quei luoghi è qualcosa di indimenticabile. Ma se gli spettacoli diventano invasivi al punto di obliterare i luoghi, la magia svanisce. Forse è preferibile pensare a soluzioni che esaltino il senso dei luoghi, e consentano a tutti di viverli sempre. Come sta accadendo a Caracalla. Non è popolare ciò che si offre alle masse una tantum, magari a caro prezzo. Popolare è ciò di cui tutti, nessuno escluso, possono godere sempre.
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