Il Natale sta arrivando. E mentre le strade della città sono illuminate da luci colorate, le vetrine dei negozi sfoggiano i loro addobbi migliori. Quelle di ceramiche, in particolare, sembrano già pronte per il cenone del 24 o per il pranzo del 25, con grandi tavolate apparecchiate con le stoviglie più chic.
Ispirati dall’atmosfera natalizia, dai pranzi e dai cenoni imminenti, abbiamo dedicato la prima puntata di Archeoparole alla Terra sigillata, una delle ceramiche pregiate da mensa più diffuse nell’Impero romano a partire dal I secolo a.C.
La Terra sigillata, cos’è
In pratica, la potremmo paragonare a un ‘servizio da tavola buono’, uno di quelli che anche noi amiamo sfoggiare per le grandi occasioni, come il pranzo di Natale o il cenone di Capodanno. Ed è riconoscibilissima. Tra le vetrine di un museo archeologico, è impossibile confonderla con altri tipi di ceramica soprattutto per via dell‘ingobbio, termine specifico che indica la patina colorata che la riveste, rossa o arancione, lucidissima. Serviva a impermeabilizzare coppe, piatti e ciotole che spesso erano anche decorati a stampo, realizzati ‘in serie’ con matrici tutte uguali e cotti in grandi forni da migliaia di pezzi ciascuno.
È una storia affascinante, quella della Terra sigillata, che parte da Arezzo, tocca le Gallie, l’Africa e un po’ tutto l’Impero, dato che a un certo punto della storia la Terra sigillata veniva venduta praticamente ovunque. Ed è anche una storia molto moderna.
Volete sapere perché?
Non vi resta che ascoltare il nostro podcast qui (cliccate sul player).
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