A Torcello!
“Ma non sono di Venezia, vero?” “Sì proprio di Venezia. Anzi meglio, di Torcello!”. Non credeva ai propri occhi l’epigrafista Flavia de Rubeis di fronte a quel che l’archeologo Diego Calaon le mostrava in foto: affreschi del IX secolo, i più antichi mai trovati a Venezia. E corredati da didascalie dipinte con una grafia chiaramente carolingia. Questo mentre da sempre si dice che Venezia è stata l’irriducibile baluardo dell’Impero bizantino in occidente. Erano ancora i giorni del lockdown, ma de Rubeis non ha resistito: ha preso il primo treno da Roma e si è catapultata a Torcello per vedere quella ‘stranezza’ di persona.
Ora che l’ha studiata con cura, de Rubeis conferma: è grafia diffusa solo nella pianura padana e solo nel IX secolo. E i suoi legami sono col resto dell’Europa, non di certo con Bisanzio! Lo stesso si può dire dello stile dei dipinti, con quei colori vivaci e quell’horror vacui (il bisogno di decorare tutti gli spazi disponibili) che sono l’opposto della ieraticità bizantina. Ritraggono da un lato Maria e un’ancella, dall’altro un bel San Martino.
Restauri e scavi importanti
Li hanno scoperti gli archeologi dell’Università di Venezia che, guidati da Diego Calaon, stanno supportando il lavoro dei restauratori che consolidano i mosaici e le murature delle absidi della Basilica di Santa Maria Assunta a Torcello. Sono lavori decisi dal Patriarcato di Venezia a seguito dell’eccezionale acqua alta del novembre scorso, e finanziati da Save Venice con 2 milioni di euro. Nella cappella del Diaconico, l’abside destra della basilica, gli archeologi hanno indagato lo spazio tra la volta decorata a mosaici e il tetto: uno spazio colmo di macerie ma che, svuotato, ha rivelato i pochi affreschi rimasti alle pareti.
Quale storia raccontano? Calaon ne è convinto da tempo: quel che la storiografia veneziana ci ha fatto credere, per convenienza, non è la storia vera. La verità è che la Venezia delle origini era, come tutta la terraferma di allora, soggetta ai Carolingi. Politicamente e culturalmente, Venezia è nata carolingia. “Lo aveva già affermato lo storico Wladimiro Dorigo negli anni Novanta del secolo scorso – ricorda – Diceva persino che il primo edificio della Basilica di San Marco, sempre di IX secolo, assomigliava alla Cattedrale di Aquisgrana”.
La vera storia di Venezia
Calaon lavora da anni per portare sempre più alla luce, fuori dalle ombre del mito, la vera storia delle origini di Venezia. Con gli strumenti dell’archeologia. Proprio per questo ha scavato a Torcello che fu uno dei primi luoghi dove, dopo il tramonto dell’impero romano, si stabilirono coloro che prima abitavano in terraferma. In particolare le genti di Altino, città romana ai bordi della laguna: poiché il loro porto si impaludava, per commerciare gli altinati si sono spostati sempre più verso il centro della laguna. Prima a Torcello e poi a Venezia.
Non ci fu, dunque, una fuga repentina dai barbari che invadevano la penisola, come dice la vulgata, ma un progressivo spostarsi verso la laguna. Per ragioni di sicurezza, visto che non c’era più l’Impero a garantirla, ma anche ragioni commerciali, perché neppure le strade c’erano più e si doveva commerciare per mare. E chi vive da quelle parti, è commerciante da sempre.
Torcello è dunque la pietra miliare per capire davvero come nacque Venezia. E infatti lì Calaon ha trovato strutture portuali, arsenali, magazzini, officine, abitazioni. Ha studiato anche molto la Basilica, convinto che l’edificio che oggi vediamo sia di IX secolo e dunque carolingio. Ora ne ha le prove: gli affreschi, le molte sculture trovate, e anche le indagini sulle murature. Inoltre, scavando sotto l’altare del Diaconico ha raggiunto le fondazioni, che sono indiscutibilmente di IX secolo. Poi dunque, nell’XI secolo, la Basilica fu ridecorata e non riedificata, e gli affreschi furono sostituiti dai meravigliosi e famosi mosaici in stile bizantino. Perché allora le cose erano oramai cambiate. Radicalmente.
Commerci mediterranei
Cos’è accaduto? Calaon la spiegazione ce l’ha, alla luce dell’archeologia. La prima menzione ufficiale di Venezia risale all’anno 814, anno della pace di Aquisgrana, un accordo tra carolingi e bizantini dai contorni poco chiari. “Subito dopo, Venezia emette la sua prima moneta – racconta Calaon – Sul fronte c’è la città di Venezia; sul retro il volto di Ludovico il Pio, figlio di Carlo Magno e suo successore. Il legame tra la città e l’imperatore è dunque chiaro”.
Calaon continua a parlare dei mercanti veneziani che navigarono per tutto il secolo per conto dei Carolingi, commerciando con Alessandria d’Egitto più che con Costantinopoli: le influenze islamiche nell’arte veneziana vengono da lì, come anche il santo protettore, San Marco, il cui corpo fu ‘trafugato’ da Alessandria proprio nel IX secolo. Poi però Alessandria decadde come porto commerciale, e la potente flotta commerciale veneziana approfittò della crisi scoppiata allora a Costantinopoli per sostituirsi pian piano ai bizantini nei traffici con l’Oriente.
Venezia bizantina
Siamo quindi giunti a cavallo tra il X e l’XI secolo quando il doge Pietro Orseolo II riesce finalmente a debellare i pirati garantendo una navigazione sicura in Adriatico. Stipula quindi un trattato di amicizia con Costantinopoli, la Bolla d’Oro. Fa sposare suo figlio maggiore Giovanni con una principessa bizantina, mentre il figlio Orso, diventato vescovo di Torcello, fa ridecorare la basilica in stile bizantino. È il punto di non ritorno: Venezia è oramai tutta rivolta a oriente. Venezia è bizantina. Pronta anche a reinterpretare in questa luce la propria storia.
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