Che cos’è un’infrastruttura europea di ricerca? Cosa fa? Quanto è lontana dalla vita dei cittadini e quanto invece può essere vicina condividendo conoscenze e portando vantaggi economici e sociali?
E-RIHS (European Research Infrastructure for Heritage Science) è l’infrastruttura europea per le scienze applicate alla conoscenza e alla conservazione del patrimonio culturale. È coordinata dall’Istituto di scienze del patrimonio culturale del nostro CNR, e ha appena dato vita al suo hub centrale europeo all’interno della Manifattura Tabacchi di Firenze (messo a disposizione del CNR da Fondazione CR Firenze).
Martedì scorso, nel corso dell’incontro pubblico di presentazione della nuova struttura, E-RIHS ha voluto anche interrogarsi sul proprio ruolo nella società. Una bella sfida. Difficile ma necessaria.
Ricerca e cittadini
Perché la ricerca ha senso solo se viene condivisa con i cittadini, e se questi ne percepiscono l’utilità. Come tutto al mondo, anche la ricerca deve essere utile. Le scienze applicate al patrimonio culturale sono utili per definizione, perché sono concepite per meglio conoscere e conservare tale patrimonio. Ma quanto ne sanno i cittadini? Fino a che punto comprendono l’enorme contributo delle scienze al progredire della ricerca storica, archeologica, storico-artistica, letteraria? Poco o nulla.
È già difficile scatenare l’amore dei cittadini per i monumenti della storia, far capire loro che ne sono i proprietari e pertanto responsabili della loro tutela. Il passo ulteriore, cioè capire quanta scienza e tecnologia ci siano dietro le più avanzate indagini sul nostro passato più lontano, è ancora più difficile.
Ci è riuscito qualche anno fa il Museo egizio di Torino con la mostra Archeologia invisibile, curata da Enrico Ferraris. Ma le parole semplici e le immagini spettacolari di quella mostra sono una splendida eccezione. In genere, chi prova a raccontare tali argomenti, esagera immancabilmente coi tecnicismi in immagini e parole, e il risultato è mortificante.
Le tappe di E-RIHS
E-RIHS finora si è raccontato poco, impegnato com’era a costruire la propria “infrastruttura”. Un lavoro enorme durato vent’anni che ha collegato tra loro laboratori, archivi, tecnologie da tutta Europa e non solo, perché ci sono già collaborazioni con altri paesi e in futuro si potrà realmente ragionare in termini globali (l’organizzazione internazionale ICCROM è già osservatrice).
Finora sono nati hub nazionali che hanno favorito collaborazione e interoperabilità tra strutture all’interno dei singoli paesi. Ora però a Firenze nasce l’hub degli hub, il coordinamento generale, depositario anche di tutte le piattaforme di informazioni e dati che si stanno generando. Diventerà quindi un centro di vera eccellenza e innovazione per le scienze del patrimonio, capace di gestire informazioni e coordinare ricerche, interventi e didattica a livello europeo e potenzialmente mondiale.
La collaborazione nel DNA
L’innovazione sarà sicuramente favorita da un coordinamento e scambio tra scienziati di informazioni e idee così capillare e organizzato. Ma l’hub di Firenze saprà anche gestire al meglio gli interventi sui territori, mettendo in contatto ricercatori e conservatori con gli scienziati più pronti e capaci di rispondere al meglio alle loro esigenze. Purché E-RIHS si faccia conoscere di più tra i ricercatori delle scienze umane, che non solo sono i suoi destinatari principali, ma anche i partner d’elezione. All’incontro di Firenze è risultato chiaro che questo è il primo nodo da sciogliere, perché solo dallo scambio di idee tra le due parti possono nascere soluzioni sempre nuove per conoscere e conservare al meglio le testimonianze della nostra storia.
E-RIHS, del resto, è nata proprio così, da una stretta collaborazione tra gli scienziati del CNR e i restauratori dell’Opificio delle pietre dure di Firenze, in cui gli scienziati del CNR sperimentavano e trovavano le risposte migliori alle richieste dei restauratori dell’Opificio. Quindi il prossimo passo di E-RIHS dovrà essere proprio un ampliamento dei partner per coinvolgere università, musei e istituti di cultura pubblici e privati, aziende che possano favorire la ricerca da entrambe le parti.
E all’incontro di Firenze si è parlato anche della didattica che è la terza mission di E-RIHS, prospettando corsi per ‘scienziati’ e ‘umanisti’ assieme così che, nell’ambiente altamente internazionale che E-RIHS favorisce, imparino sin da subito a collaborare.
Scienze del patrimonio e società civile
C’era dunque a Firenze un clima di elettrizzante fiducia, favorito anche dalla location destinata a ospitare l’hub centrale di E-RIHS e la sua sede italiana. La Manifattura Tabacchi fiorentina è infatti un insieme di edifici del secolo scorso in via di ristrutturazione e già ospita teatri, cinema, ristoranti, gallerie d’arte, accademie, residenze d’artista, aziende culturali e creative. È dunque un progetto di ‘rigenerazione urbana’ che mira a cambiare il volto del quartiere periferico dove è inserito.
Per E-RIHS, la sede in Manifattura Tabacchi favorirà sicuramente contatti e collaborazioni con realtà anche lontane dalla sua mission primaria come gli artisti contemporanei o le industrie creative e del digitale, e farà nascere idee finora impensate. Quindi E-RIHS, grazie a Manifattura Tabacchi, si potrà far conoscere in ambienti diversi ed eterogenei e questo è sicuramente molto positivo. Ma forse non sufficiente. Manifattura Tabacchi saprà inserirsi a pieno nel quartiere dove si trova e nella città di Firenze, o rimarrà un compound chiuso in se stesso? Il rischio di chiusura è alto. Ed E-RIHS dovrà stare in guardia e trovare anche altre vie, se si vuole aprire realmente al mondo.
Sfide necessarie
Ma, diciamo la verità, quante infrastrutture di ricerca europee sono note alla gente? E quante sanno dar vita a dialoghi con le realtà produttive dei territori in cui operano? Poche o quasi nessuna. E-RIHS a Firenze si è posta il problema e ha ascoltato le proposte e le esigenze di chi rappresentava le industrie culturali e creative sia a livello nazionale che europeo. Si è interrogata sulla possibilità di costruire rapporti economici che possano avere ricadute importanti a livello sociale e territoriale, e su come le proprie innovazioni possano contribuire alle trasformazioni in atto nella società.
Ha avuto coraggio: si è messa in discussione e ha alzato di molto l’asticella delle sfide future. Insomma le aspettative sulla nascita di questo nuovo hub europeo (a breve, questione di mesi) sono altissime, sia a livello locale che nazionale e internazionale. Non resta che augurare buon lavoro.
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