A Los Angeles, George Lucas costruisce il museo dello storytelling; in Italia, Archeostorie scrive un libro sullo storytelling da museo.
Un’unica visione di qua e di là dell’Atlantico? Dopotutto, nel nostro Racconti da museo si parla di ‘museo 4.0’, come dice il sottotitolo, cioè un museo che fa un uso maturo della tecnologia. Non solo spettacolo, ma tecnologia come strumento del quotidiano, al servizio del visitatore e funzionale alla narrazione del museo. La tecnologia è impotente senza le storie. E questo anche Mister Guerre Stellari lo sa fin troppo bene.
Potere delle storie
Perché le storie funzionano, sempre. Legano indissolubilmente mondo reale e immaginario, creando empatia e partecipazione. Ne abbiamo già parlato su Archeostorie, e abbiamo spiegato perché secondo noi la narrazione è la chiave di volta della comunicazione dei beni culturali.
Perché le storie ci consentono di dialogare col passato e capire quanto questo dialogo serva a vivere il presente. E poi, le storie creano le comunità. Abbattono le barriere, aggregano gli animi attorno a un immaginario e a valori comuni, li spingono ad azioni collettive. Lo facevano nella preistoria nelle caverne e attorno al fuoco, e lo fanno oggi sui social media e non solo. Un museo che voglia essere luogo della partecipazione, della coesione sociale, della costruzione collettiva di un sapere, deve far leva su tutte le strategie che la narrazione sa mettere in campo.
Racconti da museo: i protagonisti
Racconti da museo è una raccolta di strategie: ci sono esperienze, storie, segreti del mestiere e riflessioni sulle dinamiche e il senso del narrare. È un racconto corale che, pur nella varietà degli approcci, segue un filo rosso che alla fine chiude il cerchio.
Apre le danze Galatea Vaglio che ci fa entrare nella sua officina di narratrice, spiegandoci come usa le fonti storiche e archeologiche per costruire un racconto di fantasia ma aderente alle nostre conoscenze. Poi Francesco Ripanti si concentra sui molti possibili racconti che gli oggetti di un museo possono generare, e su come costruirli perché spieghino di fatto gli oggetti stessi. Io, Cinzia Dal Maso, mostro come la realtà sia serbatoio inesauribile di belle storie, e basti andarle a cercare chiedendosi tutti i perché, possibili e impossibili. E spiego come raccontarle perché siano seducenti e irresistibili.
Il gruppo di Radio Magica presenta il suo format che usa linguaggi accessibili a tutti, anche a persone con disabilità. Così cade ogni barriera e nessuno si sente escluso. Tra i bambini a cui il progetto è principalmente dedicato, le differenze spariscono e tutti sono uguali per davvero. Giuliano De Felice ci porta invece in un viaggio appassionante nell’officina di un video di animazione. E, specie per gli archeologi come lui (ma non solo), elenca tutto quel bagaglio di conoscenze specialistiche che va messo da parte, se si vuole costruire una storia coerente ed efficace.
La necessità di scegliere cos’è utile alla narrazione, e l’importanza dell’economia e della sintesi per una comunicazione efficace, è uno dei molti temi trasversali al libro. Lo affronta anche Antonio Brusa che ci immerge nel mondo del gaming come strumento irrinunciabile per la didattica della storia, da lui sperimentato già a partire dagli anni Settanta del secolo scorso. E riflette sui integrazioni e differenze tra gioco e narrazione. Mentre Giuseppe Losapio porta esempi di utilizzo della narrazione in forma di gioco, per far capire (e sperimentare) tutti gli ingranaggi che concorrono a plasmare i momenti cruciali della storia.
Con Aldo Di Russo si entra nel mondo dei musei narranti dove le tecnologie audiovisive servono a immergere totalmente il visitatore in un mondo ‘altro’. Un mondo non necessariamente vero ma verosimile, perché la fiction deve allontanarsi dalla realtà per risultare credibile. E Adele Magnelli, trattando di realtà virtuale e realtà aumentata per la comunicazione museale, ci avverte: ora ci paiono ancora delle novità, ma presto faranno parte integrante del nostro quotidiano.
In conclusione: il web, da due punti di vista. Con Chiara Boracchi, quello della narrazione museale online che non può ignorare di vista le dure (ma anche malleabili) leggi della Seo. E con Sandro Garrubbo, quello dell’universo social che, dialogando con il museo reale, riesce a costruire comunità sia online che offline.
Work in progress
Racconti da museo non è un lavoro concluso, non esaurisce affatto il panorama degli strumenti e delle tecniche della narrazione museale. Mancano per esempio l’illustrazione e la grafica, la documentaristica e la fotografia, il teatro e molto altro ancora. Se ne potrà parlare in futuro, magari anche per un nuovo libro. Chissà.
Perché questo libro non vuole essere un punto d’arrivo ma di partenza, uno stimolo per dibattiti, riflessioni, idee e tante nuove storie. Leggetelo, quindi, e parliamone: nei musei, nelle scuole, nelle biblioteche, nei teatri, nelle vie, nelle piazze, sul web. Ovunque. Serve il contributo di tutti. Chiamateci e noi ci saremo. Portando con noi un carico sempre più ricco e vario di fantastici racconti da museo.
Racconti da museo
Storytelling d’autore per il museo 4.0
a cura di Cinzia Dal Maso
Edipuglia, 2018, pagine 252, euro 16
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