Cristo non si è fermato a Eboli. A Eboli si è perduto. Ha trovato tutto chiuso: le chiese, il Museo archeologico, gli esercizi commerciali del centro storico. Porte e cancelli sbarrati. Almeno a noi è andata così. Nel ponte dei Santi, e con tutto il mondo giunto in zona per la Borsa del turismo archeologico di Paestum. Ma per fortuna una porta aperta c’era, quella del MOA, il Museo dell’Operazione Avalanche. Una scoperta bellissima.
L’Operazione Avalanche in presa diretta
È un museo fatto con poco nel chiostro di un convento fuori città, ma ha frecce potentissime al suo arco: le foto di Robert Capa che da sole valgono la visita. E basterebbero da sole a raccontare il dramma di una battaglia che fu violenta e devastante oltre ogni aspettativa e immaginazione.
Poi però ci sono i testi, scarni ma incisivi. Basti citare il pannello iniziale che in poche righe traccia un quadro preciso e potente del Novecento, secolo “di massa” da tutti i punti di vista, anche quello bellico: una guerra di portata così ampia e con danni così ingenti non si era mai vista. E poi c’è la sala cosiddetta ‘emozionale’ che fa letteralmente rivivere lo sbarco, i bombardamenti, gli scontri, le devastazioni, i rapporti umani lacerati ma anche favoriti dal dramma.
Una squadra motivata
Il MOA è dunque un museo che, con poco, offre tantissimo. Non costa neppure di guardiania, visto che lo tengono aperto i detenuti della Casa di reclusione di Eboli. Ragazzi entusiasti che nel MOA paiono aver trovato una nuova spinta al fare. E noi non abbiamo neppure avuto il piacere di farci guidare da Alessandro, grande appassionato di storia e ‘colonna’ del MOA, perché in quei giorni era impegnato allo stand di Eboli della Borsa di Paestum.
Torniamo alla Borsa per conoscerlo. “Mi hanno chiesto informazioni in tantissimi, e nessuno conosceva il MOA. Per noi, è un’occasione di promozione pazzesca!” ci dice entusiasta. Si dà da fare un sacco, ce la mette proprio tutta. Dopotutto, lo stand di Eboli è tutto per lui perché la città non ha ritenuto opportuno promuovere altro. Certo, se è tutto chiuso!
Occasioni perdute
Ma Eboli non è sola. Chiediamo informazioni su Olevano sul Tusciano e la Grotta di San Michele, ma nessuno ci sa dire nulla, né allo stand della Regione Campania né a quello della Provincia di Salerno. In entrambi, c’è solo gente di Nocera Inferiore che ci racconta tutte le meraviglie di là, ma non sa nulla del resto.
Ci avviciniamo fiduciosi allo stand del Parco nazionale del Cilento, pregustando racconti entusiasti di meraviglie cilentane che ci facciano venire voglia di pigliare l’auto e partire subito. Macché! “Eh, ci sono tante cose! È bello, è bello” è tutto quel che ci sa dire una signora svogliata, mentre ci consegna una mappa del Parco.
Eppure, la Borsa del turismo archeologico di Paestum è stata ideata più di vent’anni fa proprio per costruire nel sud Italia un’offerta turistica diversa dal solo mare e capace di destagionalizzare i flussi. Si è scelto di farla tra ottobre e novembre proprio per portare persone in un periodo diverso da quello estivo. E ogni anno la Borsa invita i partecipanti a regalarsi qualche giorno in più per visitare anche i dintorni di Paestum. Non a caso il badge della Borsa garantisce l’ingresso gratuito a diversi musei in zona, compreso quello di Eboli. Ma a cosa serve tutto ciò, se poi i cancelli sono chiusi e nessuno invoglia alla visita?
Meno male che c’è il MOA! Però, si è persino dato un nome inglese, Museum of Operation Avalanche, perché gli americani frequentano i teatri di guerra. E conoscono il MOA. Noi italiani siamo meno partecipi della nostra storia più recente e rischiamo di perdere molta memoria. Ed è un vero peccato. Andate dunque al MOA, magari l’anno prossimo quando tornerete alla Borsa di Paestum. Merita davvero!
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