Riaprirà le porte il 22 giugno prossimo, e sarà una grande festa. E poi per tutta l’estate il Museo Castromediano di Lecce ospiterà spettacoli, concerti, reading, dibattiti. Sarà un luogo vivo, lì dove fino a poco fa c’era tanta polvere. Lo dicono chiaramente le spietate recensioni su Tripadvisor: “regna la polvere nelle teche” (209danieleb). Ora le teche sono sparite, è sparito tutto. E per un’estate sarà solo spettacolo.
Museo Castromediano: una storia a singhiozzo
Durante l’inverno il museo ha subito una ristrutturazione profonda. Ora finalmente si ‘vede’ la struttura elicoidale concepita da Franco Minissi negli anni Settanta del secolo scorso, prima quasi obliterata dalla moquette polverosa. Per costruire questa sorta di Guggenheim salentino, Minissi ha sventrato l’edificio originale che ospitava il più antico museo di Puglia, fondato nel 1868 per volere di Sigismondo Castromediano, patriota, politico e archeologo illuminato. Giusto? Sbagliato?
Fu già allora un tentativo di dare impulso a una collezione importante che racconta tutta la storia del Salento dalla preistoria alla modernità, ma che col tempo aveva perduto il brio del suo fondatore. Poi però la polvere è ritornata e la dimensione ‘provinciale’ del museo non ha giovato. Se lo sono tutti dimenticato. Ora è sotto l’egida regionale e ha un nuovo direttore, Luigi De Luca, vulcanico.
Grandi novità
Il messaggio di De Luca è chiaro: prima ancora di avere il nuovo allestimento (sarà pronto a partire da fine anno), propone il museo come luogo della contemporaneità. Anzi, dell’oggi che dialoga col passato. È la sfida lanciata ai designer pugliesi che hanno partecipato a una gara per esporre i loro lavori al museo quest’estate: lavori rigorosamente moderni ma ispirati alla storia e alla tradizione locale.
Con Arturo dell’Acqua Bellavitis e Massimiliano Tonelli, ho fatto parte della commissione che li ha giudicati. Ci aspettavamo un maggiore utilizzo dei materiali locali – la pietra leccese, la ceramica, la cartapesta – ma nel complesso le idee buone sono molte e si ammireranno tutte all’ultimo piano del museo, dopo essere saliti lungo la spirale di Minissi. Sono in realtà un primo assaggio di quel che sarà il bookshop del museo, vero strumento di comunicazione del territorio e delle sue eccellenze. Come ogni bookshop dovrebbe essere.
Punta in alto, dunque, il Museo Sigismondo Castromediano. Innanzitutto, mira a diventare un punto di riferimento per i cittadini tutti, luogo dove la storia rivive costantemente nel presente: l’apertura estiva a museo vuoto lo dice con chiarezza. Mira anche a diventare il fulcro per una visita al Salento tutto, luogo della conoscenza e della scoperta delle eccellenze passate e presenti: l’archeologia, l’arte, il design. Mira insomma a riprendersi la funzione di un tempo, ma in chiave contemporanea.
Non solo barocco in città
Può avere però anche un terzo ruolo: dare profondità storica a una città, Lecce, che ora pare quasi appiattita nel suo barocco. Splendido, non c’è che dire, da togliere il fiato. Però Lecce è città millenaria. Basti pensare che l’attuale cinta di mura ricalca quella degli antichi Messapi, poi ripresa dai Romani. Basti pensare che chiunque faccia un buco a Lecce, inevitabilmente trova qualcosa. E i turisti sono curiosi. Così sono nate imprese private come il Museo Faggiano o il Museo Ebraico che fanno entrare nelle viscere della città, colmano un vuoto, raccontano quel che altrove si tace.
Eppure, Lecce conserva ancora molti importanti luoghi del passato. L’anfiteatro romano, certo, lo vedono tutti, ma c’è pure il teatro che non vede quasi nessuno. C’è lo splendido palazzo Vernazza che ha sotto di sé addirittura i resti di un tempio di Iside. Ci sono le mura della città restituite da poco al passeggio dei cittadini, e subito chiuse. Ci sarebbero le terme sotto piazzetta Santa Chiara. Ci sarebbe Rudiae, la città romana vicina a Lecce e patria del poeta Quinto Ennio, con uno splendido anfiteatro.
Insomma i luoghi ci sarebbero, questi e molti altri. Basterebbe aprirli al pubblico. Magari con un biglietto unitario come accade da qualche giorno con il progetto LeccEcclesiae per la visita delle chiese barocche e del Museo Diocesano della città. Trovando ovviamente una formula per la gestione. A Ravenna, per esempio, nel 2001 è nata la Fondazione RavennAntica proprio per valorizzare la storia più antica della città, per raccontare a tutti che Ravenna non è solo bizantini e mosaici, e per gestire i molti luoghi cittadini legati all’età romana (e non solo). Perché non costruire qualcosa di analogo a Lecce?
Intanto c’è il Castromediano che rinasce, e in grande. Che sia d’esempio e incitamento per molto altro.
Molti e variegati spunti di riflessione e di possibile approfondimento. Gli stimoli non mancano.
Fra gli aspetti -che io sappia- ad oggi più trascurati, fuori dall’ambito strettamente del patrimonio culturale materiale, potrebbe forse anche inserirsi una occasione di ripensamento sulla figura storica dell’eponimo Castromediano: fulgida figura di patriota o doloroso esempio di apostasia degli ideali repubblicani?