Creare connessioni: aprire le porte dei musei e uscire, incontrare la gente per via. Visitare di persona chi per via non può andare come malati o carcerati. Connettersi con tutte le genti del mondo attraverso il web. Fare del museo, insomma, un centro vivo, un punto di riferimento per tutti. Di questo ha voluto ragionare Francesca Spatafora, direttrice del Polo regionale di Palermo per i parchi e i musei archeologici, creando domenica scorsa a TourismA una rassegna di ‘buone pratiche’ da un capo all’altro dello stivale.
Musei connessi con i cittadini
È stato un pomeriggio ricco di racconti belli, importanti, plasmati da gente che vi ha dedicato l’anima. L’entusiasmo di tutti si percepiva, palpabile. Musei per la gente. A partire dal Museo Salinas che a Palermo è diventato un vero hub, per passare poi al Museo archeologico di Napoli che in città è oramai una star, e conquista il mondo intero con progetti mirati, pensati appositamente per genti diverse. Non più dunque le solite mostre pompeiane in tour nel globo, ma idee studiate per dialogare con la gente. O il Museo di Villa Giulia che ha chiamato a raccolta i musei etruschi tra Lazio e Toscana per narrare come e quanto condividono la loro attività con i cittadini tutti.
C’eravamo anche noi di Archeostorie con il nostro Cross the Border, progetto di alternanza scuola-lavoro che nel museo stimola i ragazzi ad aprirsi agli altri, ai diversi, al mondo intero, diventando così cittadini consapevoli. C’era il nostro PArCo, vero e proprio parco pubblico dove la pratica e le conoscenze dell’archeologia sono a disposizione di tutti. E c’erano grandi esperienze ‘di frontiera’ come il coinvolgimento di richiedenti asilo in uno scavo a Mozia, o il tentativo a Ustica di ricostruire con l’archeologia un’identità sbiadita. Il tutto introdotto magistralmente da Tiziana Maffei presidente di Icom Italia, che da tempo promuove con forza il ruolo trainante di musei e parchi archeologici nel narrare la storia dei territori e costruire così il nostro presente assieme ai cittadini.
Musei connessi tra loro
Le connessioni, tuttavia, sono tentacolari. Agiscono in tutte le direzioni. Nessuno di noi è un’isola e neppure un museo. Oggi i musei si devono collegare con tutti gli altri musei del mondo, fare rete, condividere ricerche, oggetti, idee. Come sta facendo il Museo di Villa Giulia con tutti i musei etruschi e non solo. O l’Archeologico di Napoli che sta tessendo una tela di ragno veramente mondiale. O i musei del Friuli Venezia Giulia che si sono dotati di un ente regionale, l’Erpac, incaricato di fornire servizi comuni di catalogazione, promozione etc. a tutti i musei della regione, quei servizi che un piccolo museo difficilmente potrebbe avere. E non solo: fa formazione, aggiornando le competenze di tutti gli operatori museali attraverso il dialogo con professionisti di vari settori.
Musei connessi al loro interno
Qui sta il punto: i professionisti. Un museo è una realtà complessa, un microcosmo specchio del più grande cosmo. Le competenze necessarie per conservare gli oggetti, fare ricerca, gestire il museo e condividere conoscenze e idee con i cittadini, sono molte e imprescindibili. Oramai al giorno d’oggi non si può più improvvisare: servono professionalità specifiche e al contempo trasversali, e che collaborino tra loro. Analizzandole bene, le ‘buone pratiche’ presentate al workshop di TourismA sono proprio il frutto di siffatte collaborazioni. Il Museo Salinas ha saputo creare una comunità attiva online e offline mentre era ancora chiuso per restauro, perché si è affidato a un professionista della comunicazione, Sandro Garrubbo, che al contempo conosce bene il Museo. Anche il nostro progetto Cross the Border ha portato sì gli studenti al museo, ma mettendoli anche in contatto con esperti di comunicazione e di organizzazione del lavoro. Non è possibile ‘creare connessioni’ virtuose con i cittadini, se non si è innanzitutto competenti e connessi al proprio interno.
Nel concludere i lavori, il presidente del Consiglio superiore dei beni culturali del Mibact, Giuliano Volpe, ha osservato che purtroppo l’aria innovativa che si respirava nella sala non è ancora condivisa dai più. E ha annunciato la firma di un documento congiunto tra i Ministeri dei beni culturali e della ricerca scientifica, in zona Cesarini, per favorire la collaborazione e costruire competenze realmente trasversali. Sarà un grande passo, indispensabile al giorno d’oggi. Tuttavia forse non ancora sufficiente. Il mondo è ben più vasto di due ministeri. Il museo, in quanto microcosmo, ha maledettamente bisogno di molte competenze, non due sole (ancorché fondamentali). Competenze che sappiano – concretamente e continuativamente – lavorare in team. A vantaggio dei cittadini tutti.
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