Ma quanti e quali sono i percorsi storici e della fede “nostrani”? E perché possono rappresentare un’opportunità non solo culturale ma anche di sviluppo per il Paese, al pari del più noto e collaudato cammino spagnolo di Santiago de Compostela? Ecco cosa c’è da sapere.
La Via Francigena è il cammino su cui puntano tutti
La via Francigena è diventata l’alternativa italiana a Santiago e lo stesso papa Francesco ha preposto un ufficio per la sua valorizzazione. Riscoperta negli anni ’90 soprattutto da pellegrini stranieri, nel 2004 ha ottenuto il titolo di Itinerario culturale europeo, e negli ultimi anni ha conosciuto una rinnovata popolarità. La ricostruzione “ufficiale” delle tappe della Francigena è stata possibile grazie allo studio del manoscritto di Sigerico, l’Arcivescovo di Canterbury che dopo aver ricevuto la nomina dal Pontefice nel 990, descrisse le tappe del rientro in patria contando 80 “mansioni”, (ossia stazioni) in cui avrebbe sostato e riposato.
Oggi della promozione della via si occupa, tra gli altri, l’Associazione delle vie Francigene, che comprende 110 realtà istituzionali italiane, svizzere, francesi e inglesi. Oltre alla via Francigena “del nord”, che costituiva anche un collegamento al percorso verso Santiago, va ricordata la via Appia antica, la strada romana segnalata anche come Francigena “del sud” che da Roma conduceva verso i porti pugliesi da dove ci si imbarcava per Gerusalemme.
Non solo Francigena
Esistono però anche la via Romea germanica, i cammini francescani, lauretani e benedettini, la Postumia e altri ancora: tutti percorsi e storie che affondano le proprie radici nell’epoca tardo antica e medievale riprendendo i viaggi di santi e pellegrini. Il sito web della Rete dei cammini storici d’Italia ne conta 26, ma la “mappatura” è ancora in fieri: se è vero che alcuni cammini sono ormai noti e battuti, altri devono ancora essere definiti. Come quello sulle tracce di San Martino (santo di cui proprio quest’anno ricorrono i 1700 anni dalla nascita) che portava dall’Ungheria alla Francia: riscoperto l’anno scorso da Stella Bertarione, archeologa e funzionaria dell’Assessorato al turismo della Valle d’Aosta, è in fase di studio.
I pellegrini francigeni potrebbero eguagliare un giorno quelli di Santiago
Le premesse, in teoria, sono buone. Secondo il sito ufficiale delle vie Francigene nel 2014, al momento dell’inaugurazione del tratto toscano, i pellegrini erano circa 10.000, cioè la stessa cifra che caratterizzava Santiago prima del boom. Oggi il cammino spagnolo conta 300mila presenze annue; per quello francigeno non ci sono invece ancora stime esatte.
Tra le motivazioni prevalenti dei pellegrini ci sono “cultura” ed “ecoturismo”
Lo afferma uno studio del Touring Club, che ha provato ad analizzare numeri e intenzioni dei pellegrini presenti sulla via Francigena. Il sondaggio, svolto su un campione di 400 camminatori italiani e stranieri, è stato presentato a ottobre 2015 durante lo Slow travel fest, il “festival del viaggio lento” di Monteriggioni (una delle tappe del percorso di Sigerico).
É emerso che la prima motivazione che spinge i pellegrini a intraprendere il cammino è culturale, legata alla scoperta del territorio e dei suoi monumenti (per il 22 per cento degli intervistati italiani e per il 30 per cento degli stranieri); al secondo posto c’è la volontà di vivere un turismo alternativo a quello di massa (per il 17 per cento del campione), al terzo, staccare dalla routine (13 per cento), al quarto, mettersi alla prova affrontando una sfida (12 per cento). La fede è solo al quinto posto, coinvolgendo solo il 10 per cento dei visitatori.
Inoltre si è scoperto che la maggior parte dei pellegrini francigeni sono uomini (65 per cento): viaggiano a piedi, in gruppo o in coppia (solo un terzo viaggia in solitudine). Ci sono pochissime famiglie con bambini, che forse temono di non poter far fronte alle esigenze dei più piccoli. Spesso, prima di affrontare la Francigena, hanno già sperimentato altri cammini (Santiago e San Francesco). La durata media del viaggio, svolto prevalentemente in primavera o in estate, è di una decina di giorni.
Valorizzare i cammini è anche un’opportunità economica
Sulla Francigena, ogni regione fa per sé
Esiste un master plan europeo presentato a Bruxelles, ma gli interventi finora sono stati disomogenei, a discrezione degli enti locali. I comuni del tratto toscano, lungo quasi 400 chilometri, sono stati, almeno all’inizio, i più attivi: secondo i dati ufficiali, al momento dell’inaugurazione si contavano 200 interventi per la messa in sicurezza, 16 strutture per l’ospitalità più altre 44 per l’ospitalità ecclesiastica, ed era prevista l’installazione di 57 punti wi-fi.
Altri tratti sono stati sistemati solo di recente: per l’Assessorato al turismo della Valle D’Aosta, la recente guida di Terre di Mezzo ha rappresentato il pretesto per una rimappatura del percorso, una sistemazione ufficiale della segnaletica in entrambi i sensi di marcia, e una messa in sicurezza del sentiero 103 (cioè quello francigeno). E’ stata inoltre un’occasione per organizzare incontri con i residenti dei comuni interessati e i commercianti, per fornire informazioni, raccontare la storia dell’antica via, e preparare gli abitanti all’accoglienza dei pellegrini.
Diversa è la situazione altrove, come in Lombardia, nei comuni del pavese che appartengono al Parco del Ticino: le pro loco non hanno ancora terminato di uniformare la segnaletica, così che il percorso è veramente fruibile solo andando verso sud, in direzione di Roma, mentre il viaggio verso nord rimarrà ancora “scoperto” per qualche mese. Nella stessa città di Pavia, al quinto posto tra i punti di partenza preferiti dai pellegrini (link Touring) dopo Lucca, Gran San Bernardo, Siena, Fidenza, la cartellonistica che la designa come tappa della Francigena e che suggerisce cosa vedere è scarsa.
La passione per i cammini ha fatto fiorire un’editoria specializzata
Senza web e smartphone non si va da nessuna parte
Tuttavia, se è vero che oltre il 70 per cento dei pellegrini non si muove senza guida cartacea, è anche vero che molti decidono di informarsi sul web sui siti dedicati ai singoli cammini, e di avere a disposizione mappe e percorsi geolocalizzati anche in assenza di rete (ed eventualmente, di segnaletica!): per questo le persone che scaricano un’applicazione dedicata per smartphone prima di mettersi in viaggio sono più del 30 per cento. Tra queste spicca la app Slow Ways creata da Movimento Lento, con le mappe dettagliate delle 45 tappe italiane del cammino di Sigerico.
La “preparazione” sui siti è fondamentale anche per sapere dove acquistare le credenziali del pellegrino e dove farle timbrare: sulla Francigena, per esempio, talvolta il timbro viene apposto nelle pro loco delle singole tappe, ma talaltra nelle parrocchie.
Sulla Francigena c’è anche un film
Più che un film, è un documentario sul territorio e sulle persone. Si intitola I volti della Francigena, è uscito a gennaio 2016 ed è stato girato da Fabio Dipinto, giovane film maker torinese; è stato promosso e patrocinato dall’Associazione delle vie Francigene e da Slow Ways. Dipinto ha percorso a piedi, con la sua cinepresa, i 1000 chilometri del tratto italiano della Francigena, filmando luoghi, persone e borghi con l’intento di far conoscere le storie dei pellegrini e dei luoghi. Il denaro per la post produzione è stato raccolto grazie al crowdfunding lanciato sulla piattaforma Eppela.
E ha funzionato, perché molti subiscono il fascino del cammino della fede. Se anche la motivazione principale del viaggio è turistica o sportiva, è bello sapere che si sta calcando la medesima terra dei pellegrini di mille anni fa. Ci si sente un po’ pellegrini noi stessi: è un modo bello e sano di rivivere la storia, anche se con mappe e gps. É fatica ripagata da un vero e proprio viaggio nel tempo.
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