È un libro potente Il silenzio delle ragazze di Pat Barker. Potente come Achille, l’eroe dell’Iliade che nel romanzo di Baker è narrato attraverso gli occhi di Briseide, la nobile diventata sua schiava. Briseide alla fine del racconto affermerà che questa è “la sua storia. Sua, non mia”.
“Sua” perché si parla proprio di lui e degli altri uomini che hanno reso immortale la guerra più famosa della letteratura occidentale. Anche se tutto è narrato in modo non convenzionale, nuovo e assolutamente originale: una donna che ha vissuto la tragicità di quella guerra e i momenti più intimi di uomini e donne resi famosi da Omero, descrive la sua personale, e privata, versione dei fatti.
Il fulcro della storia è sempre lui, Achille. Il Pelide, l’invincibile. O forse solo ‘il macellaio’, logorato dall’abbandono della madre quand’era ancora in giovane età.
Questo è ciò che l’abile Pat Barker, con una prosa fluida e capace di tenere sempre altissima l’attenzione del lettore, vuole mostrare: chi erano veramente coloro che hanno vissuto questa decennale guerra sulla loro pelle.
Un ottimo sviluppo narrativo
Il racconto di Briseide inizia nell’ultimo anno di scontri quando la città di Lirnesso, di cui lei era regina, viene conquistata. Quel giorno il suo sguardo incrocia per la prima volta quello di Achille, mentre questi trucida i suoi amici e parenti. Sa già che i loro destini s’incroceranno nuovamente, rendendola involontaria testimone di molti momenti cardine dell’Iliade.
Attraverso alcuni brevi flashback, la Barker fa inoltre rivivere alla donna fasi dei primi anni di guerra, dando così ulteriori fondamentali dettagli per definire i personaggi di questa storia nota ma sempre straordinariamente avvincente.
La scrittrice inglese si muove con disinvoltura nella fitta trama del poema omerico, permettendo anche a chi è meno ferrato sull’argomento di non perdere mai il filo del discorso e di gustarsi ogni avvenimento con piena consapevolezza della situazione.
Concentra poi l’attenzione non tanto sulle vicende a tutti note come, per esempio, le tragiche morti di Patroclo o Ettore, ma piuttosto sugli incontri e i momenti privati che le hanno precedute.
Maestra nel delineare i caratteri di ogni protagonista del romanzo, li tratteggia attraverso azioni, situazioni e dialoghi perfettamente dettagliati. Oltre all’aggressività di Achille, possiamo apprezzare la dolcezza e premurosità di Patroclo (forse l’unico vero amico che Briseide ebbe all’interno del campo greco), l’arroganza di Agamennone, l’astuzia di Odisseo; le pagine dedicate al dialogo tra questi ultimi due, per convincere il capo della coalizione greca a far tornare in battaglia il loro più forte guerriero, sono tra le più coinvolgenti di tutto il libro.
“Femmina come la guerra”
In realtà, però, sono le donne a scatenare le emozioni più forti e tenere in pugno le sorti della guerra: il rapporto di Achille con la madre Teti condiziona spesso l’umore dell’eroe e il rapporto stesso con la sua schiava; gli sguardi e le battute delle donne catturate nell’accampamento greco non passano mai inosservate e scatenano le gelosie dei combattenti che le bramano; la figura di Elena, anche se è citata solo raramente nella storia, pesa come un macigno nei pensieri di tutti, consapevoli che sia lei la causa di quel tremendo e continuo massacro di vite umane. Perché in guerra non ci sono vincitori e vinti, solo persone segnate per sempre nelle loro anime.
Gli occhi di Briseide sono quelli di una donna che si è vista privare di tutto – famiglia, casa, libertà – dallo stesso uomo che ora è costretta a servire e amare. Non proverà mai sentimenti di affetto per lui, ma alla fine imparerà a rispettarlo, quando mostra un lampo di umanità per il nemico. L’unico lampo, in una breve e furente vita.
Il racconto (quasi) tutto di Briseide
Tuttavia Barker non ha avuto la costanza di lasciare interamente a Briseide le redini del racconto.
Dopo una prima parte interamente affidata alla giovane principessa, il resto del libro vira verso una continua alternanza di capitoli in terza e prima persona. E questo a volte confonde il lettore, spesso così immerso nella lettura da doversi quasi fermare per capire se in quel momento è la donna a descrivere quello che sta accadendo, oppure il narratore esterno alle vicende; questo almeno fino al momento in cui non viene citata anche la stessa Briseide, rimettendo ogni tassello a posto.
Forse sarebbe stato impossibile far narrare tutto alla voce della schiava di Achille, ma allora la reale impostazione narrativa del romanzo doveva essere chiara sin dall’inizio.
È comunque un libro che merita assolutamente di essere letto, e magari anche regalato a Natale. Perché è molto più attuale di quanto si potrebbe pensare: pur sullo sfondo della più leggendaria delle guerre, racconta in realtà una storia di fragilità umane e dubbi in cui molti possono ritrovarsi. Qui non è la Diva omerica a cantare del Pelide Achille, ma una donna coraggiosa che, alla fine, potrà anche iniziare a vivere la propria di storia.
Pat Barker
Il silenzio delle ragazze
Einaudi, 2019, pagine 352, euro 18,50
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