“Se non sai dove stai andando, qualsiasi strada ti ci porterà” diceva lo Stregatto ad Alice, persa nel Paese delle Meraviglie. Forse non si riferiva ai musei, ma se si trovasse oggi a gestire un seminario di leadership in campo culturale, Lewis Carroll certamente avrebbe detto la stessa cosa: una meta ambigua è irraggiungibile per definizione.
Senza obiettivi chiari, ogni scelta ci porta sull’orlo della misteriosa tana del Bianconiglio e, in altre parole, ci obbliga a un salto nel buio.
Ma come evitare di trovarsi in questa situazione quando si gestisce un museo?
Senza obiettivi chiari, ogni scelta ci porta sull’orlo della misteriosa tana del Bianconiglio e, in altre parole, ci obbliga a un salto nel buio.
Ma come evitare di trovarsi in questa situazione quando si gestisce un museo?
Il nuovo Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN), Paolo Giulierini, un’idea chiara ce l’ha: basta seguire un piano strategico.
Secondo Michael Porter, uno dei massimi esperti americani di strategia, un piano strategico è quel documento che definisce che cosa rende speciale un’organizzazione e come si pensa di sfruttare queste qualità per raggiungere la propria missione. E’ una sorta di mappa formalizzata, che enuncia non solo dove un museo vuole andare nel corso del prossimo anno o più anni ma anche come pensa di arrivarci. Un documento fondamentale, che aiuta a rimettere a fuoco lo scopo principale, gli obiettivi e le opportunità di una qualsiasi organizzazione.
Secondo Michael Porter, uno dei massimi esperti americani di strategia, un piano strategico è quel documento che definisce che cosa rende speciale un’organizzazione e come si pensa di sfruttare queste qualità per raggiungere la propria missione. E’ una sorta di mappa formalizzata, che enuncia non solo dove un museo vuole andare nel corso del prossimo anno o più anni ma anche come pensa di arrivarci. Un documento fondamentale, che aiuta a rimettere a fuoco lo scopo principale, gli obiettivi e le opportunità di una qualsiasi organizzazione.
MANN: Piano strategico 2016-2019
Ed è proprio nel quadro del rilancio del MANN, che quest’estate è stato presentato il Piano Strategico 2016-2019 che indirizzerà tutta l’azione del Museo nei prossimi anni. Elaborato dallo stesso direttore in collaborazione con lo staff interno e il professor Ludovico Solima, docente di Management delle imprese culturali presso la Seconda università di Napoli, il Piano Strategico 2016-2019 ( disponibile in pdf qui) parte da un’analisi puntuale del MANN di oggi con la sua storia, la sua identità e le sue risorse per definire il MANN di domani: la sua visione, gli obiettivi strategici e i tempi e le risorse finanziarie necessarie per raggiungerli.
Come recita la pubblicazione stessa del piano strategico, edita da Electa, il museo “si propone di coltivare, e far coesistere, due differenti aspirazioni: la prima, che è quella di proporsi come testimone e interprete dei materiali storici di grandissimo pregio che compongono le proprie collezioni, [n.d.r. la seconda di] recuperare e valorizzare la propria vocazione alla ricerca scientifica ed alla divulgazione del sapere”. Un doppio obiettivo, “in una prospettiva di azione che sia al contempo locale e globale”, ossia indirizzato a servire sia un pubblico domestico sia uno internazionale, con le rispettive esigenze e aspettative.
Ma in pratica?
Ma in pratica?
MANN: lasciamo parlare i numeri
In pratica parlano i numeri degli obiettivi strategici: un investimento totale di 35 milioni di euro (tra fondi CIPE, Programma Operativo Nazionale – PON e fondi europei FESR) per incrementare la superficie espositiva del 15%, riallestire 3 nuove sezioni e integrarne 2 già esistenti, creare 5 nuovi percorsi di visita e nuove guide tematiche, 30 tra eventi, mostre, esposizioni e manifestazione (entro il 2016), incrementare i visitatori fino a 500.000 all’anno, digitalizzare oltre 300 oggetti della collezione permanente, attivare 10 nuovi rapporti di sponsorizzazione e partnership e molto, moltissimo altro.
Il MANN è il primo tra i musei italiani ad aver adottato questo strumento di gestione per organizzare le proprie attività durante il mandato del nuovo direttore, e non è solo una scelta strategica: “abbiamo scelto di dichiarare pubblicamente cosa faremo – ha spiegato il direttore del MANN – perché riteniamo che il rispetto per i cittadini, veri sovrani, si misuri nella chiarezza del programma e nella capacità di conseguire gli obiettivi dichiarati, che spesso nascono da momenti di ascolto.”
Un esempio di trasparenza e presa di responsabilità, che oggi trova un riscontro positivo nel lancio della nuova veste grafica sul web e del logo, di mostre come “Mito e Natura”, della collaborazione con Frecciarossa – Trenitalia e nell’inaugurazione del nuovo allestimento della collezione Egizia del museo, tutto in linea con il piano presentato a luglio.
Che i consigli dello Stregatto abbiano sortito davvero il loro effetto? Certo, il percorso è ancora lungo, ma possiamo augurare al museo e al suo staff di non finire come Alice, che “si dava degli ottimi consigli, però poi li seguiva raramente.”
Il MANN è il primo tra i musei italiani ad aver adottato questo strumento di gestione per organizzare le proprie attività durante il mandato del nuovo direttore, e non è solo una scelta strategica: “abbiamo scelto di dichiarare pubblicamente cosa faremo – ha spiegato il direttore del MANN – perché riteniamo che il rispetto per i cittadini, veri sovrani, si misuri nella chiarezza del programma e nella capacità di conseguire gli obiettivi dichiarati, che spesso nascono da momenti di ascolto.”
Un esempio di trasparenza e presa di responsabilità, che oggi trova un riscontro positivo nel lancio della nuova veste grafica sul web e del logo, di mostre come “Mito e Natura”, della collaborazione con Frecciarossa – Trenitalia e nell’inaugurazione del nuovo allestimento della collezione Egizia del museo, tutto in linea con il piano presentato a luglio.
Che i consigli dello Stregatto abbiano sortito davvero il loro effetto? Certo, il percorso è ancora lungo, ma possiamo augurare al museo e al suo staff di non finire come Alice, che “si dava degli ottimi consigli, però poi li seguiva raramente.”
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