La coppa olimpica
È appena tornata in Grecia e dall’anno prossimo farà bella mostra di sé nel futuro museo delle Olimpiadi a Olimpia. È una coppa del VI secolo a.C. e fu donata in premio a Spyros Louis, il pastore greco che nel 1896 vinse la maratona delle prime Olimpiadi moderne. Forse non apprezzò troppo il dono, visto che a un certo punto questo finì nel mercato antiquario. Per giungere poi clandestinamente in Germania, negli anni Trenta del Novecento, grazie alla complicità del gerarca nazista Hermann Göring. Infine negli anni Ottanta la acquistò il Museo di Münster senza chiederne la provenienza, e senza perciò conoscerne la storia.
L’abbiamo scoperta solo ora grazie all’infaticabile lavoro investigativo di Georgios Kivvadias, direttore del Museo archeologico nazionale di Atene. Nel 2012, convinto che la coppa fosse nel suo museo, la cercò ma non la trovò. Gli sono serviti due anni di indagini ma alla fine è riuscito a ricostruire la curiosa storia. E ad avere di nuovo in Grecia la coppa.
Una guida mitologica senza tempo
Chissà se questa storia è giunta alle orecchie di Giulio Guidorizzi, autore del capitolo su Olimpia di In viaggio con gli dei. Guida mitologica della Grecia, libro scritto a quattro mani con Silvia Romani. Si sarà mangiato le mani per non averla inserita nel suo racconto. Perché i miti raccontati nel libro sono anche miti moderni. Per capirci, a Olimpia non si vive solo quella storia mitica di agonismo, terrore e sangue che ha dato origine alle gare sportive più famose dell’antichità, ma si vive anche il sogno olimpico moderno. Il racconto di Guidorizzi si conclude proprio con l’inaspettata vittoria di Spyros Louis, ma senza la coppa…
Poco male, in realtà, perché è comunque un libro ricchissimo di storie, curiosità e idee. Saprà davvero lanciare la moda del turismo mitologico, e trascinare nei luoghi dei miti chi non li ha ancora praticati. Perché i miti fanno i luoghi, li costruiscono e col tempo li fanno crescere. Per quanto belli, molti luoghi rischiano di essere per noi muti, se non conosciamo le loro storie.
Dopo aver letto questo libro, invece, chi andrà a Creta guarderà i palazzi minoici con occhio più disincantato – giusto per fare un esempio – e saprà per certo che l’identificazione del labirinto col palazzo di Cnosso è solo un mito moderno. E magari rimarrà incantato da un altro mito che ha affascinato molto anche Silvia Romani, e cioè che il labirinto è in realtà una danza.
Un compito non facile
I miti greci sono storie complesse e sovente contorte, frutto di tradizioni che sono passate di bocca in bocca diventando sempre più ricche ma anche più intricate. Il compito di Romani e Guidorizzi non era perciò facile e spesso anche i loro discorsi sono necessariamente complessi. Però sono riusciti magnificamente nell’intento di farci “vedere” Atene, Capo Sounion, Corinto, Micene, Olimpia, Delfi, Creta e non solo, attraverso la lente delle loro storie.
Storie mitiche che spesso si confondono con la storia vera rivelata dalla ricerca archeologica, così da legare i miti a una pietra, un tempio, un oggetto. E poiché, si sa, noi abbiamo una vita sola ma gli oggetti ne hanno molte, Romani e Guidorizzi sanno far viaggiare gli oggetti e i loro miti nel tempo, a volte proprio fino a noi. E così facendo, rivelano molto della loro personale visione e passione delle cose di Grecia, antiche e moderne.
Storie infinite
Ecco perché Guidorizzi si starà mangiando le mani, per quella storia della coppa olimpica che non ha potuto scrivere. Sarebbe stato l’epilogo perfetto per il suo racconto su Olimpia. Ma forse anche no. Forse ci sta davvero meditando su, magari per farne l’esordio di un nuovo racconto. I miti, antichi o moderni, non si esauriscono mai. Continuano a perpetrarsi e appassionare. E un viaggio nelle terre dei miti può non avere mai fine.
Silvia Romani e Giulio Guidorizzi
In viaggio con gli dei. Guida mitologica della Grecia
illustrazioni di Michele Tranquillini
Raffaello Cortina Editore, 2019, pagine 272, euro 19
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