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Gli European Heritage Awards parlano ai cittadini tutti - Archeostorie Magazine

Gli European Heritage Awards parlano ai cittadini tutti

5 Ottobre 2023
European Heritage Awards / Europa Nostra Awards: trenta progetti vincitori su cinque categorie, e una sola parola d’ordine, citizen engagement

Hanno sfilato al Palazzo del Cinema del Lido di Venezia su un tappeto verde (ecologico e riciclabile) anziché rosso, e c’è chi li chiama gli Oscar europei dei beni culturali. Sono i vincitori degli European Heritage Awards / Europa Nostra Awards. Gente che eccelle nella ricerca per i beni culturali, nel restauro e riuso, nell’educazione, nel coinvolgimento dei cittadini tutti, nell’impegno e la dedizione. Veri campioni che esaltano l’importanza del patrimonio culturale per le nostre società.

I cittadini innanzitutto

Sono stati premiati in trenta, e poi tra questi sono stati nominati i Grand Prix, i vincitori di ciascuna categoria (con premio in denaro). Ma è stata una grande festa per tutti. Anche perché la parola d’ordine che aleggiava in ogni angolo del Palazzo del Cinema (e della Fondazione Giorgio Cini dove il giorno prima si sono tutti presentati al pubblico) era una sola: coinvolgimento, engagement, dei cittadini. In ogni attività e a ogni livello. Oramai nel mondo dei beni culturali vale solo ciò che si fa con la comunità tutta.

Come nel restauro delle spettacolari Cleveland Pools di Bath – progetto premiato nella categoria ‘restauro’, per l’appunto – che sono state rimesse in funzione su precisa richiesta dei cittadini e con il coinvolgimento a vario titolo dei cittadini tutti, nessuno escluso.

O il fantastico festival Budapest100 che riporta la vita nei palazzi storici (e non) della città, stimolando la gente a condividere i ricordi di vita in quei palazzi. Organizzano delle vere sessioni di racconti in cui i ricordi di tutti contribuiscono a ricostruire le storie. È bello immaginare la stessa gente che nelle assemblee di condominio si accapiglia, andare invece d’accordo e costruire delle vere comunità di patrimonio.

Che dire poi dei Falegnami senza frontiere, volontari impegnati a recuperare e tramandare le tecniche tradizionali? Si sono mobilitati anche per ricostruire il tetto della cattedrale di Notre Dame, studiando e usando le stesse tecniche e tecnologie del Duecento.

E sono diversi i progetti che puntano sulla falegnameria. Come l’interessantissimo Pathfinders of the Water che insegna a bambini e ragazzi romeni a costruire le canoe tradizionali del delta Danubio. Quasi per gioco, si impara l’antica arte dei maestri d’ascia e si ragiona sul nostro rapporto con la natura. Un progetto che mira a diffondersi lungo tutto il corso del Danubio, trasformandosi così in un movimento genuinamente europeo.

C’è poi il Museo della letteratura irlandese (MoLI) a Dublino che organizza mostre, corsi, letture pubbliche. Fa di tutto per diffondere il piacere della lettura tra la gente. È a tutti gli effetti una casa della comunità, aperta a chiunque voglia leggere, imparare a leggere, e condividere con altri le proprie letture.

Valore del volontariato

Il progetto SUCHO (Saving Ukranian Cultural Heritage Online) ha coinvolto migliaia di volontari in tutto il mondo per archiviare online, in formato aperto e riutilizzabile, la grande mole di patrimonio culturale digitale ucraino che stava rischiando di scomparire. Ha anche fornito attrezzature e training alle istituzioni culturali ucraine per digitalizzare quanti più documenti possibile. “Guerre, catastrofi naturali, incidenti: tutto il patrimonio culturale mondiale è e a rischio. Solo ciò che si trova online e open, a disposizione di tutti, è davvero sicuro” affermano i fondatori.

Ha vinto il premio anche il nostro Touring Club con il progetto Aperti per voi. Da 18 anni, grazie agli oltre 1600 volontari del TCI, è possibile visitare luoghi d’arte che diversamente sarebbero chiusi e abbandonati. I volontari li tengono in vita, evitando che vadano incontro alla morte e all’oblio. E creando al contrario un circolo virtuoso di frequentazione e interesse capace di rendere quei luoghi economicamente sostenibili, così da dare poi lavoro ai professionisti.

I volontari del TCI accolgono i visitatori anche in luoghi che non sono proprio musei come il Quirinale o la Farnesina. Sempre e ovunque, sono “cittadini che accolgono cittadini – come afferma Nadia Pellacani che lavora al progetto sin dai suoi esordi – ed è questo il loro vero valore aggiunto: condividono con tutti bellezze e conoscenze”.

European Heritage Awards nello spirito di Faro

Tutti i premiati hanno rivelato un forte spirito di condivisione della propria missione. Sembra proprio che le idee della Convenzione di Faro si stiano finalmente imponendo con prepotenza nell’Europa tutta. Anche se sono ancora molti i paesi a non averla ratificata. Anche se in alcuni, come la Francia o l’Olanda, si sta discutendo animatamente sui suoi democratici principi, e il risultato non è affatto scontato. E anche in assenza di una sorta di ‘decreto attuativo’ della Convenzione che potrebbe dare direttive su come fare. Perché non è affatto chiaro.

Come far sì, in concreto, che siano davvero i cittadini ad attribuire valore ai beni culturali e a pretendere una gestione conseguente? Non si sa ma finalmente ora tutti ci provano, trovando ognuno la propria soluzione. I giuristi ci rifletteranno e ne dibatteranno, prima o poi, ma nel frattempo c’è una società civile che scalpita, propone, agisce.

Gli European Heritage Awards / Europa Nostra Awards, voluti dalla Commissione europea, gestiti da Europa Nostra e finanziati dal programma Europa Creativa dell’Unione europea, non sono solo una targa da mettere in bacheca. Sono il ritratto preciso dell’Europa migliore, e una rete di eccellenze che ogni anno s’ingrandisce, si consolida e collabora sempre più. E ora tra tutte queste eccellenze unite circola un unico principio: il valore della comunità.

Autore

  • Cinzia Dal Maso

    ​Tre passioni: il mondo antico, la scrittura, i viaggi. La curiosità e l’attrazione per ciò che è diverso perché lontano nello spazio, nel tempo o nel pensiero. La voglia di condividere con tanti le belle scoperte quotidiane. Condividerle attraverso la scrittura. Un solo mestiere possibile: la giornalista che racconta il passato del mondo. Scrive su temi di archeologia, comunicazione dei beni culturali, uso contemporaneo del passato, turismo culturale per i quotidiani La Repubblica e Il Sole 24 ore, e per diverse riviste italiane e straniere. Dirige il Magazine e il Journal di Archeostorie.

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