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Ecomuseo Argentario: in miniera come gli antichi canòpi - Archeostorie Magazine

Ecomuseo Argentario: in miniera come gli antichi canòpi

30 Marzo 2020
L’Ecomuseo Argentario (Trento) cura la conservazione e l’apertura al pubblico delle miniere d’argento medievali del Monte Calisio. Ecco la loro storia in forma di racconto

Ludwig era una canòpo semplice: tutto il giorno a sgobbare in miniera, a strisciare nei cunicoli con un filo di luce, a respirare polvere… cosa avrebbe dovuto fare la sera, se non andarsi a scolare qualche buon litro di vino alla taverna?

La gente del paese non era molto amichevole, ce l’avevano con i canòpi, gli knappen, i minatori tedeschi, perché non pagavano le tasse come gli altri, rendevano conto direttamente al Principe vescovo con la percentuale di minerale, e perché tagliavano i boschi per far posto agli scavi, o per fare carbone per i forni…

“Ma non è mica colpa nostra! Insomma, le leggi le hanno sempre fatte i padroni, da che mondo e mondo… E poi si sa, in realtà ce l’hanno con noi perché siamo stranieri, veniamo da fuori a rubare il lavoro… Ma vorrei vedere se sanno trovare l’argento nel bosco! Li sfido a scavare una galleria o un pozzo che stia in piedi, che non ti crolli sulla testa, a capire dove va la vena, a seguirla senza che manchi l’aria, senza che si allaghi tutto perché hai raggiunto la falda…

Il Vescovo ha chiamato noi dalla Baviera perché siamo dei professionisti, scaviamo miniere da secoli… mio nonno e il nonno di mio nonno erano minatori!”

Dopo il terzo bicchiere era sempre così…

Ecomuseo Argentario pozzo

Ecomuseo Argentario (Trento): uno dei pozzi delle antiche miniere d’argento del Monte Calisio

Amava il suo lavoro, nonostante tutto: scoprire la vena, vederla luccicare nella terra, seguirla dentro la montagna, studiando il modo di non far crollare la galleria, lasciando dei pilastri ogni tanto, riempiendo i vuoti con le rocce di scarto. E poi, condividere la giornata con i compagni, cantare le canzoni della propria terra tornando dal bosco…

Non era il buio, non era la fatica che lo faceva arrabbiare. Era la diffidenza della gente, l’oste che non offriva mai, gli altri avventori che non scambiavano mai una parola.

Era il 25 aprile del 1260. Il giacimento del Calisio si stava esaurendo, ormai era da un po’ che non usciva minerale buono. Molti canòpi se n’erano già andati a cercare altrove: sembrava che ci fossero delle vene interessanti in Val dei Mòcheni, poco lontano.

Ma Ludwig aveva nostalgia di casa, e non vedeva futuro nel Principato di Trento…

Quella sera, dopo il quarto bicchiere, decise che avrebbe passato l’estate in Baviera, e che magari avrebbe cambiato lavoro. Magari sarebbe diventato un contadino. Magari avrebbe iniziato a coltivare luppolo per qualche monastero. In fondo a lui non era mai piaciuto il vino: sarebbe tornato alla sua amata birra…

Autore

  • Lara Casagrande

    Dopo la laurea in archeologia medievale a Padova, ha lavorato a un progetto sulle miniere antiche e da allora le miniere sono la sua passione e anche il suo lavoro. Prima come curatore della sezione dedicata alle miniere del Muse di Trento, e dal 2014 come responsabile dell'Ecomuseo Argentario, un museo all’aperto nato per tutelare e valorizzare le miniere medievali del Monte Calisio. Ama camminare nella natura, esplorare nuovi luoghi e, quando possibile, viaggiare verso nord.

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