Archeostorie ha seguito da vicino la loro campagna di crowdfunding, e ha poi intervistato la curatrice del primo volume e direttore della rivista, Maja Gori, per scoprire i segreti di un percorso ben fatto, un vero modello.
Siamo un gruppo eterogeneo con background assai diversi, e proprio questa diversità è il nostro punto di forza. Io sono un’archeologa protostorica, mi sono laureata all’Università di Roma “La Sapienza” e , e dopo aver finito un dottorato fra Heidelberg e Parigi ora lavoro come post-doc a Heidelberg (dove Maja vive con il marito tedesco e due bambini biondissimi di 1 e 4 anni ndr). Collaboro con diversi progetti di ricerca, principalmente nell’Est Europa (Serbia, Albania, Grecia), e ho un legame profondo con l’archeologia dei Balcani dove ho vissuto per due anni e lavoro dal 2005. Gli altri del gruppo sono: Alessandro Pintucci, presidente della Confederazione italiana archeologi (Cia) e dottorando alla Sapienza; Elisa Cella, archeologa post-doc e curatrice del Museo Etrusco Romano di Trevignano Romano; Martina Revello Lami, archeologa poliedrica e dottoranda presso l’Università di Amsterdam; Paolo Pecci, archeologo subacqueo e coordinatore di un progetto internazionale di archeologia marittima.Parlami della rivista, di cosa si tratta esattamente?
Il nostro progetto in realtà è nato dieci anni fa, ma i tempi – e noi stessi – non erano maturi. All’epoca uscì on-line quello che oggi chiamiamo il numero 0 di una rivista scientifica nata in seno alla Cia di cui siamo tutti membri, con l’obiettivo di ridefinire il ruolo dell’archeologia nella società contemporanea. Oggi abbiamo le idee molto più chiare: Ex Novo è uno spazio aperto e accessibile a tutti dove l’archeologia incontra la società, dove accademici e professionisti raccontano le loro ricerche condotte con approccio multidisciplinare a un pubblico di archeologi e appassionati che, in questo modo, sono coinvolti nelle problematiche della ricerca archeologica e del rapporto di quest’ultima con la società. Per fare questo stiamo lavorando alla creazione di un sito web con spazi dedicati al confronto con il pubblico (il sito provvisorio lo trovate qui www.archeologiaexnovo.org), mentre il primo numero della rivista scientifica uscirà sia online che in formato cartaceo.
I soldi che avete chiesto con il crowdfunding a cosa servono?
A finanziare il sito web, a registrare la rivista in Tribunale e a stampare il primo numero.
Qual è il tema del primo numero?
Sono gli atti di una sessione del XX Incontro annuale dell’European Association of Archaeology che si è tenuto a Istanbul nel 2014. Il tema riguardava l’impatto della caduta del comunismo sul patrimonio culturale europeo, e quindi anche sull’archeologia, in particolare l’archeologia albanese.
Veniamo ora al crowdfunding. Perché avete scelto questa forma di finanziamento?
Volevamo metterci alla prova. Volevamo capire quale impatto il nostro progetto potesse avere sulla società e sugli archeologi; per noi è stato una specie di esperimento, uno studio.
Con quale criterio avete scelto la piattaforma di crowdfunding?
Beh all’inizio avevamo valutato una piattaforma – experiment.com – che raccoglie progetti universitari legati a pubblicazioni scientifiche, ma è americana e non ospita progetti scientifici basati al di fuori dei confini statunitensi. Poi abbiamo preferito un approccio più commerciale: Kickstarter è sia commerciale che internazionale.
Quanto lavoro c’è dietro l’elaborazione di un progetto di crowdfunding?
Tantissimo, noi abbiamo lavorato tre mesi e mezzo per preparare il progetto.
Su cosa avete puntato?
Sicuramente sulla qualità e sulla collaborazione. Abbiamo lavorato molto sui premi per i donatori, abbiamo coinvolto amici artisti che hanno messo a disposizione le loro opere, in particolare Andrea Albini a cui appartiene anche l’immagine-simbolo di Ex Novo, e Cristiano Piacenti, artista di fama internazionale che ha firmato per noi 20 stampe originali.
La vostra raccolta fondi è stata fatta nel mese di dicembre. È casuale o avete scelto il mese in cui siamo tutti più buoni?
Beh, eravamo pronti un po’ prima ma abbiamo deciso di aspettare dicembre perché sì, siamo tutti più buoni e generosi!
E avete fatto bene! Siete in grado adesso di capire qual è il profilo dei vostri donatori?
Sì, più o meno. Sappiamo che i nostri donatori sono stati 68 di varia “estrazione”: c’è il professore universitario – e questo ci fa pensare che stiamo andando nella direzione giusta – ma anche la guida turistica, ci sono studenti di archeologia ma anche persone non addette ai lavori. Quasi tutti sono italiani. Ancora non siamo in grado di fornire dati più precisi circa la provenienza, l’età, il sesso, etc. I dati sono in via di elaborazione e studio e verranno pubblicati su Ex Novo.
Sicuramente ha influito, ma non tanto come si potrebbe pensare. Desidero chiarire che la rivista, seppur nata in seno alla Cia, è scientificamente autonoma e indipendente. Ovviamente i membri della Cia sono stati la prima comunità di riferimento per il lancio della campagna, e molti ci hanno finanziato.
Oltre ai canali istituzionali della Cia e al nostro sito internet, abbiamo usato facebook. Abbiamo realizzato una fan page di Ex Novo che oggi ha oltre 700 followers, e che con un approccio informale e alto profilo scientifico ha “martellato” il pubblico e ci ha dato visibilità.Passiamo al futuro. Quali progetti avete per il sito e per la rivista?
Stiamo lavorando a entrambi. Per il sito stiamo studiando le soluzioni migliori per gestire il confronto con il pubblico, mentre per la rivista stiamo valutando se uscire con cadenza semestrale o annuale.
Come pensate di finanziare il lavoro di gestione del sito e i prossimi numeri della rivista?
Vogliamo partecipare a bandi europei per finanziarci e stiamo lavorando a varie opzioni di finanziamento.
Grazie Maja, per adesso vi faccio un grande in bocca al lupo, continueremo a seguirvi in attesa di vedere come Ex Novo prenderà forma.
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