La storia comincia con un concorso di bellezza per sposare un principe. Non siamo però a Salsomaggiore o in un reality show, ma a Costantinopoli nell’anno 882 d.C., e il principe che cerca moglie è Leone VI, giovane erede al trono di Bisanzio. Vince la bella Teofano ma, poiché non è neppure una fiaba, vivrà poco e di certo non felice e contenta: non dev’essere stato facile per lei essere la prima moglie di Leone VI, imperatore inquieto non solo dal punto di vista matrimoniale.
Fine intellettuale e giurista, Leone passa la vita a combattere contro una sorte infausta che lo rende vedovo per ben tre volte e senza eredi. Una condizione difficile per un augusto bizantino che non solo ha bisogno di un figlio a cui lasciare il trono ma, per come è organizzata l’etichetta di corte, anche di una augusta che regni assieme a lui e divida con lui i gravosi compiti che il potere comporta. E che d’altro lato, proprio perché imperatore bizantino e cristianissimo, si trova invischiato da consuetudini e divieti morali e religiosi che gli imporrebbero di non risposarsi dopo la vedovanza, e gli vieterebbero anche di avere relazioni extraconiugali e concubine.Il saggio di Paolo Cesaretti Le quattro mogli dell’imperatore, è il racconto di un uomo che si sforza di vivere la propria vita aggirando e qualche volta restando schiavo di regole e consuetudini avite. Così Leone, che da giovane aveva tuonato contro le nozze plurime invitando i vedovi a rimanere tali dopo la morte della consorte, si trova nella condizione di essere lui stesso vedovo più volte. Sposato in prime nozze con una donna problematica che, provata dalla morte del figlio, preferisce mortificarsi in digiuni fino alla morte per inseguire un suo ideale di santità (e infatti la faranno santa); poi perdutamente innamorato di un’altra donna che vuole sposare e con cui arriva a convivere per mettere la corte e le autorità religiose davanti a una specie di fatto compiuto, ma che lo lascia di nuovo vedovo e senza eredi; quindi marito tiepido di una terza moglie poco amata, diventa solo alla fine padre e marito finalmente felice di una quarta compagna che gli sopravviverà.
Leone VI e i miti sfatati su Bisanzio
Leone è un personaggio affascinante e la storia della sua vita, oltre a gettare una luce su un periodo poco noto ai non specialisti della storia bizantina, aiuta anche a sfatare molti dei miti e degli stereotipi più diffusi su Bisanzio e la sua cultura. La civiltà bizantina viene infatti generalmente considerata chiusa e bigotta, mentre fu in realtà un mondo di ascese politiche e sociali rapidissime e di altrettanto veloci tracolli, piena di militari che arrivarono al soglio imperiale impalmando auguste vedove o impadronendosi del potere con congiure e tradimenti, e di piissimi governanti che però trovano il modo di aggirare i divieti dei patriarchi e di limitare con brutalità le ingerenze dei monaci. Il tutto in una città, Costantinopoli, che si rivela spregiudicata e alle volte anche schiettamente godereccia.
Il libro di Cesaretti è un magnifico affresco che consente di gustare con una veduta d’insieme tutto questo, e tratteggia con penna sapiente una storia complessa sia dal punto di vista degli eventi che per le psicologie dei personaggi coinvolti. E’ un ritratto intrigante non solo di un uomo e della sua vicenda personale travagliata e complessa, ma di una civiltà molto particolare, e viene raccontato con uno stile sobrio e piacevole anche per i non specialisti. Un libro che non può mancare sul comodino e nella biblioteca di chi ama la storia dell’impero d’Oriente ma anche le vicende personali che diventano specchio e riassunto di un’epoca.
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