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Le azioni del nostro Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale in mostra a Montecitorio

I successi del nostro Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale in mostra a Montecitorio

7 Febbraio 2018
Dal carro di Eretum, per la prima volta in mostra in Italia, a un rilievo funerario di Palmira, quale modo migliore per celebrare la nostra Costituzione dei successi dei nostri ‘Carabinieri dell’arte’?

Non solo reperti ma custodi di un passato che ancora racconta e insegna. Non solo opere d’arte ma espressioni tangibili di un patrimonio culturale di cui l’umanità intera, oltre l’Italia, ha seriamente rischiato di essere privata. Testimoni di civiltà è il titolo, appropriatissimo, della mostra inaugurata il 23 gennaio scorso a Palazzo Montecitorio a Roma, e organizzata dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, in collaborazione con il Mibact.

Le attività del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale

Una selezione simbolica di quattordici beni rubati, recuperati o tratti in salvo negli anni grazie all’attività investigativa e di diplomazia culturale dei ‘carabinieri dell’arte’, da quasi mezzo secolo specializzati nelle indagini in questo settore, e che sono ospitati nella sala della Lupa, forse la più bella, di certo la più prestigiosa di Montecitorio, quella che conserva i verbali del referendum istituzionale del 2 giugno 1946 e la copia originale della Costituzione. Costituzione che, all’articolo 9, sancisce come la tutela del patrimonio storico e artistico rientri tra i compiti della Repubblica. La mostra rientra proprio tra le iniziative della Camera dei Deputati per celebrare i 70 anni della nostra Costituzione.

“Seguendo il percorso della mostra – sottolinea l’archeologa Daniela Porro, cui è stata affidata la curatela scientifica – si può capire la bellezza e l’importanza di queste opere ma anche il pericolo continuo cui i beni culturali si trovano esposti. Essi sono molto spesso oggetto di un intereresse malsano da parte di mercanti e collezionisti, ed è anche per tale via che vengono incentivate le azioni malavitose ai danni del nostro patrimonio. Per questo assume un valore straordinario l’attività del Comando Tutela, grazie alla quale è stato possibile far rientrare nelle loro sedi reperti o capolavori d’arte trafugati da scavatori clandestini o asportati illecitamente dal nostro paese. E non solo”.

Guerre e calamità naturali

Tra gli oggetti recuperati è possibile infatti ammirarne uno proveniente da una zona di guerra, la Siria, per la precisione dall’area archeologica di Palmira. Si tratta di un rilievo funerario maschile, in pietra calcarea e risalente al I-II secolo d. C., rinvenuto nel 2011 in Piemonte, nell’abitazione di un collezionista astigiano. Il bene, di cui è stata confermata l’autenticità, sarà rimpatriato non appena le condizioni generali di sicurezza verranno ripristinate.

Tre manufatti arrivano invece dalle terre martoriate dal sisma che nel 2016 ha straziato l’Italia centrale e inferto al patrimonio culturale delle regioni colpite profondissime ferite: una scultura lignea, distesa, raffigurante San Francesco, che era conservata nell’omonima Basilica ad Amatrice e altre due tele di soggetto mariano, una pala d’altare di Giambattista Tiepolo del 1740, raffigurante l’Apparizione della Madonna con il bambino a San Filippo Neri e una tavola nota come la Madonna dei Monti, tratte in salvo, rispettivamente, dalla chiesa di San Filippo di Camerino (Macerata) e dalla chiesa di San Martino di Cascia (Perugia).

Furti e saccheggi

Non di guerre o terremoti, ma di colpi messi a segno da topi d’arte e tombaroli senza scrupoli nonché dei recuperi, avvincenti, a volte rocamboleschi, dei segugi d’arte dell’Arma, ci parlano le altre opere che si incontrano proseguendo nella visita.

Accuratamente riposti in una teca, quattro fogli manoscritti miniati testimoniano di un furto risalente al 1986, quando dodici corali in pergamena vengono sottratti dal convento di Santa Maria in Aracoeli, a Roma. I carabinieri entrano in azione. Setacciano i principali mercati antiquari d’Italia finché, l’anno dopo, ne ritrovano uno a Bollate (Milano). Il rigattiere sotto il banco ne strappava le pagine, vendendole separatamente. Con le miniature ritagliate dai manoscritti aveva realizzato, per la gioia dei clienti, paralumi e quadretti.

Torniamo indietro nel tempo, ma di un decennio appena. Nel 1977, a Napoli, scompare dalla chiesa di San Giovanni a Carbonara una scultura marmorea raffigurante San Giovanni Battista e custodita nella Cappella Caracciolo. Viene scovata quasi quarant’anni dopo, in Belgio. Le indagini dei carabinieri ricostruiscono il ‘viaggio’ dell’opera, esportata illegalmente all’indomani del furto: dopo diversi passaggi di mano era stata acquistata da un antiquario che ne ignorava la provenienza illecita, e che nel dicembre del 2016 l’ha restituita all’Italia.

La ‘prima volta’ del carro di Eretum

Un altro celebre ‘latitante’ domina la scena, troneggiando al centro della sala della Lupa. È il Carro di Eretum. O meglio, ciò che resta del carro da battaglia, rivestito di lamine di bronzo dorato, appartenuto a un principe sabino e rimpatriato, anch’esso, dopo più di quarant’anni di ‘obbligato’ soggiorno all’estero, stavolta in Danimarca, nella Ny Calsberg Glyptotek di Copenhagen. Il carro, un pezzo d’eccezione, risalente al VII-VI a.C. e di stile orientaleggiante, viene presentato per la prima volta al pubblico italiano. Fu rinvenuto nel corso di uno scavo clandestino in una delle tombe della necropoli di Colle del Forno a Fara Sabina, l’antica Eretum, e trafugato insieme ad altri oggetti del suo corredo, fra cui armi, scudi, ceramiche, gioielli, un pettorale d’oro.

La vicenda del suo ritrovamento è degna di un romanzo di ‘art investigation’, dall’intreccio internazionale. Protagonisti, oltre ai Carabinieri, spregiudicati trafficanti d’arte di riconosciuta fama come Giacomo Medici e Robert Hecth. Grazie alla documentazione sequestrata dai militari nel 1995 nel Porto franco di Ginevra, regno di Medici, e in seguito nella dimora parigina di Hecth, è stato possibile instaurare un procedimento penale che ha portato alla confisca del bene. Il resto è storia recente: in virtù di un accordo siglato con il Mibact, il museo danese ha riconsegnato carro e corredo all’Italia nel luglio del 2016.

Triade Capitolina Superstar

Altrettanto affascinante e intricata la storia del recupero di un altro tesoro della nostra archeologia, la Triade Capitolina, uscita per l’occasione dal Museo archeologico ‘Rodolfo Lanciani’ di Guidonia Montecelio, che la ospita dal 2012. È un unicum dal valore inestimabile perché si tratta della sola copia a noi giunta ben conservata della celebre scultura che raffigura insieme Giove, Giunone e Minerva, le tre maggiori divinità dei romani. La Triade era venuta alla luce, nell’estate del 1992, nell’area dell’Inviolata, l’antica Tibur, dove la banda di tombaroli capeggiata da Pietro Casasanta stava rivoltando a colpi di ruspa un latifondo di età imperiale. Grazie alle tempestive indagini avviate dai Carabinieri, all’epoca guidati dal colonnello (in seguito generale) Roberto Conforti, e in particolare dai marescialli Roberto Lai e Filippo Tomassi, in meno di due anni, la Triade, già immessa sul mercato clandestino, torna a casa.

Ancora furti

Ed è sempre Lai, insieme al maresciallo Pompeo Micheli, a condurre le indagini che porteranno al ritrovamento di un’altra delle opere esposte, il Compianto di Adamo ed Eva sul corpo di Abele, dipinto da Giovan Battista Caracciolo, detto Battistello, tra il 1620 e il 1630. La tela, rubata negli anni Novanta nel castello D’Ayala di Valva (Salerno), di proprietà del Sovrano Militare Ordine di Malta, era finita nelle mani di un antiquario cagliaritano ed è stata a questo sequestrata nel dicembre del 2013.

Degni di nota anche due dei più recenti recuperi effettuati dai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale. Sono opere di statuaria romana, di età imperiale, asportate durante la seconda guerra mondiale dal Museo civico di Sessa Aurunca (Caserta) e ritrovate negli Stati Uniti. Il ritratto dell’imperatore Tiberio era finito nella collezione di un privato, la testa del generale Druso Minore invece, a seguito di una serie di passaggi di proprietà, era stata acquistata nel 2004 dal Cleveland Museum of Art. Entrambi i reperti sono rientrati in Italia tra il gennaio e il giugno del 2017.

Per tutti coloro che desiderano farsi ‘rapire’ dalle storie di queste opere e dalle loro suggestioni, la mostra rimarrà aperta fino al 28 febbraio. L’ingresso è libero.

 

Testimoni di civiltà. L’art. 9 della Costituzione. La tutela del patrimonio culturale della Nazione
Roma, Palazzo Montecitorio, Camera dei Deputati, Sala della Lupa
Fino al 28 febbraio 2018
Orario: dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 18. Ingresso libero

Autore

  • Laura Sudiro

    Giornalista e autrice di documentari, l’archeologia è la sua seconda laurea ma la prima passione: ne scrive per periodici e riviste online. Nel 2015 ha pubblicato, con Giovanni Rispoli, Oro dentro (Skira), biografia del celebre archeologo e militare Fabio Maniscalco, ucciso da un tumore a seguito dell’esposizione all’uranio impoverito durante le missioni nei Balcani.

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