Attenzione! Lavoro in corso. Chi di noi non è incuriosito dal segnale triangolare di pericolo, che preannuncia un cantiere? Su noi italiani esercita un fascino così irresistibile che il termine umarell dal 2021 è entrato nel dizionario Zingarelli per indicare “un pensionato che si aggira presso i cantieri di lavoro”.
E a Roma ora è possibile curiosare nel cantiere di costruzione di uno dei monumenti più iconici del mondo antico: la Colonna Traiana. Fino al 30 aprile 2024, il corridoio del secondo ordine del Colosseo si trasforma in un viaggio nel tempo, riportandoci all’aprile 113 d.C., poche settimane prima dell’inaugurazione della Colonna.
La mostra Colonna Traiana. Il racconto di un simbolo è organizzata dal Parco archeologico del Colosseo e dal Museo Galileo – Istituto e Museo di Storia della Scienza con la curatela di Alfonsina Russo, Federica Rinaldi, Angelica Pujia e Giovanni Di Pasquale.
Un monumento eccezionale
Il monumento fu commissionato dall’imperatore Traiano al termine della sua seconda vittoriosa campagna di Dacia (105-106 d.C., mentre la prima campagna è degli anni 101-102 d.C.) e celebra la vittoria attraverso la rappresentazione degli eventi principali delle due campagne sul fregio, composto da oltre 150 scene per 200 metri di lunghezza, che corre lungo la colonna. La cella alla sua base, inoltre, fu concepita per custodire le ceneri dell’imperatore.
Tuttavia, questa non è una mostra sulla Colonna Traiana per come la conosciamo, né sulla storia che i suoi bassorilievi raccontano, né sull’imperatore che l’ha voluta. Le informazioni di contesto, infatti, si possono dedurre da qualche installazione multimediale o attraverso la lettura di alcune didascalie, ma non sono certamente il focus della mostra. Ciò rischia in verità di creare un po’ di confusione e spaesamento in un pubblico di meno esperti, che percorrendo i meandri del Colosseo si trova all’improvviso a sentir parlare di ‘Colonna Traiana’ senza avere un’idea molto chiara di cosa sia.
Noi umarell
L’obiettivo della mostra, infatti, è espressamente chiarito dalla dichiarazione d’intenti e di temi che accoglie il visitatore all’ingresso: offrire un punto di vista nuovo e inedito sulla costruzione del celebre monumento. Ed ecco che, all’improvviso, diventiamo ‘umarell’ davanti al cantiere di costruzione della Colonna Traiana. Le possenti arcate del Colosseo sono trasformate in porzioni della Colonna, attraverso la riproduzione fotografica dei fregi in scala 1:1, grazie all’efficace progetto espositivo firmato da Andrea Mandara con Claudia Pescatori.
A darci il benvenuto nel cantiere della Colonna Traiana è, ovviamente, il suo architetto: Apollodoro di Damasco, siriano, che accompagnò probabilmente Traiano durante la campagna militare in Dacia e a cui l’imperatore affidò il compito di celebrarne la memoria.
Il cuore della mostra sono i modelli in scala delle macchine impiegate nella costruzione, ideati e realizzati dallo scultore Claudio Capotondi, novello ‘Maestro delle Imprese di Traiano’, e da lui donati al Museo Galileo di Firenze. Dalle cave di marmo nelle Alpi Apuane, fino al trasporto e alla lavorazione nel cantiere di Roma, questa mostra svela l’arte e la tecnica necessarie per la costruzione della Colonna Traiana. I modelli sono accompagnati da fedeli video-ricostruzioni 3D, realizzate dal Museo Galileo, che li mostrano in azione, rendendo la loro comprensione ancora più accessibile e riuscendo a seguire, passo per passo, il lavoro fatto da centinaia di uomini per portare a compimento l’impresa.
Tecniche di costruzione romane
L’esposizione è arricchita da alcuni reperti archeologici, perlopiù in forma di copia, che forniscono informazioni di contesto: rappresentazioni su bassorilievi di macchine simili a quelle probabilmente usate nel cantiere della Colonna, e qualche raro strumento antico proveniente dai siti vesuviani.
Una volta issato l’ultimo blocco, il colossale capitello da 45 tonnellate, e completata la costruzione con una statua dell’Imperatore, il racconto della mostra fa un salto temporale a oltre la caduta dell’Impero romano d’Occidente, per far conoscere la storia della fama della Colonna dal Medioevo ai giorni nostri. Seppur meno avvincente del racconto precedente, questa sezione fa capire come la Colonna si sia col tempo trasformata in simbolo, come chiarisce anche il titolo stesso della mostra, concentrandosi in particolare sul tentativo di smontaggio da parte delle truppe francesi, e sulla storia dei suoi famosi calchi, distribuiti nei musei di tutta Europa.
Le storie della Colonna Traiana
La mostra si conclude con un’installazione immersiva che racconta la storia delle due campagne di Dacia. Purtroppo risulta poco convincente, proprio per la sua collocazione al termine e non all’inizio della mostra, come sarebbe stato auspicabile. Ed è anche poco coerente, dal punto di vista grafico e stilistico, con le altre installazioni che hanno accompagnato il percorso della mostra.
Sebbene non ancora disponibile al momento dell’inaugurazione, l’esperienza di visita sarà prossimamente arricchita da una webAPP in italiano e inglese e, grazie alla collaborazione con l’Ambasciata di Romania, anche in lingua romena.
Colonna Traiana. Il racconto di un simbolo è un’occasione imperdibile per conoscere uno degli aspetti più straordinari e rappresentativi del genio degli antichi romani: le loro capacità e innovazioni ingegneristiche. Mettendo per una volta in secondo piano il valore estetico di un intramontabile capolavoro artistico, la colonna ci viene disvelata nei suoi segreti più tecnici e concreti, arricchendo ulteriormente il suo fascino millenario.
La Colonna Traiana. Il racconto di un simbolo
a cura di Alfonsina Russo, Federica Rinaldi, Angelica Pujia e Giovanni Di Pasquale
Roma, Colosseo, fino al 30 aprile 2024
info www.colosseo.it
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