Classici in cammino è un’immagine stupenda. In sole tre parole te li fa vedere, i nostri classici. In movimento. Immagini Omero a passeggio per la sua città ionica a intercettare storie e umori della gente; o Sofocle impegnato a dibattere con Pericle per le vie d’Atene, mentre tutti gli fanno largo; o il povero Ovidio lungo le languide sponde del Mar Nero; oppure il nostro Dante esule per le corti d’Italia; o persino Leopardi per le vie di Napoli, da una pasticceria all’altra.
Poi però immagini anche passeggiate improbabili: Petrarca a braccetto con Virgilio, Boccaccio con Aristotele e Dante stesso. Tutti assieme. Giorgio Ficara, l’autore della raccolta di saggi, è un italianista e dunque parla perlopiù di classici e scrittori della nostra lingua, ma il suo discorso illumina l’idea di classico in generale. La mostra chiara e precisa, e fa capire quanto sia utile e persino indispensabile. E la fa amare.
Come camminano i classici
Mi piace camminare. Cammino tanto da sempre, sin da bambina. Soprattutto in montagna, ma invero dappertutto. Camminare è, a parer mio, l’unico modo per scoprire il mondo. Passo passo, sentendo la diversa consistenza della terra sotto i piedi, percepisco i suoi umori e quelli delle sue genti. Ma camminare mi fa capire anche me stessa, oltre a terre e genti. Quel variare di consistenza mi stimola i neuroni, li fa girare a velocità sempre diverse, e mi sprona così a pensare in modi sempre diversi. Si dice che camminare fa venire le idee perché è attività meccanica: da Aristotele in poi, è chiaro quanto il movimento delle gambe sia tutt’uno con quello della mente. Per me è sempre stato un po’ più complicato di così: a seconda di dove sono e come cammino, penso anche in modo diverso. La camminata non è mai neutra ma una scoperta e un’illuminazione continua.
Ed è proprio questa la camminata dei classici, come la narra Ficara. Opere che non smettono mai di stupire e arricchire chi le frequenta perché sono in movimento perenne. E a seconda di dove e come si muovono, mettono in moto pensieri diversi che possono a loro volta innescare nuovi movimenti e aprire nuovi orizzonti, e diventare a loro volta ‘classici’.
Più che maestri, compagni
Che siano Petrarca e Boccaccio a vedere negli antichi dei compagni di cammino che li aiutano lungo la via; o Giuseppe Pontiggia a trovare in ogni classico l’umanità più personale e più vera; o il raffinatissimo editore Alberto Tallone a raggiungere una tale perfezione di stampa, da consentire al lettore di scivolare senza sforzo sui testi. Si ha sempre l’impressione di vedere una boccia che ne colpisce un’altra innescandone il movimento.
Ficara non si esime dal passare in rassegna le molte idee sui ‘classici’ di chi ci ha preceduto, scrittore o teorico della letteratura che sia. Anche chi li giudica lontani e arrugginiti. Ma la sua tesi traspare chiara da ogni pagina, e non smette mai di camminare.
Auctoritas in movimento
Un classico è l’esatto opposto di qualcosa di imbalsamato, o di così alto nelle nostre gerarchie ideali da essere irraggiungibile e indiscutibile. Se i classici hanno un’autorevolezza, è proprio nella loro capacità di intrecciare dialoghi con noi. Di essere in fondo come quella palla di neve che rotolando a valle s’ingrandisce sempre più, senza mai disperdersi.
Dopo aver letto Classici in cammino non smetterò più, ma proprio più, di calcare i terreni del mondo in compagnia dei miei classici.
Giorgio Ficara
Classici in cammino
Marsilio, 2021, pagine 192, euro 19
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