Storia di una scoperta
Era il 2016, una fresca mattina di fine inverno. Con un gruppo di amici – nonché colleghi archeologi – stavamo facendo una delle nostre consuete passeggiate sull’altopiano ibleo nel territorio di Noto (Siracusa), completamente ignari che quel giorno avrebbe segnato l’inizio della nostra avventura.
Quella mattina, infatti, scoprimmo all’interno di una tomba ipogeica i resti di un’incisione ebraica e altri segni fino ad allora mai segnalati, e questi risvegliarono in noi – Antonino, Claudia e Salvatore – entusiasmi e nuove idee. Volevamo rendere nota la scoperta: volevamo informare gli esperti ma soprattutto la comunità, per dare nuovi impulsi e nuove energie al territorio.
Iniziò così una fase di grande lavoro tra analisi della scoperta e riflessioni su come valorizzarla coinvolgendo la comunità, i privati e gli altri attori locali, per innescare un nuovo processo.
Grazie al sostegno finanziario di cinque imprese di Noto, Palazzolo Acreide e Canicattini Bagni (un birrificio, due strutture ricettive e altre due di ristorazione) riuscimmo a dare concretezza alle nostre idee: solo pochi mesi dopo, organizzammo una conferenza stampa per annunciare la realizzazione di un sentiero tracciato da una nuova pannellistica e di un fumetto divulgativo, e l’avvio di un progetto di ricerca.
Un varco nella roccia, un dialogo tra passato e presente
Da questo entusiasmo e da queste energie creative nel maggio del 2017 è nata l’associazione culturale Aditus in rupe, che dall’esperienza del 2016 ha ereditato l’obiettivo di conoscere e promuovere il ricco patrimonio archeologico e naturalistico dei Monti Iblei.
Sia nel nome che nel logo abbiamo voluto omaggiare il territorio ibleo richiamando le numerosissime cavità rocciose che costellano quella zona della Sicilia. Aditus in rupe significa infatti ‘varco nella roccia’, come quello rappresentato dalla tomba preistorica scelta come logo e ancora oggi ammirabile in territorio di Noto nella contrada Cugno Case Vecchie.
Parola chiave di Aditus in rupe: #Conoscenza
Attività pilota dell’associazione è la ricerca scientifica. Archeologi, naturalisti ed esperti di rilievo e modellazione 3D sono costantemente al lavoro per approfondire e arricchire di nuovi dati la conoscenza dei siti archeologici del territorio che, a eccezione di alcuni particolarmente noti come Pantalica, risultano ancora oggi del tutto sconosciuti.
L’ipogeo ebraico era, infatti, una delle tante antiche cavità poco conosciute degli Iblei, e la scoperta di un candelabro a sette braccia (menorah) inciso all’interno di una delle sue pareti l’ha finalmente portato all’attenzione di tutti. La nostra ricerca ci ha permesso di inquadrarlo nel contesto di una necropoli bizantina di V-VI sec. d.C., costituita da diverse tombe a fossa e da piccoli ipogei e arcosoli scavati nella tenera roccia calcarea.
Ma soprattutto, il candelabro ha fornito una testimonianza importante della coesistenza tra comunità cristiane e giudaiche nel medesimo territorio, e ha arricchito il quadro delle già note evidenze ebraiche del comprensorio ibleo.
Oltre all’ipogeo ebraico, la nostra attenzione è stata recentemente attirata da alcune tombe preistoriche nella piana di Floridia, finora inedite: ci stiamo lavorando da diversi mesi oramai.
Di ogni sito realizziamo un rilievo 3D, attività che può collocarsi in una posizione intermedia fra ricerca scientifica e comunicazione. Ci siamo infatti concentrati da subito sul rilievo fotogrammetrico di alcuni siti rupestri del territorio ibleo (ambienti ipogeici, tombe preistoriche) grazie al quale abbiamo potuto ricavare nuove e importanti informazioni per comprendere le caratteristiche architettoniche e topografiche delle cavità rocciose e delle formazioni ipogeiche tipiche del territorio ibleo. Per esempio, abbiamo potuto cogliere aspetti che a occhio nudo non sono percepibili, come certi dettagli architettonici sui prospetti di alcune tombe preistoriche, chiari indizi di una volontà di monumentalizzazione. Se si aggiunge il fatto che tali particolarità si trovano in posizione isolata o preminente, è sicuramente possibile attribuire loro il ruolo di markers territoriali e connotarle come simboli di elevato status sociale.
Inoltre, i modelli 3D realizzati dal nostro esperto topografo Salvatore Russo hanno permesso di ottenere dati estremamente utili non solo per lo studio delle evidenze archeologiche, ma anche per fronteggiare casi di degrado: la points cloud o la mesh sono state infatti utilizzate per l’analisi di fessure e criticità morfologiche come lesioni e piccoli crolli.
Noi vogliamo creare un archivio digitale dei casi studio finora esaminati. Attraverso il portale web di condivisone dei modelli tridimensionali Sketchfab, nel del profilo dell’Associazione, è già possibile visualizzare alcuni complessi sepolcrali di età preistorica che abbiamo studiato, e persino navigare all’interno di essi.
Inoltre, grazie all’ausilio di smartphone e oculus, abbiamo reso possibile la visita virtuale all’interno di queste tombe rupestri, così da poterle osservare da un punto di vista inedito e privilegiato; spesso infatti, a causa della loro difficile ubicazione, non sono facilmente accessibili.
Senso e valore: l’importanza di comunicare
La ricerca ci permette di rinnovare costantemente la narrazione di questo patrimonio rendendolo attuale non solo nella forma ma anche nei contenuti. Perché lo studio e i dati che acquisiamo trovano un senso solo se condivisi e comunicati alla comunità.
Non parliamo (solo) di comunità scientifica, ma di persone che quotidianamente vivono quel territorio senza conoscerlo a fondo, di amatori che attendono di essere guidati verso nuove scoperte, di gente che aspetta di essere ascoltata perché quelle terre le conosce da sempre.
Non smettere di meravigliarsi
Così, in sinergia con altre associazioni e produttori locali (caseifici, mielifici, birrifici), ora organizziamo escursioni alla scoperta di mete note e meno note degli Iblei, nonché delle eccellenze eno-gastronomiche del territorio.
Abbiamo ideato dei percorsi tematici che, in relazione alle stagioni, propongono sentieri d’acqua o di montagna, al tramonto o alle prime luci del mattino, all’insegna della storia, della natura, delle tradizioni e dell’archeologia.
Giovani, adulti, famiglie e appassionati entrano a far parte della nostra realtà e, pieni di curiosità, partecipano alle escursioni che poi finiscono per diventare vere e proprie esperienze sensoriali ed emotive. Si avvicinano a grandi tombe preistoriche, percepiscono l’odore delle piante aromatiche, avvertono la presenza di animali al pascolo, interagiscono con artigiani e produttori che incontriamo presso antichi casali.
Nell’armonioso equilibrio fra tutte queste componenti, riusciamo a percepire il benessere e la consapevolezza della gente. È proprio in queste occasioni che nel misurato rapporto fra cultura ed emozione cerchiamo di trovare la chiave per comunicare i valori di un territorio e il senso del nostro lavoro.
Il fumetto racconta la natura e l’archeologia
Cerchiamo inoltre di sviluppare continuamente nuove idee e prodotti che ci consentono di ampliare e diversificare il pubblico, sperimentando soluzioni alternative ed esaltanti. Così, dall’estro creativo di Luca Aprile, è nata la collana di fumetti Plinio, uno spazio di comunicazione dove il racconto del testo viene vivacizzato da originali illustrazioni che raffigurano un giovane esploratore alla scoperta della Sicilia.
Il primo prodotto di questa collana è stato dedicato alla storia naturale del sito dal quale è iniziata la nostra avventura: Cugno Case Vecchie. Un anno dopo è stata la volta dei Racconti dalla Terra Sicilia. Viaggio nella storia naturale dell’isola. In entrambi Plinio è un giovane naturalista che ama passeggiare, nuotare, volare ma soprattutto leggere la natura. Ogni dettaglio, forma e presenza diventano, per Plinio, un indizio e una chiave di lettura per la comprensione degli eventi naturali passati e presenti.
Siamo grandi sostenitori dell’idea che le scienze, a partire da quelle naturali, dovrebbero aprirsi a un dialogo con il grande pubblico e a buona ragione il fumetto, come genere letterario, potrebbe diventare uno dei veicoli elettivi per la diffusione di una coscienza ecologica verso la natura sempre più cagionevole e aggredita ferocemente dal genere umano.
Consapevoli delle potenzialità di questo tipo di prodotto, desideriamo prolungare il viaggio del nostro Plinio, e per questo siamo a lavoro su nuovi contenuti e nuove storie da raccontare.
L’avventura continua…
Dall’inizio del progetto il gruppo – originariamente composto da Antonino (presidente), Claudia, Luca, Salvatore, Alessia, Carmelo, Salvatrice, Fabiola e Stefano – si è accresciuto e oggi conta tredici soci, provenienti da background differenti ma prevalentemente archeologi.
Ci confrontiamo quotidianamente su nuove idee e proposte, e proprio il confronto tra punti di vista apparentemente distanti si trasforma in nuovi momenti creativi e di rinnovato entusiasmo. I progetti in corso sono tanti e finora sono stati resi possibili grazie alla forza del gruppo e alla condivisione della passione.
Aditus in rupe nasce da tutto questo. Ci auguriamo di potervi parlare presto dei nostri prossimi traguardi.
Per saperne di più sulle attività e la produzione scientifica dell’associazione, visitate il nostro sito web e i nostri canali social Facebook e Instagram.
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