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Arte e medicina, utili da sempre l’una all’altra - Archeostorie Magazine

Arte e medicina, utili da sempre l’una all’altra

9 Settembre 2020
Un libro di Vincenza Ferrara spiega l'importanza dell’arte sia nella formazione professionale dei medici che nella pratica clinica

Arte e medicina sono due discipline che vanno a braccetto molto più di quanto si possa credere. Lo sa bene Vincenza Ferrara, esperta di didattica dell’arte, che alcuni anni fa è stata invitata a tenere un corso d’arte per gli studenti di medicina della Sapienza di Roma. E le si è aperto un modo.

Ora, dopo confronti importanti con colleghi d’oltreoceano, infinite lezioni tenute a futuri medici e infermieri, seminari in tre-quatto continenti e la creazione di un’associazione nazionale per l’utilizzo dell’arte in contesti ‘altri’, ha scritto un libro per fare il punto di così tante e variegate esperienze.

Il titolo è molto tecnico, L’arte come strumento per la formazione in area medica e sanitaria, ma è lettura che può in realtà ampliare le prospettive di molti, non solo dei medici. Perché se l’arte è in grado di sviluppare le capacità di osservazione, di ascolto, l’empatia, il pensiero critico e la tolleranza all’ambiguità dei medici, può farlo anche per altri professionisti e manager.

Arte e medicina una storia lunga

I medici hanno forse un canale privilegiato, vista la lunga storia di rapporti tra le due discipline che Ferrara esamina. Dagli studi di anatomia del mondo antico che hanno visto la costante collaborazione di artisti e medici; alle molte opere d’arte che ritraggono medici all’opera, utili agli studi di storia della medicina; ai moderni studi di icodiagnostica che ci hanno illuminato su diverse malattie del passato. Parliamo però di tempi e situazioni in cui prevale una visione ‘umana’ del medico che privilegia la sua capacità di entrare in sintonia col paziente, per comprendere al meglio i suoi mali.

In genere, però, il progresso della scienza ha portato a confidare esclusivamente nel suo potere, a guardare più gli esiti degli esami diagnostici che i volti dei malati. Tutte le discipline umanistiche sono state messe da parte, inutili orpelli. Ma sono tornate alla ribalta negli ultimi decenni: finalmente si è capito che il rapporto asettico tra medico e malato non giova a nessuno, ed è stato rivalutato quell’occhio clinico che sa cogliere e interpretare peculiarità del paziente come mille esami non potrebbero fare.

Medical Humanities

Nascono così, prima negli Stati Uniti e poi altrove, le cosiddette Medical Humanities, sorta di cocktail di discipline umanistiche volte ad aiutare i medici sia nel momento formativo che nella pratica clinica. Tra tutte ha spopolato la Medicina narrativa che ha saputo effettivamente sviluppare una maggiore capacità di ascolto dei pazienti. L’arte, invece, è sempre rimasta in secondo piano. Fino a oggi: d’improvviso abbiamo tutti scoperto quanto la contemplazione dell’arte possa giovare alla nostra salute. Meglio tardi che mai. E stiamo cominciando a tornare all’arte anche per aiutare la pratica medica.

Ferrara elenca e spiega tutte le capacità che l’osservazione di opere d’arte può sviluppare nei medici, descrivendole accuratamente e raccontando iniziative ed esperienze di qua e di là dell’Atlantico. Innanzitutto l’arte può insegnare ai medici a non andare di fretta nelle diagnosi, a prendersi il tempo necessario a osservare, individuare particolari, ragionarci sopra in modo non fugace. Se poi l’osservazione (dell’arte, del malato) è fatta in gruppo, si può discutere mettendo a confronto opinioni e interpretazioni diverse, così da sviluppare capacità di dialogo e accettazione di opinioni diverse dalle proprie, per giungere a un’interpretazione ponderata e condivisa.

Visual Thinking Strategies

Ferrara è bravissima ad attivare discussioni di gruppo grazie anche all’utilizzo del metodo delle Visual Thinking Strategies: nato negli anni Ottanta a fini didattici per musei d’arte e scuole, è oramai un must per i futuri medici proprio grazie a Ferrara. E proprio le VTS sono lo strumento privilegiato anche per aiutare i medici a tenere conto, nell’osservare i pazienti, della complessità della natura umana, e per imparare a non arrendersi di fronte a situazioni sconosciute o complesse, cercando sempre una soluzione.

Da ultimo, ora si sta scoprendo che l’arte non solo crea medici migliori, ma fa bene ai medici stessi, oltre che ai pazienti. Sono stati pubblicati solo i primi risultati e gli studi sono ancora in corso, ma oramai è certo: l’osservazione guidata di opere d’arte riduce stress e burnout (o addirittura li previene). Tanti medici ne hanno un grande bisogno. Ma, a dire il vero, anche tutti noi.

L’impaginazione del testo non è ottimale e, per poter seguire agevolmente i molti esempi che Ferrara cita nel suo discorso, sarebbero sicuramente servite più immagini e di dimensioni più grandi. Però oramai c’è Santo Google a venirci in aiuto. Ci possiamo accontentare.

 

Vincenza Ferrara
L’arte come strumento per la formazione in area medica e sanitaria
Aracne, pagine 88, euro 12

Autore

  • Cinzia Dal Maso

    ​Tre passioni: il mondo antico, la scrittura, i viaggi. La curiosità e l’attrazione per ciò che è diverso perché lontano nello spazio, nel tempo o nel pensiero. La voglia di condividere con tanti le belle scoperte quotidiane. Condividerle attraverso la scrittura. Un solo mestiere possibile: la giornalista che racconta il passato del mondo. Scrive su temi di archeologia, comunicazione dei beni culturali, uso contemporaneo del passato, turismo culturale per i quotidiani La Repubblica e Il Sole 24 ore, e per diverse riviste italiane e straniere. Dirige il Magazine e il Journal di Archeostorie.

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