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#visioninarrative ad Assisi per mettere in relazione scuola e arte - Archeostorie Magazine

#visioninarrative ad Assisi per mettere in relazione scuola e arte

18 Febbraio 2020
Due giorni intensi di #visioninarrative per costruire alleanze virtuose tra le scuole e le istituzioni ecclesiastiche del territorio: un’importante iniziativa targata Cei

Un titolo intrigante: #visioninarrative. Scuola e arte, strategie per un racconto. Un incontro di due giorni ad Assisi, organizzato dall’Ufficio per i beni culturali ecclesiastici e dal Servizio per l’insegnamento della religione cattolica della Cei, la Conferenza episcopale italiana.

Si sono messi assieme per costruire una ‘visione’ comune. Per invitare chi insegna la religione cattolica, e chi dirige musei archivi e biblioteche diocesani, ad allearsi per costruire percorsi didattici innovativi. A vantaggio sia della ricezione del messaggio cattolico che dell’apprezzamento dell’arte.

In un paese che mortifica sempre più l’insegnamento della storia dell’arte nelle scuole, questa proposta pare una ventata di aria fresca. È al suo terzo anno di vita (rigorosamente a numero chiuso per la sua natura laboratoriale) e incontra un successo crescente. Inutile dire che venerdì scorso sono salita sul treno per Assisi con grandi aspettative. Ampiamente confermate.

Archeostorie a #visioninarrative

Cosa ci facevo lì? Dove c’è narrazione dell’arte, Archeostorie non può mancare! In questo caso però accompagnavo e sostenevo Vincenza Ferrara che ha condotto il laboratorio del primo giorno sulle Visual Thinking Strategies. È un metodo di didattica dell’arte coinvolgente, magnetico: chi lo prova, non si vorrebbe più staccare dall’opera, alla ricerca dei suoi particolari e significati. Ma soprattutto, è un metodo che non impone conoscenze ma fa sì che ognuno le generi da sé, e soprattutto lo faccia in gruppo nel pieno rispetto delle idee altrui. Anzi, costruendo assieme la storia grazie al contributo di tutti.

Vts a #visioninarrative

Vincenza Ferrara e le Vts a #visioninarrative

Ai partecipanti le Vts sono piaciute, indubbiamente. Ne hanno compreso la potenza, la possibilità che offrono di coinvolgere gli studenti (ma in pratica chiunque) su ogni tipo di messaggio, anche di natura religiosa. Hanno ragionato assieme su come utilizzarle, professionisti della scuola e dell’arte assieme, ed è stato questo l’aspetto più importante.

Perché hanno costruito davvero quelle ‘relazioni’ che sono lo scopo di questi incontri, come ha chiarito don Valerio Pennasso che dirige l’Ufficio per i beni culturali ecclesiastici: “far sì che gli studenti non rimangano chiusi tra le mura scolastiche ma scoprano il territorio in cui vivono”. Evitare insomma che il loro riferimento siano solo i grandi capolavori dell’arte che dilagano nei libri di testo, ma invitarli a scoprire gli stessi valori religiosi anche nella chiesa o nel museo diocesano vicino. Creare un circolo virtuoso che renda l’insegnamento della religione vivo e quotidiano, e i musei diocesani più apprezzati e frequentati da tutti.

Per una nuova estetica

Lo scossone è giunto il giorno dopo con l’ampio e provocatorio discorso di don Giuliano Zanchi. Il cattolicesimo deve innanzitutto rinnovare il suo rapporto con l’arte. È stato importante e virtuoso in passato ma ora non lo è più. La Chiesa continua a vagheggiare un’età dell’oro passata in cui l’arte figurativa rappresentava al meglio i propri intenti, ma è totalmente estranea ai grandi fermenti artistici contemporanei. Non si accorge di quanto l’arte contemporanea sappia esprimere la dimensione del sacro, pur con strumenti diversi dal passato. Le performance d’oggi non sono forse una sorta di liturgie?

Il cattolicesimo deve appropriarsi di quest’arte contemporanea, e costruire con essa una continuità col proprio passato artistico. Deve ricucire la cesura. Zanchi lo ha fatto nel nuovo allestimento del Museo diocesano di Bergamo, gestito dalla fondazione che lui dirige: ha affiancato arte antica e arte contemporanea, per stimolare i visitatori a cogliere i messaggi di entrambi, e le relazioni tra loro. Al museo Zanchi accoglie studenti di continuo, offrendo loro laboratori che invitano a immergersi nel mondo dell’arte contemporanea.

Giuliano Zanchi a #visioninarrative

don Giuliano Zanchi e don Valerio Pennasso a #visioninarrative

Non ho visitato il museo, ma ne ho sentito molto parlare e m’incuriosisce. Nei suoi principi ispiratori riconosco molte delle idee che guidano le narrazioni di Archeostorie: ricostruire il dialogo interrotto tra passato e presente, farlo attraverso l’esperienza dell’arte e in modo provocatorio così da scuotere le menti e gli animi; indurli a mettere in discussione convinzioni e stereotipi per vivere il presente con apertura e consapevolezza vere.

Costruire relazioni

I musei diocesani d’Italia non sono però tutti come Bergamo. Mancano di investimenti seri e soprattutto di visioni (che potrebbero incoraggiare gli investimenti). Spesso la Chiesa non ne comprende a pieno il ruolo e l’importanza, a detta dei molti direttori che hanno partecipato all’incontro di Assisi. E archivi e biblioteche se la passano persino peggio. Insomma tutto il mondo dei beni culturali è paese.

Per questo iniziative come #visioninarrative sono importanti. Mettono in moto meccanismi virtuosi capaci di germogliare ed espandersi. Soprattutto se supportati da strumenti come BeWeb, il portale che cataloga tutti i beni culturali ecclesiastici e fornisce una vetrina alle attività dei rispettivi istituti, e come il sito Vie della Bellezza che si concentra sulle arti come risorsa di educazione alla fede, raccogliendo notizie e buone pratiche.

Con la loro presentazione si è conclusa la due giorni di Assisi, rinnovando quindi il messaggio a fare rete, offline come online. L’unione fa la forza: Assisi ha favorito la creazione di tante unioni.

 

Autore

  • Cinzia Dal Maso

    ​Tre passioni: il mondo antico, la scrittura, i viaggi. La curiosità e l’attrazione per ciò che è diverso perché lontano nello spazio, nel tempo o nel pensiero. La voglia di condividere con tanti le belle scoperte quotidiane. Condividerle attraverso la scrittura. Un solo mestiere possibile: la giornalista che racconta il passato del mondo. Scrive su temi di archeologia, comunicazione dei beni culturali, uso contemporaneo del passato, turismo culturale per i quotidiani La Repubblica e Il Sole 24 ore, e per diverse riviste italiane e straniere. Dirige il Magazine e il Journal di Archeostorie.

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