La giornata non prometteva nulla di buono: nere nubi incombevano sulla baia. Ma proprio per questo l’atmosfera era rarefatta, ferma in un istante senza tempo. Passeggiavo lungo le mura dell’antica Naxos (uno dei poli del Parco archeologico Naxos Taormina): mura ciclopiche a protezione della più antica colonia greca di Sicilia. Imponenti ma anche oneste, e immerse in un paesaggio fantastico di olivi e alberi da frutto. Un giardino che copre oggi tutta l’antica città, lasciando emergere qua e là le vie, i santuari, le case. Un giardino che potrebbe essere aperto a tutti, mi sono detta.
Un parco per tutti
Ero lì per una bella iniziativa, Leggere l’antico, la festa dei libri al parco. Un’idea di una vulcanica insegnante di liceo, Fulvia Toscano, che anima costantemente Naxos di persone e idee. E che la direttrice del parco Vera Greco ha subito accolto: per due giorni ha ospitato stand di editori, presentazioni di libri e riviste, dibattiti, spettacoli, visite guidate, laboratori. Proprio una bella occasione di conoscenze e incontri.
“Sei stata a visitare il parco?”, mi chiede l’archeologa Maria Grazia Vanaria, braccio destro della Greco. “Hai visto com’è tenuto bene, in ordine? È stato un lavoro grandissimo”. “Certo è veramente bello!”. Una meraviglia verde che nel secolo scorso è stata difesa con le unghie e con i denti da due archeologhe – Paola Pelagatti e Maria Costanza Lentini – contro chi l’avrebbe volentieri cementificata. “Ma perché non lo fate diventare parco pubblico?”. “Tutto no, non è possibile per legge, ma c’è il progetto di aprire alla gente l’area delle mura. Molto presto”.
Novità a breve
A domanda, risposta positiva: cura del verde (faticosa) e progetto di apertura ai cittadini. Fantastico! Che altro bolle in pentola da queste parti? A quel punto ero curiosa. “Tra pochi giorni riprenderanno gli scavi”, dice Vanaria. Mentre Greco si preoccupa di presentare qualcosa di più dell’antica città ai visitatori: “Si vedono solo muretti bassi, non si percepisce la grandezza della città”. Eh sì, mura urbiche a parte, tutto il resto non supera i pochi centimetri da terra. “Però a breve nel palazzo qui accanto da poco acquisito, Palazzo Schisò, mostreremo la ricostruzione virtuale dell’intera città realizzata dall’Istituto per i beni archeologici e monumentali (Ibam) del Cnr. E poi, ci dovremo far venire una bella idea per far percepire la vita cittadina anche nella realtà”. Dunque il bel giardino prima o poi si animerà. Vedremo.
L’arsenale: una grande emozione
E Palazzo Schisò diventerà il nuovo museo di Naxos, in sostituzione del piccolo e datato ambiente attuale. “Il progetto è già pronto” dice Vanaria, mentre mi porta a visitare gli arsenali di Naxos che sono tra i pochissimi arsenali antichi giunti fino a noi: tante corsie separate da muri poderosi, ciascuna della misura giusta per accogliere una trireme. Pareva di vederle ancora lì, le triremi, con tutto il traffico di gente che le tirava a secco. E le aggiustava, e le calafatava. Ho realmente visto la vita tra quelle mura. Ho visto il mare azzurro, dove oggi incombono brutte case anni Sessanta. Nella loro semplicità, gli arsenali sono una visione potente.
E Naxos pare essere un luogo di donne potenti. Nel secolo scorso, due donne hanno salvato l’area della città antica dal cemento selvaggio, mentre ora altre due donne la fanno rinascere a beneficio di cittadini e turisti. A parte una comunicazione online non proprio impeccabile, le premesse ci sono veramente tutte. Merita tenerle d’occhio.
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