Sopra. Sotto.
Concetti astratti, remoti. Leggi che valgono sulla terra solida dei vivi.
Ho varcato le soglie di Poseidone, bambola d’argilla nelle mani del dio. Non sentirò più il peso del corpo stanco, il sudore, la puntura dei sassi sotto i calzari consumati, la fatica del cammino sulla strada assolata. Si è spento il canto dei rematori, gli uccelli tacciono sotto il cielo immenso. Non respiro il vento salmastro o l’aroma pungente dalla pineta. Non gusterò mai più a occhi chiusi il profumo del pane.
Amici, vi prego, non dimenticate il mio nome!
Nella gola ho il sale di tutti gli oceani, mi brucia gli occhi, la lingua e il cuore. Fluttuo in un mondo livido che risucchia ogni luce.
Chi danza in questi abissi di morte? Corpi flessuosi mi sfiorano con tocco gelato, stringono il cerchio intorno a me.
Pesci? Mostri dello Stige? Spettri dei viaggiatori annegati in questo mare lucente e crudele, soli con le loro speranze, invocando con urla mute i nomi della terra e degli dei natii?
Amici, vi prego, non dimenticate il mio nome!
Le mie ossa dondoleranno senza pace al ritmo delle onde, lontano dai fiori e dai pianti dei miei cari.
Se solo potessi riposare sotto il fico del cortile, cullato dalle voci della gente di casa…
Non c’è uomo più coraggioso sotto il sole di colui che abbandona un porto sicuro per inseguire un sogno.
Amici, vi prego, non dimenticate il mio nome!
Il cosiddetto Cratere del naufragio è stato trovato in una tomba della necropoli di San Montano, sull’isola d’Ischia, e risale all’VIII secolo a.C. E’ famoso per due ragioni: perché è il più antico vaso, tra quelli trovati in Italia, dipinto con figure e non con soli motivi geometrici, e per la scena di naufragio che è tra le pochissime a noi giunte dal mondo greco. Una scena spettacolare: la nave capovolta, i marinai che cercano scampo nuotando tra i pesci, mentre uno di loro sta già per essere divorato da un pesce enorme.
Siamo a Ischia, l’antica Pithecusa, la prima colonia greca in Occidente. Un luogo che i Greci hanno raggiunto a fatica dopo tanti naufragi, e una testa di ponte per commerciare con gli Etruschi, affrontando altri pericoli e rischiando altri naufragi. Il Cratere racconta tutto di quei grandi marinai: tutto il loro ardire, e tutti i loro timori.
Che emozione la lettura del testo-poesia! Non ho altre parole che GRAZIE
Molto bella la poesia. Denota una grande sensibilità ed empatia verso chi si appresta per necessità ad affrontare la terribilita’ del mare.
Per questo la trovo oggettivamente di grande attualità.
Grazie all’autrice