“La più grande collezione al mondo di vasi attici dell’epoca tra il 480 e il 400 a.C.”, questa la definizione che ha dato negli anni Cinquanta del Novecento Sir John Beazley, insigne studioso della ceramografia classica, commentando la collezione custodita al Museo archeologico nazionale di Ferrara e proveniente tutta dagli scavi dell’antica città di Spina.
‘Opere al nero’ a Spina
Spina è stata un importante emporion, un approdo commerciale, sulla foce del Po, fondato dagli Etruschi intorno al 540 a.C. come punto strategico per il commercio verso l’Adriatico e lungo le direttrici d’Oltralpe.
Ora al Museo di Ferrara è in corso la mostra L’opera al nero: la ceramica attica alle origini di Spina. Con un chiaro riferimento all’omonimo romanzo di Marguerite Yourcenar, si è voluto dire che come ‘l’opera al nero’ è la parte più importante della trasmutazione alchemica, quella da cui si parte per cambiare la materia, così i vasi a figure nere ci parlano delle fasi più antiche della città etrusca che dall’interazione con i Greci trasse la sua stessa origine.
E infatti i protagonisti della mostra sono quei vasi a figure nere, alcuni esposti al pubblico per la prima volta, che per primi viaggiarono da Atene a Spina, portando nell’emporion etrusco il patrimonio di immagini e storie della Grecia antica.
La realizzazione della mostra, curata dalla direttrice del Museo Paola Desantis, è stata possibile grazie alla stretta collaborazione con noi archeologi volontari del Servizio civile (Costanza Arena, Giulia Gabanella, Giulia Mattiussi, Chiara Milanesi, Giuseppe Monte). Infatti, tra gli obiettivi di questo nostro anno di attività al Museo, oltre alla didattica per le scuole e alla promozione e valorizzazione della collezione museale, c’è anche la progettazione e realizzazione di un percorso espositivo che metta in luce un aspetto di Spina finora poco rappresentato. Così ci siamo misurati per la prima volta con l’organizzazione di una mostra.
Ulteriore impulso per la realizzazione dell’esposizione è venuto dallo studio di alcuni dei più antichi corredi delle necropoli di Spina da parte di Elisa Sottilotta, nell’ambito della sua tesi presso l’Università di Bologna. Sono stati poi coinvolti anche alcuni studenti del Liceo delle scienze umane ‘Morando Morandi’ di Finale Emilia e dell’Istituto d’arte ‘Dosso Dossi’ di Ferrara, che al Museo hanno lavorato a un progetto di alternanza scuola-lavoro.
Dallo studio alla vetrina
Se lo scopo era realizzare un’esposizione che avesse anche risvolti didattici, il percorso è stato comunque impostato sulla base di uno studio sistematico e approfondito condotto con metodo strettamente scientifico. Così ci siamo potuti immedesimare nella vita lavorativa di un archeologo che di fronte a una massa di elementi deve scegliere un tema e costruire su questo un progetto.
Una volta scelto il tema della ceramica a figure nere, dovevamo scegliere i vasi da esporre tra quelli conservati nei depositi del Museo: ne abbiamo selezionati cinquantasette in base a vari criteri, come lo stato di conservazione e la particolarità delle forme e della decorazione figurata.
Poi abbiamo suddiviso i vasi in nuclei tematici a seconda della loro iconografia: di ogni gruppo abbiamo studiato i motivi iconografici, le botteghe di produzione e la loro distribuzione e la funzione e la ricorrenza delle singole forme. Abbiamo raccontato i risultati di questi studi nei pannelli didattici della mostra, integrandoli con elaborazioni grafiche che permettono una migliore comprensione delle decorazioni figurate dei vasi.
Inoltre, l’apparato didattico è stato arricchito dai disegni degli studenti di liceo impegnati nell’alternanza scuola-lavoro, che si sono dedicati con entusiasmo a questa attività mettendo a disposizione le loro capacità artistiche. Dopo essersi confrontati con noi sui contenuti, hanno realizzato disegni che ritraggono alcuni particolari dei motivi decorativi dei vasi, e altri disegni che illustrano ai piccoli visitatori scene legate alle tematiche trattate nei pannelli, scegliendo di volta in volta la tecnica artistica più adatta allo scopo.
Le vetrine, infine, le abbiamo allestite sistemando i vasi in modo tale da valorizzare ogni singola forma e la sua decorazione, e cercando di realizzare una disposizione che richiamasse il significato del singolo tema affrontato in quello spazio espositivo.
Dallo studio alla vetrina, i vasi erano ormai pronti per essere esibiti al pubblico!
I Pittori, il simposio, gli eroi e la guerra io canto
Il percorso della mostra si articola in due sale dove i visitatori, guidati dalle immagini a figure nere dipinte sui vasi attici che per primi raggiunsero l’emporion deltizio, compiono un vero e proprio viaggio alle origini delle città di Spina.
Nella prima sala si ammirano alcuni esemplari di vasi raggruppati a seconda del pittore che li ha decorati, come il Pittore di Gela, il Pittore di Atena e il Pittore di Emporion: la disposizione in ordine cronologico aiuta a comprendere l’evoluzione di questa tecnica, di cui, tuttavia, a Spina è attestata solamente la fase conclusiva (fine VI-inizi V secolo a.C.).
La seconda sala, invece, è dedicata alla suddivisione tematica basata sull’iconografia e sulle forme dei vasi: dalla ricostruzione del set di recipienti utilizzati nel banchetto -ognuno con una diversa funzione- si passa alla vetrina dedicata al culto di Dioniso, popolato da menadi, satiri e dal chiassoso corteo di bevitori detti ‘comasti’.
Dal mito, trattato nella terza vetrina, dove si raccontano storie e imprese di dei ed eroi, si arriva infine al tema della guerra, in cui le divinità affrontano Giganti, Centauri e Amazzoni. Due pannelli, inoltre, sono stati dedicati all’illustrazione della tecnica di produzione delle ceramiche, dalla preparazione dell’impasto fino alla cottura del vaso, e della loro distribuzione nell’Etruria Padana.
Grazie a questa mostra i visitatori possono ammirare, in molti casi per la prima volta, alcuni tra i reperti meno noti e appariscenti della città di Spina, rilevante testimonianza non solo degli albori dell’emporion deltizio, ma anche di un linguaggio figurativo e simbolico universale che ancora oggi affascina.
Accompagnati dagli illustri pittori della ceramica a figure nere, i visitatori ammirano quindi le storie di dei ed eroi e assistono alle lotte contro creature mitologiche. Li accoglie Dioniso col suo corteo, e con un cratere colmo di vino.
L’opera al nero: la ceramica attica alle origini di Spina
a cura di Paola Desantis
testi, ricerche iconografiche e allestimento: Costanza Arena, Giulia Gabanella, Giulia Mattiussi, Chiara Milanesi, Giuseppe Monte, Elisa Sottilotta
Museo archeologico nazionale di Ferrara, fino al 5 novembre 2018
orari: martedì-domenica 9:30-17:00, chiuso il lunedì
info: tel 0532 66299, email pm-ero-archeologico-fe@beniculturali.it, www.archeoferrara.beniculturali.it
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