In questi giorni sui giornali si parla tanto di ‘post verità’, una parola composta che, se la analizzo a fondo, non mi pare abbia molto senso. Vi dico come la vedo io. Verità, oltre a quella rivelata e indimostrabile che afferisce al credo (o alla grazia per chi la considera tale), per me è quella dimostrabile scientificamente. L’accelerazione di gravità sulla terra è quella e solo quella, non ci sono dubbi.
La migliore dimostrazione della mia profonda convinzione? Se un corpo avente una massa di un chilo cadesse in terra da un’altezza di metri due, cercherei di scansare il mio piede dal punto d’impatto. Questa è una verità.
Poi ci sono altre verità che, pur non essendo dimostrabili, sono condivise da molte persone esperte: “Fellini è stato un maestro del cinema” – fatemi mettere questa affermazione tra le verità, vi prego – non significa che un suo film possa non essere piaciuto a qualcuno, parere personale lecito e innocuo. Significa invece che è opinione comune, condivisa e sostenuta da fatti ispirati dagli esperti di estetica del cinema che Federico Fellini abbia scritto una pagina nuova del linguaggio cinematografico tanto da influenzare senso e significato dell’immagine, per tutti e per sempre. Non si diventa aggettivi a caso.
Il pericolo fake news
In questi termini pensavo alla ‘post verità’, madre delle false notizie, le fake news che basta spargere per concimare il male, la paura, la rassegnazione come forma di sopravvivenza. Oggi si alza l’allerta per il pericolo fake news contro l’appello all’emotività che inibisce qualsiasi filtro critico o razionale. Oggi si lancia l’allarme contro tutto ciò che può influenzare l’opinione pubblica facendo passare come vere delle convinzioni costruite e distribuite ad arte dalle stesse forze che controllano i mezzi di comunicazione: i vaccini, il metodo Vanoni, la messa al bando della ricerca sugli Ogm, la legge 40, la sperimentazione animale.
Si dà la colpa alla rete, ma è la società che vive e prospera su questo. La rete è fatta da chi ci vive. Cicerone la chiamava ‘suggestio’, cioè ottenere dal popolo la risposta che la domanda induce. La rete non c’era, allora. Io dunque non parlerei di ‘post verità’ ma di ‘neo menzogna’: rende meglio il significato e la capisco di più.
Le bugie innocenti di Pinocchio
Il povero Pinocchio, come tutti quelli che devono imparare a districarsi nel mondo delle relazioni sociali, diceva al padre delle innocue bugie. Mi ha sempre fatto molta pena, Pinocchio, perché tra tutte le disgrazie che ti possono capitare, oltre alle articolazioni legnose e al freddo umano, aveva anche, come oggi diremmo, una ‘malformazione genetica’, una perturbazione dovuta forse all’essere a metà di una mutazione, per cui a ogni piccola bugia gli cresceva il naso. Ma dico io, si può essere più sfortunati di così?
“Babbino, torno adesso adesso dalla scuola”. Trac e ti cresce il naso.
“Non sono stato a giocare, babbino mio, ho fatto i compiti tutto il pomeriggio”. Trac ancora un altro pezzo di naso.
Che scalogna! Preso in castagna subito, senza appello e senza nemmeno accorgersene, perché è uno di quei meccanismi che escludono la tua volontà: il battito cardiaco, il respiro, il naso di Pinocchio. Si potrebbe guarire?
Oggi che le terapie geniche cominciano a essere una realtà praticata con risultati straordinari, senza distogliere l’attenzione dalla ricerca in atto, mi chiedo: si può cercare di alleviare tale scalogna, applicando ciò che la scienza ha fatto per l’uomo? Non sono un esperto e non so nemmeno se i burattini hanno cellule staminali oppure no, quindi sono andato a chiedere in giro.
No, mi hanno detto i ricercatori, al momento non è possibile somministrare alcun gene in maniera mirata a un singolo personaggio di fantasia. La ricerca a oggi consentirebbe solo di applicare la terapia all’intero romanzo, coinvolgendo tutti i personaggi che mentono, non solo Pinocchio.
E le bugie dannose
Questo però è un problema, serio. Si perché alle innocenti bugie del burattino, che da piccoli, almeno una volta, abbiamo detto tutti, si sommano quelle dell’industria dell’intrattenimento che costruisce il Paese dei balocchi e quelle della finanza creativa, del Campo dei miracoli per capirci, che nel romanzo di Collodi non si chiamano né banche e nemmeno derivati, ma ‘il gatto e la volpe’.
Io con quel romanzo sono cresciuto, e con me la mia generazione e anche molte altre, e non vorrei che per salvare Pinocchio dall’essere sgridato, poi inguaio l’intera trama. No, aspettiamo che la ricerca sia più matura. Intanto però il problema resta.
Ma Pinocchio è ancora un rappresentante credibile della società dei bambini? Se si, e se il romanzo sopravvive nell’immaginario dei piccoli di oggi, come ha fatto Pinocchio a resistere a una società come la nostra in cui il Paese dei balocchi è diventato la meta ambita della società dei consumi, e il Campo dei miracoli il sistema istituzionale di investimento e risparmio? Come ha fatto Pinocchio a continuare a essere un ingenuo burattino, quando il mondo dell’intrattenimento ospita il gatto e la volpe nei talk show?
Allora cerchiamo di capire bene quel che c’è sotto quando diciamo di voler combattere le fake news. Non si tratta di certificare notizie e passarle sotto una censura universale, e neppure di fare astratti appelli a una coscienza che per anni si è tentato di aggredire e atrofizzare a fini di controllo elettorale.
Costruire un pensiero critico
Si tratta di costruire coscienze e pensiero critico in grado di pesare le opinioni, confrontare l’attendibilità delle fonti, verificarle attraverso la letteratura condivisa, e saper usare il setaccio per costruire una propria visione della realtà. In una parola occorre che il pensiero e il metodo della scienza diventi patrimonio comune della società.
La scienza insegna che la vita si misura sapendo che il metro usato può cambiare per merito di un’altra scoperta. La scienza non cerca vittorie, ma conoscenza. Siamo sicuri di volerlo fare? Questo non cambierebbe solo l’attitudine di Pinocchio nei confronti della scuola e di Geppetto; cambierebbe per sempre la possibilità di sopravvivenza del gatto e della volpe, ridurrebbe il Campo dei miracoli a uno dei beni confiscati e destinati a uso pubblico, e il Paese dei balocchi dovrebbe fare i conti con la cultura e con il senso estetico di un pubblico non più passivo individuo medio da intrattenere.
Una lotta di civiltà
Significa costruire un uomo nuovo, trasformare il burattino in persona. L’uomo che si confronta con la verità non sfugge al voto il giorno delle elezioni, e rivolge il suo consenso a chi sia in grado di convincerlo con argomentazioni razionali e fatti comprovati. Siamo sicuri di volerla fare questa lotta? Io ci sto.
La lotta alla ‘post verità’ è una lotta di civiltà che cambia le cose in tempi lunghi e in via definitiva. Anti fake news di tutto il mondo, unitevi, ma vigili e attenti: ho paura che molti di quelli che a parole dicono di volerle combattere siano in realtà come il gatto e la volpe, anche se in cerca di un finale diverso.
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