È vero, verissimo. Quando parliamo di via Appia, la nostra mente va subito al mausoleo di Cecilia Metella e alle quinte di Luigi Canina, o ad Antonio Cederna e le battaglie per la tutela, oppure ai viaggiatori del Grand Tour nella Campagna Romana ancora incontaminata. Non pensiamo che quella campagna continua a essere indagata per offrire sempre più tracce preziose di una storia che spazia da ben prima a ben oltre la costruzione della via romana. Ora però, al Casale di Santa Maria Nova (Villa dei Quintili), c’è una mostra a ricordarcelo, Patrimonium Appiae. Depositi emersi.
Raccontare le trasformazioni del paesaggio
Non è solo una mostra di tesori nascosti e inediti. Presenta i risultati di scavi anche recentissimi per raccontare le trasformazioni nel tempo di un paesaggio costellato di fattorie, ville, basiliche, fortezze, sepolcri pagani e cristiani. Un’area molto frequentata sin dalla preistoria perché situata tra i colli Albani, il mare e il guado sul Tevere, e fertilissima. Non a caso è diventata poi la ‘periferia’ più importante dell’urbe dove sono accaduti fatti di rilievo: lo scontro tra Orazi e Curiazi, l’assassinio di Milone, la visione Quo vadis? di Pietro, fino all’ingresso trionfale in Roma delle truppe anglo-americane nel 1944.
Non era facile unire in un discorso coerente materiali così eterogenei: oltre 250 pezzi tra statue, mosaici, affreschi, gioielli, armi e raffinati oggetti quotidiani provenienti da quel ‘cuneo’ che, delimitato dalla via Latina a nord e dall’Ardeatina a sud, rientra nella giurisdizione dell’attuale Parco archeologico dell’Appia antica. La scelta delle tre vie per fare da filo conduttore è risultata vincente: l’allestimento è veramente chiaro e comunicativamente efficace, e l’impostazione topografica non trascura comunque la cronologia. Dunque una mission impossibile pienamente riuscita. Solo le didascalie cadono talvolta troppo nel tecnicismo e perdono incisività. Ma nel complesso il messaggio della mostra è chiaro e preciso.
Tutto il Patrimonium Appiae
Si parla delle grandi ville suburbane come quella di Sette Bassi, dove ai reperti di età romana si associano alle armi della Seconda guerra mondiale. O come la villa dei Quintili con il bel busto del filosofo Metrodoro di Lampsaco emerso dagli scavi più recenti. Si parla poi di terme come quelle di Capo di Bove o della stessa Santa Maria Nova, dei grandi mausolei come i tumuli degli Orazi o il sepolcro dei Grifi, di tombe comuni come i molti colombari lungo le vie.
Si presentano poi le basiliche paleocristiane: quella di Papa Marco sulla via Ardeatina e quella di Santo Stefano sulla via Latina. E si raccontano le indagini appena concluse al Castrum Caetani: hanno chiarito che il grande muro di cinta trecentesco, che inglobava il mausoleo di Cecilia Metella e il palazzo dei Caetani e funzionava da check-point sulla via Appia, avrebbe dovuto proteggere un vero e proprio insediamento. Poi però la morte di papa Bonifacio VIII Caetani ha vanificato il progetto.
Un lavoro importante
Patrimonium Appiae è dunque una mostra che fa scoprire tante storie e consente di ‘vedere’ il paesaggio tra le tre grandi vie così come è mutato nei secoli, e di ‘vedere’ anche le trasformazioni nei secoli degli edifici. Merita, assolutamente. E ancor più merita il poderoso catalogo edito da SAP Società archeologica (632 pp., 744 ill. a colori, euro 80) dove, agli esaurienti saggi introduttivi sulla storia e le caratteristiche dell’area, fanno seguito approfondite schede di ogni luogo narrato in mostra (il ‘contesto’ nel gergo degli archeologi) oltre alle schede dei singoli oggetti. È dunque una vera e propria pietra miliare degli studi sulla via Appia che tutti possono anche scaricare liberamente dal sito web del Parco: un ‘servizio pubblico’ nel vero senso della parola.
Patrimonium Appiae. Depositi emersi
fino al 30 giugno 2023
a cura di Francesca Romana Paolillo, Mara Pontisso e Stefano Roascio
Roma, Casale di Santa Maria Nova (Villa dei Quintili), via Appia Antica 251
info: parcoarcheologicoappiaantica.it
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