Ha riaperto le porte nell’autunno scorso dopo quasi vent’anni di chiusura. Era diventato oramai un capannone tristemente abbandonato che si guardava con commiserazione, mentre si rientrava in auto a Roma dall’aeroporto. E invece ora il Museo delle navi di Fiumicino è bellissimo e pieno di visitatori: curiosi, famiglie, grandi gruppi che dopo le navi visitano anche i porti di Claudio e Traiano e la necropoli all’Isola Sacra. I Carabinieri che ne curano l’apertura sono infaticabili nel fornire informazioni e gestire tutti al meglio. Insomma è una delle più grandi scoperte di archeologia navale di tutti i tempi, nel luogo del più grande porto dell’impero romano, e ora è una bellezza.
Il Museo delle navi è proprio bello…
In verità, il capannone non è cambiato molto rispetto a prima, ma è rinnovato secondo le norme di sicurezza. E ora le cinque navi romane scoperte negli anni 1958-65 durante la costruzione dell’Aeroporto di Fiumicino (più frammenti di altre tre), si ammirano a meraviglia. Sia dal basso, osservando il fasciame da vicino, che dall’alto grazie a una utilissima passerrella. Le due grandi chiatte fluviali, le caudicariae che portavano le derrate lungo il Tevere dal porto a Roma, sono imponenti. La nave da trasporto da piccolo cabotaggio, la oneraria, si erge maestosa. E la piccola e rarissima barca da pescatori continua ad attirare l’attenzione dei più, con quel suo curioso acquario centrale per conservare i pesci vivi.
Una bellezza e un’organizzazione simile lasciano presagire i tempi in cui l’Aeroporto riprenderà a funzionare a pieno ritmo e molte persone in transito approfitteranno delle ore di attesa per una visita. Finora pareva un sogno, una bella occasione perduta. Ora è una speranza più che concreta. E proprio per questo chiediamo al Museo delle navi di fare un piccolo passo in più.
…ma serve qualche cosa in più
In che modo? Spiegando meglio ai visitatori dove si trovano esattamente, e dove sono state trovate le navi. E indicando i vicini resti del molo del porto di Claudio, della cosiddetta ‘capitaneria di porto’, delle terme. Basta proprio poco. I bei pannelli e gli ottimi video che ora accolgono i visitatori, chiari e concisi, mostrano già la mappa del porto antico, e mostrano anche dove, rispetto all’ubicazione del Museo, sono state trovate le navi. Però sono mappe troppo piccole e poco chiare per catturare l’attenzione dei più.
Serve invece un pannello grande e chiaro con una semplice sovrapposizione passato-presente che mostri bene a quale parte del molo settentrionale corrispondono i resti che si vedono dietro il Museo, e di conseguenza in quale sezione del porto sono state trovate le navi. E serve poi un invito a uscire dal Museo e girarci attorno, magari con un sentiero e col disegno sul terreno delle sagome delle navi così come sono state trovate. Ovviamente con qualche spiegazione in più, perché oggi dietro al Museo c’è solo un vecchio pannello realizzato per il progetto Anser, anche quello vecchio di vent’anni.
Legare tra loro passato e presente
In quel luogo così unico, basterebbe veramente poco per ancorare il passato al presente. Per dire: “dove tu stai camminando ora, c’era la nave tale e tal altra. E la banchina era lì a tot metri – la vedi? – e la capitaneria poco oltre – vedi anche quella? – etc etc”. È molto diverso rispetto a dire genericamente: “le navi sono state trovate in quest’area qua”. Un’informazione precisa è concreta, visiva, stimola immediatamente l’immaginazione. Chi calpesta il luogo esatto dov’è stata trovata una nave, s’immagina d’improvviso a bordo a urlare a qualcuno sulla riva di aiutarlo ad attraccare.
Un’informazione precisa è il miglior biglietto per un vero viaggio nel tempo. Il Museo delle navi si trova in un luogo dove tutto parla del viaggio. Ieri era porto e oggi aeroporto: si parte e si arriva per viaggi in ogni dove. Terre lontane e lontanissime, nello spazio. Con pochi accorgimenti in più, in futuro si potrà partire per terre lontane anche nel tempo.
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