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Beni culturali di Sicilia abbandonati? Così pare - Archeostorie Magazine

Beni culturali di Sicilia abbandonati? Così pare

15 Dicembre 2021
Due gite in Sicilia in due luoghi diversi come Pantelleria e Catania. Eppure l’impressione sui beni culturali è la stessa: abbandono totale

Ma quanto sono trascurati i beni culturali della Sicilia? Sciatteria, sporcizia, musei chiusi o aperti ma con allestimenti poveri, didascalie antiquate, luci inesistenti. Non voglio fare di tutte le erbe un fascio, ma raccontare quel che ho sperimentato di recente in due luoghi diversissimi dell’isola, e per questo forse anche rappresentativi: la piccola isola di Pantelleria e la grande città di Catania.

Pantelleria perla di Sicilia

Pantelleria.  Castello Barbacane non pervenuto. Puoi girarlo tutto ma l’ingresso non c’è. La scala che accede al portone è chiusa da cartelli di lavori in corso e coperta da una sporcizia tale da far pensare che sia così da parecchio, qualche annetto almeno. È il monumento più famoso dell’isola, custodisce le celebri Teste di Pantelleria, splendidi ritratti di Giulio Cesare, Agrippina e Tito trovati sull’acropoli della città fenicia e poi romana di Cossyra. Contavo proprio di vederle, e invece…

Neppure l’antica acropoli se la passa molto bene. Si capisce che non molto tempo fa c’era un percorso di visita indicato da pannelli, ma ora ce ne saranno la metà. Quelli che ci sono, poi, sono in mezzo alle erbacce, o in luoghi inaccessibili… adesso, sicuramente prima no. Insomma, manutenzione zero.

Lo stesso dicasi per la gloria storica dell’isola, il villaggio fortificato dell’età del bronzo di Mursia e le vicine tombe megalitiche spettacolari, i cosiddetti Sesi. Indicazioni stradali solo per chi giunge da Pantelleria paese, e comunque poco chiare. Villaggio abbandonato a se stesso. Sesi più curati con sentieri per raggiungere i principali, ma bisogna trovarli, ovviamente, vagando tra le case moderne che si confondono tra le tombe. Tanto è tutto nero…

Insediamenti e necropoli bizantini… vabbè, si vedono. Però provate a cercare il cimitero militare della Seconda guerra mondiale a Khamma: noi ci siamo riusciti, ma ce ne vuole!

Quello che va

In compenso i sentieri dell’isola sono tutti segnalatissimi perché il CAI ha appena fatto un lavoro di tracciamento encomiabile. Camminare per quest’isola di contrasti è fantastico. A ragione Cesare Brandi ebbe a dire che “c’è una battaglia in corso”: cuddie, favare, grotte, vigneti, discese a mare, a Pantelleria godetevi la natura! Ma fate presto, prima che i bei segnali del CAI svaniscano…

A onor del vero, a Pantelleria c’è anche il Museo vulcanologico gestito da operatori e operatrici bravissimi/e che raccontano tutta la storia geologica dell’isola. E non abbiamo visitato i siti subacquei (mal di schiena non consente immersioni) ma sono stati tra i primi attrezzati da Sebastiano Tusa in Sicilia, e tuttora godono di ottima fama. A proposito di Tusa, basta fare il suo nome nell’isola perché alla gente brillino gli occhi. E ti fanno capire: après lui, le deluge.

Museo sbarco in Sicilia

Catania e il suo castello

Catania castello Ursino, il museo della città. La sua vetrina. La sua storia. Una vetrina messa proprio male. In pratica l’allestimento non c’è. Statue antiche posate a terra, oggetti in vetrine così impolverate che non si vede dentro, quadri appesi a pannelli di compensato fatiscenti. Didascalie scritte su fogli di carta in formati e stili diversi, a volte con traduzioni in qualche lingua (inglese o spagnolo a scelta) a volte no. Pannelli descrittivi delle sale con indicazioni datate, visto che descrivono quel che ora è in sale diverse. Luci sparate a caso e quasi inesistenti: se vai quando fuori è buio sei finito. In una parola, abbandono. Eravamo a Catania cinque anni fa e il museo era chiuso per ristrutturazione. Ora è riaperto, ma cos’hanno ristrutturato?

Catania Museo dello sbarco in Sicilia. È forse l’unico museo civico della città che possa fregiarsi del nome. Allestimento un po’ datato (ha circa 20 anni) ma in fondo ancora valido e di grande impatto emotivo. Però gli addetti all’accoglienza ci fanno notare le pecche, tipo gli stivali dei soldati americani con la muffa. E ci raccontano di sentirsi abbandonati: devono chiedere loro, con insistenza, la pulizia delle vetrine, i restauri, le manutenzioni anche più ordinarie. “Per l’amministrazione locale i beni culturali non esistono”, ripetono.

E se passiamo all’amministrazione regionale, che dire del teatro antico? È uguale a cinque anni fa. Ci sono due pannelli descrittivi, uno dei ritrovamenti preistorici, e uno dell’antiquarium. Sul teatro, l’odeon, la loro storia tra greci e romani, nulla di nulla: o sai, o esci senza aver capito nulla. Le terme della Rotonda sono chiuse. Mentre nell’anfiteatro fervono i lavori. In passato non ha mai goduto di particolari cure, in futuro chissà. Nel frattempo siamo tutti in attesa di ammirare il nuovo museo nella ex Manifattura Tabacchi. Quando? Mah!

Sono solo impressioni, flash registrati e nulla più. Però confermano le voci che giungono insistenti dall’isola: l’amministrazione dei beni culturali è poco presente, per non dire inesistente. Così noi a queste voci aggiungiamo le nostre impressioni: magari qualcuno, leggendole, ci pensa un po’ su.

Autore

  • Cinzia Dal Maso

    ​Tre passioni: il mondo antico, la scrittura, i viaggi. La curiosità e l’attrazione per ciò che è diverso perché lontano nello spazio, nel tempo o nel pensiero. La voglia di condividere con tanti le belle scoperte quotidiane. Condividerle attraverso la scrittura. Un solo mestiere possibile: la giornalista che racconta il passato del mondo. Scrive su temi di archeologia, comunicazione dei beni culturali, uso contemporaneo del passato, turismo culturale per i quotidiani La Repubblica e Il Sole 24 ore, e per diverse riviste italiane e straniere. Dirige il Magazine e il Journal di Archeostorie.

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