L’abbazia benedettina di San Vincenzo al Volturno è un luogo splendido, disteso su una bella valle tra i monti del Molise, ed è forse il più importante sito archeologico dell’alto medioevo in Europa. Però l’ingresso per la visita non può costare quasi come Pompei. E invece è quel che accade oggi. Quando possibile, ovviamente, perché per carenza di personale, dal 17 maggio scorso il sito è aperto solo nei giorni di festa. Si grida a gran voce di voler promuovere l’Italia tutta e non solo i siti maggiori, ma poi la realtà è questa.
La denuncia è di Federico Marazzi, archeologo dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli che a San Vincenzo fa scavi e indagini sin dagli anni Ottanta del secolo scorso. San Vincenzo è nata infatti longobarda ma, trovandosi poi sul confine tra i territori longobardi e carolingi, è stata così brava da sopravvivere e prosperare trasformandosi in ago della bilanci tra i due finché, nel IX secolo, diventò quasi una città estesa per oltre 6 ettari. La cripta dell’abate Epifanio, il suo gioiello con un ciclo di affreschi assolutamente unico, è di quest’epoca. Ed è proprio la cripta il problema.
Pasticcio all’italiana
Perché se i resti dell’antica abbazia sono sotto la giurisdizione del Ministero della cultura, la cripta – già nota sin dall’Ottocento – è di proprietà dell’Abbazia di Montecassino che a San Vincenzo possiede anche l’abbazia ‘nuova’ e il convento sull’altro lato del fiume. E Montecassino ha sempre gestito la cripta come gli pareva. Già nel 2006 la questione fu oggetto di un’interrogazione parlamentare dei deputati Vladimir Luxuria e Titti De Simone. Si chiedevano perché i restauri e la manutenzione li cura con fondi pubblici il Ministero, che ne è responsabile a tutti gli effetti, ma i cittadini non vi possono accedere.
Si giunse infine nel 2018 a un accordo per cui Montecassino concedeva le visite in cambio di una percentuale sui biglietti d’ingresso. Un accordo equo che ora è stato inspiegabilmente infranto. Il 24 giugno scorso chi gestisce la cripta per conto di Montecassino ha ritirato le chiavi dai funzionari della Soprintendenza (che sono quindi impossibilitati a intervenire persino per eventuali emergenze), dicendo che d’ora in avanti gestirà gli ingressi lui, su prenotazione e facendo pagare 10 euro a persona. Sommati ai 5 euro d’ingresso all’area archeologica, fanno 15 euro. Ora per entrare a Pompei si pagano 16 euro.
Il 7 luglio la senatrice Margherita Corrado ha presentato un’interrogazione parlamentare in materia, accennando anche (seppur vagamente) alla lunga serie di situazioni gestionali poco chiare in cui San Vincenzo si è trovata negli ultimi decenni, in un balletto incerto tra Montecassino e Regione Molise che ha di fatto sperperato miliardi di lire e milioni di euro destinati alle infrastrutture per la musealizzazione del sito. Corrado ha anche espresso preoccupazione per il destino dei circa 100mila euro di fondi pubblici che stanno per essere spesi per la conservazione della cripta.
San Vincenzo al Volturno gioiello per chi?
Siamo insomma in un’area archeologica pubblica dove il monumento più importante, di proprietà privata, è gestito come una sorta di enclave extraterritoriale per quanto riguarda le visite, mentre gli oneri della manutenzione ricadono sullo Stato. E ora i funzionari del Ministero, per eseguire ispezioni e restauri necessari alla tutela, dovranno addirittura chiedere il permesso.
È da poco online il sito visitmolise.eu, e alla voce “cultura” l’immagine-simbolo è proprio quella dell’Abbazia di San Vincenzo. Non la città romana di Sepino, che presto diventerà museo autonomo del Ministero. Non lo spettacolare santuario degli italici di Pietrabbondante, luogo assolutamente unico. Ma San Vincenzo, altrettanto importante e unico. Insomma è il luogo-cartolina della regione. E dal 2016 è anche inserito nella tentative list del patrimonio mondiale Unesco all’interno del sito seriale Gli insediamenti benedettini altomediaevali in Italia.
Perché dunque non accordarsi tutti – abati, ministri, soprintendenti, rappresentanti regionali e locali, università – per promuovere davvero questo gioiello, e concederlo al godimento dei cittadini tutti? Abbiamo speso fior di fondi pubblici per conservarlo al meglio, e altri ne spenderemo in futuro: ma lo conserviamo per chi?
Le cose non stanno esattamente come sono state raccontate.
Così sono state raccontate a noi. Se ha una versione diversa, la dica
Gentile dott.ssa Dal Maso, i signori da Lei intervistati sono i responsabili del disastro archeologico di S. Vincenzo al Volturno. Non so se Lei ha avuto la possibilità di vedere cosa ha combinato l’Istituto Suor Orsola Benincasa con gli scavi e la Soprintendenza con le porcilaie realizzate sulla basilica di Josue. Io sono il Conservatore Onorario delle aree della Regione Molise che è proprietaria della quasi totalità delle aree archeologiche, ma da anni la Soprintendenza mi impedisce di esercitare le mie funzioni. In qualsiasi momento posso fornirle tutto il materiale che vuole.
https://www.francovalente.it/2014/10/10/s-vincenzo-al-volturno-distrutto-dai-nuovi-saraceni-quelli-veri/
La mia mail è franco@francovalente.it. Il mio telefono è 336.660907 (6 cifre)
Cara dr.ssa Dal Maso, innanzitutto grazie per il puntuale servizio che ha voluto dedicare alla situazione attuale di San Vincenzo al Volturno. Quanto alle esternazioni del signor Valente, esse sono simili a quelle per le quali – a causa del loro contenuto offensivo – egli è stato già condannato in sede penale in via definitiva, ed è ora sub iudice in sede civile.
Ovviamente, “cosa ha combinato sugli scavi” l’Università Suor Orsola Benincasa ciascuno lo può leggere nelle molteplici sedi scientifiche nazionali ed internazionali, dove i risultati del nostro lavoro sono stati sempre puntualmente pubblicati.
Se invece qualcuno vuole invece togliersi lo sfizio di sapere come ha operato a San Vincenzo fra anni ’90 e primi anni 2000, in qualità di ingegnere capo dei lavori finanziati con i soldi regionali, questo signore che qui alza la voce, lo si può leggere in numerosi articoli apparsi a stampa in quegli anni e, soprattutto, in una puntuale e meticolosa inchiesta giornalistica pubblicata da Antonio Sorbo sulla testata “Altro Molise” del giugno-luglio 2006. Ne allegherei volentieri il pdf, ma in questa chatbox non è possibile farlo. Ma se qualcuno desiderasse leggersela gliela mando volentieri.
Cordiali saluti
Federico Marazzi
Ma nell’articolo comunque si parla dell’accessibilità alla cripta di Epifanio, tuttavia, pare che anche questa notizia si sia trasformata nell’ennesima occasione da parte del signor Valente per calunniare la missione archeologica del Suor Orsola
Per quanto riguarda il post in cui Valente, smentisce quanto riportato nell’articolo, ben volentieri allego il link dell’abbazia dove compaiono le informazioni riportate nell’articolo circa le modalità di visita alla cripta e che lui esplicitamente nega nel momento in cui scrive «le cose non stanno esattamente così» (http://abbaziasanvincenzo.org/it/avvisi/titolodellavviso-2/ )
Allego inoltre l’istruttoria parlamentare attualmente in atto sulla questione, a riprova della veridicità dei fatti riportati. (http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/18/Sindisp/0/1301088/index.html?fbclid=IwAR3rDDStwoin6RqFDhBuaUwyQDAj-WBa3lkTuHQ0sArCwzdr4dJMqSiOh1Q)
Credo a questo punto che qualsiasi eventuale smentita da parte di chiunque si commenti da sola e per quello che è: disinformazione da salottino Mediaset.
Il sito è gestito dal 2015 dalla Direzione regionale musei Molise, già Polo museale. La Soprintendenza si occupa unicamente di assegnare la concessione degli scavi e della tutela della Cripta di Epifanio in quanto bene culturale privato. Grazie a questi scavi e alla collaborazione fattiva dell’Università Sant’Orsola e i futuri progetti scientific per San Vincenzo ci sarà una lettura del sito più completa.
Dispiace che dopo tanti anni in cui il Sig. Valente si occupa di San Vincenzo ancora si confonde.
E’ vero che la regione gli ha conferito il titolo di “Conservatore onorario” ma è altrettanto vero che tale nomina – mai concordata né comunicata ufficialmente dalla Regione – ha lo stesso valore di una mia eventuale nomina a Conservatore Onorario dei Musei Vaticani da parte del MiC .
Purtroppo, i tempi del ministero sono lunghi e i (pochi) fondi assegnati produrranno effetti soltanto l’anno prossimo. Chiunque sia minimamente esperto di pubblica amministrazione comprende le ragioni.
Grazie Susanne Meurer per la precisazione. Attendiamo dunque i risultati del vostro lavoro.
La Soprintendenza denunziò l’Abate di Montecassino per effrazione per aver tagliato le catene della recizione avvalendosi della mia professionalità manuale e l’abate, insieme a me, fu assolto.
Marazzi mi ha querelato per diffamazione e sono stato assolto. E’ in corso l’azione pel l’annullamento di una causa alla quale non mi sono presentato e nella quale si è affrontata la medesima questione per la quale sono stato assolto successivamente. Al Marazzi che chiede i soldi il giudice non ha riconosciuto alcun risrcimento e non glielo riconoscerà.
Preciso di non essere e di non essere mai stato un signore.
Con seperata mail, gentile dottoressa, Le ho inviato le immagini del disastro archeologico in cui versa l’area di S. Vincenzo al volturno di dui la dottoressa Meuer è attualmente responsabile.
Non so chi sia il Dimitri Trascolla che si è infilato nel dibattito.
Preavverto querela per diffamazione nei confronti del Trascolla per avermi accusato gratuitamente di attività diffamatoria attraverso la pubblicazione della sua personale valutazione offensiva.
Gentili signori,
mi rivolgo a tutti coloro che hanno commentato questo articolo. Ho approvato ogni commento, anche se qualcuno utilizzava un linguaggio un po’ forte, nella convinzione che tutto sia utile a chiarire sempre più la vicenda. Ora però la discussione si sta trasferendo su un piano diverso e personale, per il quale Archeostorie non è sicuramente la sede adatta. Vi prego pertanto, se lo desiderate, di continuare il dibattito in sedi più opportune.
Grazie mille
Per completezza preciso che querelerò il Trascolla per la seguente frase che ho salvato in video:
“Ma nell’articolo comunque si parla dell’accessibilità alla cripta di Epifanio, tuttavia, pare che anche questa notizia si sia trasformata nell’ennesima occasione da parte del signor Valente “per calunniare” la missione archeologica del Suor Orsola…”