“Buonasera sono Mattia. Quale opera le posso raccontare?”. Ieri era il primo giorno di Opere al telefono, la bella iniziativa di Palazzo Magnani a Reggio Emilia per mantenere un rapporto con la gente in queste giornate in cui il museo è chiuso. Nel loro sito web sono riprodotte immagini di alcune delle opere esposte nella mostra True fictions. Fotografia visionaria dagli anni ’70 a oggi. Ognuno può scegliere l’opera che preferisce, telefonare a Palazzo ogni mercoledì a orari stabiliti e fare una chiacchierata con qualcuno dello staff.
Una chiacchierata? Ma ce la faranno? Oppure ti faranno ascoltare qualcosa di registrato? Quando ho letto la promozione dell’iniziativa – Chiamaci e ascolta la tua fotografia preferita! – non sapevo bene cosa attendermi ed ero curiosa. Ho provato a chiamare diverse volte, ma era sempre occupato. Poi ho visto un modulo nel sito web: “Se non riesci a prendere la linea, compila il modulo e ti richiameremo noi”. L’ho compilato senza troppa speranza. E invece alle 7 di sera, puntualissimo, è squillato il telefono.
Una chiacchierata per davvero
Il povero Mattia aveva parlato al telefono per tutto il pomeriggio. Telefono caldissimo! Non c’è disco registrato né inganno, ma è proprio lui che ti racconta quel che vuoi e discute con te di tutto, stimolando altre tue curiosità. È proprio bravo Mattia, così come i suoi colleghi e colleghe, e per le prossime volte dovranno potenziare il servizio: molti come me avevano compilato il modulo, e dopo di me Mattia ha contattato tutti per fissare un nuovo appuntamento (certo non poteva passare la notte al telefono). Se non è un museo per la gente questo, che altro?
Si parla tanto di questi tempi dei musei come cardine del nostro welfare perché punti di riferimento per una comunità, piazze di dibattito, ‘macchine per pensare’ capaci di offrire aiuto e stimolo a capire il mondo e le sfide future. Luoghi dove molti di noi trovano ciò di cui hanno bisogno – ispirazione, consolazione, coinvolgimento, partecipazione – e che perciò scelgono di chiamare ‘casa’: la casa della comunità. E ora il lockdown ci ha fatto capire ancora meglio quanto i musei possano offrire accoglienza e conforto, e un senso di vicinanza nonostante le distanze fisiche che dobbiamo rispettare.
Palazzo Magnani ti cura
Ma come essere davvero vicini alla gente? Concretamente e non solo con valanghe di iniziative online. Quella di Palazzo Magnani è una proposta, oltre che un omaggio a Gianni Rodari e alle sue Favole al telefono, nel centenario della nascita. Una proposta impegnativa e faticosa, e non potrebbe essere diversamente. È una cura per la persona, una cura reale, a tu per tu, per far emergere la bellezza dalle nostre fragilità. Un modo per entrare nelle case di tutti per davvero, e offrire un aiuto concreto a chi magari è in quarantena o è malato.
Complimenti Palazzo Magnani, ci sei piaciuto. Il tuo Mattia ci è piaciuto. Speriamo che altri seguano il tuo esempio.
0 commenti