È aperta fino al 10 settembre al Museo Salinas di Palermo Viaggio in Sicilia. Mappe e miti del Mediterraneo, mostra d’arte contemporanea che fa parte del progetto per l’arte e il territorio dell’azienda vinicola Planeta, una residenza itinerante per artisti a cura di Valentina Bruschi.
Gli artisti coinvolti sono sei giovani legati per origine o interessi al Mediterraneo: la cipriota Marianna Christofides, la siciliana Gabriella Ciancimino, l’egiziana Malak Helmy, l’inglese Andrew Mania, e gli italiani Pietro Ruffo e Luca Trevisani. La mostra è il risultato delle suggestioni e delle esperienze vissute dagli artisti percorrendo la Sicilia da est a ovest, e confrontandosi con il Museo e la sua intensa storia. Un viaggio in Sicilia non può, in effetti, prescindere dalla visita al Salinas, perché lì sono custodite importanti testimonianze della storia antica – e non solo – dell’isola.
L’allestimento della mostra coinvolge buona parte del piano terra: facendosi strada tra i due chiostri e le sale che vi si affacciano, si incrociano e incontrano le opere contemporanee. Il dialogo tra quanto creato dai sei giovani e i tesori del Salinas è vivace, uno scambio tra passato e presente reso ancora più forte dai due preziosi atlanti di Boccone e Coronelli esposti per l’occasione, e conservati presso la biblioteca del Museo, una delle più importanti della Sicilia con i suoi 25.000 testi.
Il Viaggio in Sicilia dei migranti
Ai due libri sono ispirate le opere di Gabriella Ciancimino: ha realizzato una mappa senza coordinate ricca di elementi che narrano la migrazione umana e culturale dall’Italia verso l’America, ma anche vegetale come raccontano le sculture-barca, esposte nel chiostro minore, che trasportano alcune piante esotiche. Tra gli altri elementi della mappa, è suggestiva l’immagine di Santa Rosalia, patrona di Palermo: nella zona in cui è il Salinas sorgeva infatti una chiesa quattrocentesca dedicata alla Santuzza – la più antica attestazione del culto – concessa nel 1594 ai Padri Filippini che qualche anno dopo hanno costruito una nuova chiesa e un convento, oggi sede del Museo.
Il viaggio si fa incontro nelle opere di Pietro Ruffo, disegni su carta impreziositi da figure intagliate: una mappa con l’occidente e l’oriente personificati dall’orso e dal cammello, e un mappamondo – il Migration Globe – posto all’interno della sala dov’è raccontata la storia della scrittura. Il dialogo che si crea con i reperti è interessante: al mappamondo dove sono disegnati i continenti e alcune figure che ne rappresentano i popoli, fanno da sfondo la Pietra di Palermo – il più grande frammento di una stele (gli altri sono conservati al Cairo e a Londra) che contiene importanti indicazioni riguardanti la storia dell’Egitto – e i Decreti di Entella, interessante testimonianza della storia siciliana in cui si parla di amicizia, di alleanze e solidarietà a seguito della distruzione della città durante la prima guerra punica.
Il fascino della scultura antica
Uscendo nel chiostro maggiore, inondato dalla luce, si incontrano le due teche che proteggono i collages fotografici e i disegni di Andrew Mania: il viaggio ora diventa sinonimo di contaminazione. L’artista è intervenuto su alcune fotografie in cui sono ritratte le metope di Selinunte, certamente perché affascinato dalla scultura greca così come lascia pensare la rielaborazione di una fotografia di Wilhelm Von Gloeden, fotografo ottocentesco che in Sicilia ha ritratto giovani uomini in pose e situazioni ispirate alla scultura greca. Nelle opere di Mania elementi della natura interagiscono con la figura umana, come il pezzo di corteccia di betulla che lo stesso Mania ha raccolto sull’Etna durante la residenza.
Fusione di arte e natura
Alla natura appartiene anche il supporto scelto da Luca Trevisani per l’opera esposta nella sala in cui è raccontata la storia di Selinunte: su una foglia di palmetta sono stampati motivi fotografati dall’artista al Villino Florio, simbolo del Liberty palermitano. Da questa fusione risulta una forma che ricorda la foglia di sedano selvatico simbolo della città di Selinunte e presente anche sulle sue monete, come evidenzia il pannello posto vicino all’opera di Trevisani. L’altra opera di Trevisani è stata realizzata con l’uso della cianotipia e trae ispirazione dalle incisioni raffiguranti animali e umani rinvenute all’interno della Grotta dell’Addaura, datate alla fine del Paleolitico e il cui calco è conservato al Salinas.
Tornando nel chiostro seicentesco, godendo della frescura donata dalle piante di questa piccola oasi, si è colti di sorpresa da un canto lento, il racconto sonoro dell’egiziana Malak Helmy che fa da sottofondo mentre si ammira la statua della dea Iside e le due opere in vetroresina della giovane artista, creazioni che sono simbolo dell’interazione tra uomo e natura: la prima interviene sulla seconda alterandola e creando nuovi paesaggi intrisi di forti contrasti che contribuiscono alla formazione dei miti.
Isole crocevia
Andando oltre, passando davanti all’ormai famoso Zeus di Solunto, si incrociano le opere di Marianna Christofides: quattro grandi bandiere su cui sono stampate molte frasi che iniziano con The Myth of… e che rivelano i diversi usi contraddittori della nozione di mito in molteplici contesti, e due video muti che portano a chiedersi cosa determini la correttezza della ricostruzione storica. Nel primo video c’è una carrellata di immagini dei reperti scavati a Cipro da Luigi Palma di Cesnola, primo direttore del MET di New York, mentre i soggetti del secondo video sono un parco a tema ai piedi del monte Olimpo, dove sono riprodotte sculture antiche che puntano verso il paesaggio, e alcune riprese della cava del monte Pentelico, dove è stato cavato il marmo utilizzato nell’acropoli di Atene (un frammento dal Partenone è nella sala vicina!).
Le opere dell’artista cipriota sono state collocate nella sala del Torso di Mozia e nella zona del chiostro maggiore in cui sono conservate alcune testimonianze della Solunto fenicia: come la Sicilia, Cipro è stata crocevia di popoli, religioni e culture apprezzabili attraverso le testimonianze fenicie, greche, romane. Qui dunque la connessione tra le opere contemporanee e i manufatti antichi è veramente forte e suggestiva.
Con Viaggio in Sicilia. Mappe e miti del Mediterraneo sembrano aprirsi delle finestre su mondi paralleli – quello dell’arte antica e dell’arte contemporanea – e il Salinas dimostra ancora una volta – sulla scia del percorso progettuale avviato nel 2013 dalla direttrice Francesca Spatafora – di essere il luogo d’incontro tra civiltà e culture, un museo inteso come proprietà comune condivisa e partecipata. Essendo il tema del progetto il viaggio in Sicilia, l’aver scelto il museo Salinas quale altro luogo di ispirazione e poi di esposizione permette di parlare di Grand Tour contemporaneo in cui la cultura acquisisce un valore relazionale tangibile, e il museo si fa simbolo di un’affascinante immersione nell’identità mediterranea.
Viaggio in Sicilia. Mappe e miti del Mediterraneo
a cura di Valentina Bruschi
Palermo, Museo archeologico regionale Antonino Salinas
fino al 10 settembre 2017
ingresso alla mostra: gratuito
Orari di visita: dal martedì al sabato 9.30 – 18.30 | domenica 9.30 – 13.30
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