Sono salita sui ponteggi dell’Arco di Giano al Foro Boario, ora in restauro, ed è stato fantastico. Quando ricapita di vedere vicino vicino, ma proprio vicino, quel che di solito si ammira solo da dietro i cancelli? E di appiccicare il naso sui marmi e guardare con pazienza i particolari? E stupire di fronte a ogni piccolo lavoro di restauro, dalla pulizia al consolidamento al riempimento delle parti svanite, coi restauratori che ti illustrano tutto per filo e per segno? Insomma merita davvero e può farlo chiunque dal 26 maggio al 3 giugno (prenotandosi sul sito di Coopculture) celebrando così il Watch Day. Che cos’è? È la giornata che il World Monuments Fund organizza ogni anno dal 2012 per rendere i cittadini partecipi delle opere di restauro di monumenti che va sostenendo in tutto il mondo.
I lavori all’Arco di Giano
Perché a finanziare i lavori in corso all’Arco di Giano, diretti dall’architetto Maria Grazia Filetici e dall’archeologa Mirella Serlorenzi, sono sia la Soprintendenza speciale di Roma (100mila euro) che American Express proprio attraverso l’azione del World Monuments Fund (250mila dollari). Sono lavori finalizzati a conoscere meglio il monumento e i suoi problemi, per poterli risolvere poi nel migliore dei modi. Si è scoperto, per esempio, che molti blocchi di rivestimento dell’arco non sono troppo stabili, e il rischio di crollo è alto. E che il tetto lascia filtrare l’acqua creando problemi all’intera struttura. Al momento il restauro vero e proprio si sta facendo su una sola facciata, e anche quello serve a sperimentare metodi e materiali per proseguire poi il lavoro. Per esempio, si stanno utilizzando materiali naturali innovativi che renderanno poi la manutenzione meno impegnativa. Insomma l’Arco è un vero laboratorio sperimentale di quell’arte del restauro che, nonostante tutto, continua a essere una vera eccellenza italiana. Merita andare anche per celebrarne i fantastici artefici.
Cancellate no grazie
Ma c’è una ragione in più, importantissima: dobbiamo essere noi cittadini a chiedere che i nostri monumenti ci vengano restituiti, che li possiamo vedere da vicino tutti i giorni dell’anno. Dobbiamo chiedere che si abbattano le cancellate capaci solo di abbandonare i monumenti al degrado, trasformandoli in ricettacolo di rifiuti che nessuno poi pulisce, come ha sottolineato ieri anche il Soprintendente Francesco Prosperetti. L’Arco di Giano è stato sottratto alla nostra ammirazione dopo lo scoppio di un’autobomba di fronte alla vicina chiesa del Velabro nel luglio 1993. Non si è trovata soluzione migliore di una cancellata che protegge non si sa che, ma che col tempo ha abbandonato l’Arco all’oblio. Mentre è un monumento importantissimo.
Arco di Giano: una nuova storia
Innanzitutto, ora si sa che fu costruito dai figli dell’imperatore Costantino per commemorare il padre: la scritta ‘COS’ su uno dei blocchi di pietra dell’arco, individuata durante un recente rilievo, conferma quanto affermato già dai Cataloghi Regionari (registro degli edifici della città) del IV secolo d.C., e cioè che al Foro Boario c’era un “Arcus Divi Constantini”. Eccolo! È lui! Il dio Giano non c’entra affatto, è nome attribuito in epoca rinascimentale, mentre potrebbe avere qualche attinenza il termine latino ianus, cioè passaggio coperto o porta, perché l’Arco (o ciò che lo ha preceduto) era di fatto la porta verso il centro città per chi giungeva a Roma dal Tevere.
Foro Boario vero cuore di Roma
E il Foro Boario tutto è forse uno dei luoghi più trascurati di Roma, mentre un tempo ne fu il cuore. Fu luogo di scambi, commerci e sbarchi, a partire da quello dei gemelli Romolo e Remo, trovati proprio lì vicino dentro la famosa cesta. Qui ci furono il primo guado e il primo approdo sul Tevere. Vi giungevano merci dall’Oriente già nell’VIII secolo a.C., e il Vicus Tuscus che da lì porta al Foro Romano rivela chiaramente nel nome il contatto ravvicinato con le terre etrusche di là del fiume. La fortuna di Roma cominciò insomma tutta qui, in questo mercato. Oggi è separato dal Tevere dai muraglioni ottocenteschi, e ridotto a uno stradone semi informe per l’apertura della cosiddetta ‘via del Mare’ in epoca fascista. Ma a saper guardare, lo spirito emporico si sente ancora nell’aria.
Lo ricordano i due piccoli templi, rotondo e rettangolare, dedicati l’uno a Ercole e l’altro a Portuno, divinità di mercanti. Ed è significativo che American Express, sempre tramite il World Monuments Fund, abbia nel tempo contribuito al restauro di entrambi, il primo nel 1996 e il secondo nel 2006. Ha anche sponsorizzato la pubblicazione di una piccola guida al Foro Boario, per narrarne storia e meraviglie (Electa, 2011). Sta insomma collaborando attivamente con la Soprintendenza nello sforzo di rendere l’importanza del luogo palpabile ai cittadini. È questa la terza ragione per voler salire sui ponteggi dell’Arco di Giano: abbattere le barriere mentali che oggi ci lasciano pressoché indifferenti di fronte al vero cuore cittadino dove tutto ebbe inizio. Dall’alto delle impalcature ogni barriera, fisica e mentale, d’improvviso svanirà.
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